Enna, un’economia fragile tra agricoltura e servizi: l’esame di una provincia che cerca futuro
Enna-Cronaca - 08/12/2025
La provincia di Enna, cuore geografico della Sicilia e insieme una delle sue aree più interne e isolate, presenta oggi un’economia che mostra segnali contrastanti: una struttura produttiva ancora fortemente ancorata ai servizi e all’agricoltura, un comparto industriale ridotto all’osso e un PIL pro capite tra i più bassi d’Italia. È quanto emerge da un’analisi condotta sui dati istituzionali (ISTAT, Banca d’Italia, PIAO provinciale) e da un modello econometrico di stima del valore aggiunto territoriale.
Il peso dei settori: un terziario dominante, agricoltura rilevante
Sebbene il quadro statistico provinciale non disponga di un valore aggiunto ufficialmente disaggregato per settore, l’incrocio dei dati disponibili permette di tratteggiare un profilo economico netto.
Servizi: 72–78% del PIL
È il motore dell’economia ennese. Commercio, pubblica amministrazione, istruzione (con la presenza dell’Università Kore), sanità e turismo culturale costituiscono l’ossatura del valore aggiunto. Una dipendenza strutturale, comune a molte aree interne, ma particolarmente accentuata.
Agricoltura: 9–12% del PIL
Qui la provincia si discosta dalla media regionale: se in Sicilia l’agricoltura “pesa” appena il 4,7% (dati Banca d’Italia), a Enna il settore raggiunge quote più che doppie. Non per un livello di produttività elevato, bensì per un tessuto imprenditoriale dove un’impresa su tre opera in campo agricolo. Dalla cerealicoltura alle produzioni olivicole e zootecniche, il comparto resta fondamentale, anche se frammentato e poco capitalizzato.
Industria: 7–9% del PIL
È la vera grande assente. L’apparato industriale è scarno, disperso in piccole attività artigiane con scarso impatto sul valore aggiunto. Enna non dispone di poli manifatturieri significativi né di economie di scala: un fattore che pesa sul reddito medio e sulla competitività.
Costruzioni: 6–7% del PIL
Comparto stabile, sostenuto negli ultimi anni dagli incentivi edilizi nazionali, ma senza eccellenze.
Un’area interna che paga isolamento e bassa densità
Con una densità abitativa di circa 60 abitanti per km², la provincia di Enna è la più “vuota” della Sicilia. Questo dato, di per sé, non spiega tutto, ma influisce su: costi di trasporto e logistica più elevati, minore attrattività per gli investitori, servizi pubblici più costosi da mantenere, rischio di desertificazione commerciale e produttiva nelle aree rurali.
L’assenza di un’industria robusta aggrava lo scenario: la provincia rimane dipendente dal terziario locale e dai trasferimenti pubblici, senza un motore autonomo di crescita.
Confronto con le province “cugine”: Caltanissetta e Agrigento
Interessante è il confronto con le altre due province interne:
Caltanissetta si presenta con un0 industria più forte (10–12% del PIL) mentre l’agricoltura meno presente, i servizi sono sostanzialmente simili per peso
Caltanissetta mantiene un equilibrio più vicino alla media regionale, grazie a una maggiore presenza industriale e di filiere produttive.
Ad Agrigento i servizi ancora più dominanti (75–80%), sospinti dal turismo; l’agricoltura si attesta tra il 10–13% mentre l’ industria è quasi inesistente
Agrigento appare quasi specchio di Enna, con l’unica differenza di un turismo più sviluppato e quindi un terziario più dinamico.
Dove si colloca Enna?
Enna sembra occupare una posizione intermedia tra le due: più agricola di Caltanissetta, meno turistica di Agrigento, e con una struttura industriale debole quanto quella agrigentina. Un’identità economica ibrida che fatica a tradursi in numeri di crescita.
PIL pro capite: un fanalino di coda storico
Il Sole 24 Ore conferma che la provincia di Enna si colloca stabilmente nelle ultime posizioni nazionali per PIL pro capite. Storicamente, la provincia non ha mai superato i livelli medi italiani, e anzi nel 2009 risultava penultima in Italia (13.344 euro pro capite). Oggi il gap rimane significativo, alimentato dalle stesse fragilità strutturali.
I rischi: fuga dei giovani e contrazione imprenditoriale
I documenti PIAO provinciali mostrano un lievissimo ma costante calo dello stock di imprese attive, con un tessuto produttivo che non riesce a generare sufficiente attrazione per nuove iniziative. A pesare sono: infrastrutture insufficienti (viabilità interna, collegamenti ferroviari), digitalizzazione irregolare, limitato accesso ai mercati esterni, carenza di investimenti privati.
Il rischio più concreto è lo spopolamento giovanile, che priva il territorio di capitale umano e capacità innovativa.
Le opportunità: università, turismo culturale, agroalimentare di qualità
Nonostante i limiti, l’economia ennese dispone di asset strategici ancora sottoutilizzati: Università Kore e Dunarea de Jos rappresentano il potenziale catalizzatore di innovazione e formazione avanzata.
Patrimonio culturale unico (Piazza Armerina, Morgantina, castelli e borghi medievali).
Lago di Pergusa, con possibilità di sviluppo green e sportivo.
Filiera agroalimentare di nicchia, che potrebbe puntare su qualità certificata e trasformazione.
L’assenza di grandi industrie può trasformarsi in un vantaggio se il territorio punta su filiere a valore aggiunto e turismo esperienziale.
Un’economia che chiede una strategia, non assistenzialismo
L’economia della provincia di Enna oggi è fragile ma non immobile. Le sue debolezze sono chiare: poca industria, servizi prevalenti ma poco dinamici, agricoltura diffusa e poco produttiva. Eppure, esistono spazi di crescita reali.
La chiave non è moltiplicare i sussidi, ma costruire una strategia territoriale moderna, che valorizzi i punti di forza e affronti con decisione i nodi strutturali. Solo così la provincia potrà uscire dalla marginalità statistica e recuperare il ritmo di crescita che merita.