Cgil, “Troppi suicidi tra i giovani, creare per loro degli spazi d’ascolto”
Enna-Cronaca - 16/10/2025
“Ogni giorno arrivano a noi notizie che spezzano il cuore. Troppi giovani soli, troppi ragazzi e ragazze che non parlano, che si chiudono in un silenzio doloroso. Troppi gesti estremi. Troppi suicidi”. Lo afferma Rossana Ippolito, Segretaria generale provinciale Nidil – CGIL Enna, dopo la drammatica vicenda del 19enne ennese trovato senza vita nella sua abitazione e per la cui morte si ipotizza il suicidio.
Gli spazi di ascolto
La segretaria del Nidil-Cgil Enna ritiene che vanno creati, per evitare che delle fragilità finiscano in tragedia, “spazi di ascolto, luoghi sicuri, momenti in cui i ragazzi possano aprirsi senza paura” ma è fondamentale per la sindacalista “scendere in piazza, incontrarli, guardare nei loro occhi, ascoltare le loro storie. Dobbiamo far sentire che non sono soli”.
La segretaria provinciale Nidil-Cgil lancia l’appello per una sinergia “tra scuola, famiglie, istituzioni e associazioni. Servono progetti concreti, supporto psicologico, comunità che stia accanto ai nostri giovani. Ogni vita è preziosa. Ogni dolore merita attenzione”.
La brutale aggressione a Calascibetta
Peraltro, la sindacalista torna su altri episodi drammatici che riguardano ancora una volta i giovani, come la brutale aggressione dell’8 settembre del branco ai danni di un 17enne ennese che ha rischiato di finire in tragedia.
“Rifletto da un paio di giorni – dice Ippolito – sul degrado giovanile e sulla responsabilità collettiva. Non possiamo continuare a stupirci senza interrogarci. La colpa non è soltanto dei ragazzi, ma anche di una società che li ha lasciati soli davanti a schermi, modelli sbagliati e adulti distratti. È anche responsabilità di noi genitori, quando preferiamo il silenzio al dialogo, la permissività all’educazione, la comodità all’impegno. I giovani non nascono violenti o vuoti: diventano così quando il mondo attorno smette di essere un esempio”
Per l’esponente della Cgil, “lo Stato deve investire non solo in repressione, ma soprattutto in prevenzione: centri di aggregazione, sport, cultura, sostegno psicologico nelle scuole, percorsi di cittadinanza attiva”