Piazza Armerina. Omicidio Avvenia: Una pistola inchioderebbe il pluriomicida Consoli
Enna-Cronaca - 29/01/2009
Saranno interrogati nel carcere di Enna, domani mattina, con inizio alle 9,30, i tre protagonisti dell’omicidio del pregiudicato, Giuseppe Avvenia, 38 anni di Piazza Armerina, avvenuto nella notte tra il 2 e 3 ottobre, in contrada Castellina, nella parte vecchia della città, con una vecchia pistola a tamburo. Esecutori e mandante vengono ritenuti i fratelli Giuseppe e Roberto la Rosa, che hanno scelto come avvocati difensori gli avvocati Marco Di Dio Datola e Walter Castellana, e il pluriomicida Aldo Consoli di 54 anni, che ha scelto come avvocato Pino del foro di Barcellona, ma che potrebbe essere sostituito in questa prima fase dall’avvocato Salvatore Nocera. All’interrogatori che sarà effettuato dal Pm Marcello Cozzolino, saranno presenti il Gip presso il tribunale, Pasqualino Bruno, e gli avvocati difensori. Un interrogatorio al quale si annette molta importanza in quanto ancora ci sono da chiarire il vero ruolo di Roberto La Rosa nella fase dell’omicidio, anche se gli investigatori della polizia e dei carabinieri sono convinti che abbia partecipato materialmente all’omicidio, facendo da spalla al fratello Giuseppe, offrendogli la logistica, e che sia stato lui sbarazzarsi della busta di plastica contenente l’arma del delitto, il passamontagna, giubbotto e pullover, buttandola nel sottotetto di un garage, che era poco distante dalla sua abitazione, praticamente da dove sono partiti i due fratelli per compiere la loro missione di morte. Al di là del Dna ritrovato nel giubbotto e nel passamontagna da parte del gabinetto regionale della Scientifica di Palermo dalla biologa Paola Di Simone; c’è da sottolineare un altro particolare che può essere ritenuto uno dei capi di accusa più importante nei confronti di Aldo Consoli, vale a dire la pistola a tamburo, che è servita per uccidere Giuseppe Avvenia, tutta dipinta di nero e proprio nell’abitazione di Aldo Consoli è stato rinvenuta una lattina di colore nero, che il gabinetto della Polizia Scientifica di Roma, ha ritenuto essere uguale a quello esaminato sulla pistola. Una comparazione, anche a livello di diluizione, che viene ritenuta molto importante come prova di accusa sia nei confronti dei fratelli La Rosa sia anche nei confronti di Aldo Consoli. Una pistola, tra l’altro, che lo stesso Consoli molto spesso faceva vedere alle persone per impaurirli ed ottenere rispetto.