Mafia, pm chiede 17 anni per Scaminaci, per la difesa va assolto: non fa parte di Cosa nostra
Agira - 24/11/2025
Il pm della Dda di Caltanissetta, Roberto Condorelli, ha chiesto la condanna a 17 anni di reclusione nei confronti di Giovanni Scaminaci, 58 anni, indicato come il referente del clan catanese Santapaola ad Agira e finito sotto processo per associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione, furto, danneggiamento seguito da incendio. Da parte sua, la difesa dell’imputato, rappresentata dall’avvocato Sinuhe Curcuraci, ha respinto le accuse, sostenendo che Scaminaci non fa più parte della consorteria mafiosa da cui si è dissociato, per cui al Tribunale è stata chiesta per l’associazione mafiosa e le estorsioni.
L’operazione Cerere
Il procedimento giudiziario scaturisce dall’operazione degli agenti della Squadra mobile di Enna, denominata Cerere, conclusa nel febbraio scorso anno con gli arresti del 58enne, di Vincenzo D’Agostino, 49 anni, entrambi di Agira, e di Michele Antonino Grasso, 49 anni di Cerami. Tra i 13 indagati c’era anche Antonio Scaminaci, 63 anni, fratello di Giovanni
Gli episodi contestati
Giovanni Scaminaci, nella tesi dell’accusa che riconosce solo a lui l’appartenenza all’associazione mafiosa, avrebbe preteso dagli imprenditori svariate cose, da 5 metri cubi di calcestruzzo da una ditta impegnata nei lavori della strada comunale Pietralonga-Spinapulici alla cessione di 14 ettari di terreno in contrada Ponte Mangiagrilli per il pascolo. Per il pm, questi fatti sono aggravati dal legame di Giovanni Scaminaci con la mafia, di cui sarebbe il referente nel territorio di Agira.
La tesi della difesa
La difesa di Scaminaci ha contestato la tesi della Dda di Caltanissetta, che ha il suo perno nell’appartenenza di Giovanni Scaminaci a Cosa Nostra. Secondo quanto prospettato dal legale del 58enne, lo stesso Scaminaci, dopo aver scontato 8 anni di carcere derivante dalla sentenza del processo Green Line su mafia, estorsioni e detenzioni di armi, si è progressivamente allontanato da Cosa nostra, anzi, nel corso dell’interrogatorio di garanzia, davanti al gip, e poi rispondendo alle domande del pm, ha spiegato di non far più parte di una consorteria mafiosa. Peraltro, la difesa ha anche spiegato che negli ultimi anni non emergerebbero contatti tra lo stesso Scaminaci ed esponenti di Cosa nostra. La prossima udienza è stata fissata al 13 gennaio del 2026.