Traffico di droga a Enna, il ruolo del colombiano, le vendite a casa e l’uso di Telegram per depistare

Avrebbero usato i social o chat come Telegram per comunicare i 13 indagati su un commercio di droga ad Enna. E’ quanto emerge nell’inchiesta della Procura di Enna e condotta dagli agenti della Squadra mobile di Enna che ha portato all’esecuzione delle misure cautelari emesse dal gip del Tribunale di Enna. Secondo l’accusa, il personaggio di spicco sarebbe Juan Daniel Pitta, detto Juan il colombiano, l’unico dei 13 finito in carcere, per via delle sue origini: il giovane avrebbe utilizzato un’abitazione, ricavata in via San Bartolomeo, per lo spaccio di droga.

Le visite a casa

Avrebbe vissuto insieme alla compagna, Vanessa Sperlinga, posta ai domiciliari, e dagli appostamenti della polizia sarebbero state documentate tante “visite” di presunti consumatori per l’acquisto di droga. C’erano, infatti, delle telecamere puntate sul portone di ingresso ma gli inquirenti, per erigere il castello accusatorio, si sono avvalsi delle intercettazioni telefoniche anche se gli indagati, temendo di essere scoperti, avrebbero usato messaggistica criptata come Telegram, un vero e proprio fortino protetto.

I viaggi per la droga

Per rifornirsi di droga, secondo quanto indicato nell’inchiesta Little Horses, gli indagati si sarebbero serviti di canali di approvvigionamento non locali, infatti sarebbero stati documentati dei viaggi verso il Catanese o il Siracusano.

Il metodo per evitare di perdere il carico

Temendo che un carico potesse essere bloccato dalle forze dell’ordine, Juan il colombiano, da quanto prospettato dall’accusa, avrebbe inviato un suo uomo per fare da vedetta. In particolare, il 14 novembre dello scorso anno, Cristian Grasso, posto ai domiciliari, si sarebbe appostato nell’area di servizio Eni, in prossimità del bivio Kamut  e da lì, nella tesi della polizia, avrebbe inviato un messaggio al presunto corriere, Giuseppe Tilaro, che ha rimediato l’obbligo di presentazione alla polizia giudiziaria: “Clean” per dire che la strada era libera, insomma nessun pericolo di un posto di blocco da parte delle forze dell’ordine.