La rivoluzione sanitaria, stop agli ospedali doppioni
Enna-Cronaca - 01/07/2025
L’affermazione del direttore generale dell’ASP di Enna Mario Zappìa secondo cui “l’unica strategia possibile è quella di una rete ospedaliera che diversifichi i quattro ospedali del territorio in modo che ognuno di essi abbia un proprio sviluppo ben definito e possa diventare un punto di attrazione per specialità diverse”, è musica per le nostre orecchie.
Come migliorare l’offerta sanitaria
In più occasioni abbiamo parlato della necessità di promuovere mirate politiche di area vasta per arginare il fenomeno dello spopolamento delle aree interne sia nell’ambito infrastrutturale che nell’ambito dei servizi pubblici erogati alla comunità. Con particolare riferimento ai servizi sanitari ed ospedalieri abbiamo riflettuto sul principio di differenziazione applicato alla pianificazione delle rete ospedaliera all’insegna della specializzazione per discipline.
Gli ospedali doppioni
Ancora oggi si registrano inutili doppioni tra i quattro presidi ospedalieri di Enna, Piazza Armerina, Leonforte e Nicosia che, mentre mantengono elevata la spesa sanitaria, finiscono per ridurre la
qualità delle prestazioni fornite alle comunità. E’ arrivato il momento di invertire la rotta e differenziare i quattro presidi ospedalieri per raggiugere l’eccellenza. “Differenziare per specializzare” deve essere il leit motiv di ogni amministratore della cosa pubblica, partendo dalla consapevolezza che il tempo
a disposizione per promuovere “buone pratiche” sta per finire.
In tale contesto due sembrano i fattori che miscelati tra loro possono determinare tale risultato. La chiara disponibilità manifestata dall’attuale direttore generale dell’ASP Zappìa, sulla cui posizione bisogna fare quadrato, e la clinicizzazione in corso dei reparti ospedalieri a cura della facoltà di medicina dell’Università Kore di Enna. Se a ciò si aggiungesse anche l’avallo istituzionale del Presidente del Libero consorzio
comunale di Enna, l’idea progettuale si doterbbe di quell’autorevolezza necessaria per respingere le tradizionale spinte localistiche e populiste che continuano a rivendicare tutti i servizi ospedalieri e sanitari “sotto casa”, ancorché di bassa qualità.