Enna. “Mafia è Stato” è l’ultimo lavoro del giornalista Paolo Di Marco

Mafia è Stato“Mafia è Stato” è l’ultimo lavoro di Paolo Di Marco, giornalista del Giornale di Sicilia, per la Euno Edizioni. Il libro è in vendita, 12 euro, nelle edicole e nelle liberie di Enna e Piazza Armerina. Molto presto sarà pure disponibile nelle librerie, tradizionali e on line, di tutt’Italia.
L’autore scrive di mafia, malaffare e politica e punta l’obiettivo, tornando ai primi anni del ‘900, con un’intervista del giovane giornalista palermitano, Marco Casazza, all’onorevole Napoleone Colajanni. Tema: il primo delitto eccellente di mafia, l’uccisione nel febbraio del 1893 dell’ex sindaco di Palermo ed ex direttore generale del Banco di Sicilia Emanuele Notarbartolo.
Il deputato di Castrogiovanni, allora si chiamava così Enna, scandaglia ad una ad una le cause del malaffare che davastavano l’isola, individuandole nella corruzione, nel clientelismo e nella sopraffazione dei potenti verso l’intero popolo siciliano. Punto centrale per Colajanni l’unità d’Italia che non è mai decollata veramente e per la quale si è battuto tutta una vita. Da giovane garibaldino fino all’ultimo giorno della sua esitenza con l’attività di parlamentare e con i suoi scritti. Il deputato grida che il Sud è stato annesso e non unito al Nord, considerato una colonia da sfruttare per rimpinguare le esauste casse del regno piemontese. Una dannazione fatta di sopraffazione e malgoverno arrivata fino ai giorni nostri. Quella del parlamentare di Castrogiovanni è una denuncia urlata in parlamento, sulla stampa e per le strade d’Italia con veemenza e passione. Registrata con precisione dai mezzi di comunicazione di allora. Un grido che ricevette grande attenzione da parte dell’opinione pubblica, questo si, ma la politica del malaffare continuò imperterrita il suo corso solo infastidita dal tenace onorevole. Come nel caso dello scandalo della Banca Romana, denunciato proprio da Colajanni in parlamento. La Magistratura di allora attestò la veridicità dei fatti elencati dal parlamentare ennese ma non condannò nessuno dei politici messi alla sbarra semplicemente perché lo scandalo toccava tutti gli ambienti parlamentari ed istituzionali della capitale. Lo Stato non poteva essere condannato. E così la politica ha continuato a supportare lo sviluppo nel Nord con investimenti favorendo in quelle terre l’accumulo di ricchezza e di sviluppo. Di converso ha piegato il Sud all’assistenza e all’emigrazione. Una emarginalizzazione economica e sociale che di fatto prima ha prodotto e poi ha irrobustito la mafia.
Di questo processo Colajanni ne era pienamente cosciente e si ribellò con tutte le sue forze. Si oppose ad un andazzo governativo che voleva la Sicilia sempre più povera e sempre più inginocchiata.
Il deputato nei suoi scritti e nei suoi interventi lo sostiene a chiare lettere che la Mafia è un fenomeno che vive dentro lo Stato e che anzi sono i gangli delle stesse Istituzioni che la fanno espandere per garantire reconditi interessi personali o di casta.
Una spirale alimentata dalla politica a cavallo fra l’800 e il ‘900 per fare cassa a spese del sud. Tale intreccio perverso continua fino ai giorni nostri ed ha determinato un territorio assistito, improduttivo, non ricco ma consumatore.
Nello scritto spazio anche alla ricostruzione storica del delitto Notarbartolo, primo omicidio eccellente di mafia, e alla vita di Napoleone Colajanni.
“Mi sono occupato – dice l’autore – solo di un piccolo segmento dell’impegno politico e sociale di Colajanni. Ma lui è stato un grande. Nella sua persona ha sommato il rivoluzionario, il medico, il sociologo, il giornalista, lo scrittore, il professore e il repubblicano. Ma più di tutto ha sprizzato una furia immensa nella difesa della propria terra senza mai unirsi al coro per ricevere in cambio qualcosa. E’ stato un uomo e un politico pieno di difetti ma con un sola direttrice, l’affrancazione dal bisogno della sua Sicilia”.
“Mafia è Stato” si sviluppa in 189 pagine dense di cronaca del tempo e di storia della Sicilia.
La casa editrice Euno edizioni presenta così “Mafia è Stato”: “A metà tra la narrazione storica e giornalismo, Paolo Di Marco conduce sapientemente una impossibile intervista a Napoleone Colajanni, una delle figure politiche più interessanti dell’Ottocento siciliano. A distanza di oltre cento anni, attingendo ai suoi scritti, il giornalista di oggi fa parlare il politico di ieri attraverso domande e risposte, intercalate da una gustosa narrazione letteraria e da notizie storiche relative ai primi anni dell’Unità d’Italia. Al centro di tutta l’intervista c’è il delitto Notarbartolo, il primo grande delitto di mafia che dà il via a quel connubio tra la criminalità organizzata e la politica, e lo stato, che a tutt’oggi risulta essere devastante per la Sicilia e l’Italia intera. A rileggere gli scritti di Colajanni – velati nell’intervista – ci si accorge che dopo oltre centocinquant’anni dall’Unità d’Italia poco o nulla è veramente cambiato”.


Paolo Di MarcoPaolo Di Marco è nato ad Enna nel 1960 dove vive con la moglie Cinzia e le figlie Marzia e Valentina. E’ un funzionario dell’Ente Sviluppo Agricolo e dal lontano 1983 coltiva la sua passione, il giornalismo. Scrive sul Giornale di Sicilia di politica e di Enti locali. Nel 2011 la sua voglia di raccontare più in profondità ha prodotto “Euno, figlio della libertà”, con il quale l’anno dopo, 2012, si è classificato al primo posto, sezione narrativa, nella XX edizione del premio letterario N.G. Bruno a Messina. E’ la storia di uno schiavo, Euno, che sfida i Romani e diventa re. E’ la storia della Prima guerra servile. Passa ancora un anno e da alle stampe “Paolo Garofalo, la politica e me”. Un libro intervista con il sindaco di Enna. Un dialogo volto a spiegare com’è cambiato l’impegno di un primo cittadino che sfida Patto di stabilità e Spending review.
Ultimo lavoro, fresco di stampa, “Lo Mafia è Stato”, intervista a Napoleone Colajanni. Un botta e risposta a distanza di oltre 100 anni con l’onorevole che denunciò lo scandalo della Banca Romana. Insieme raccontano come nasce la mafia in Sicilia e come dopo quasi due secoli sia cambiato veramente poco.

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