Riflessioni laiche: è il Dio cattolico quello giusto?


Nella campagna elettorale che si infiamma di giorno in giorno, ma da un po’ di tempo già in politica questo tema era entrato (forse non se ne è mai andato del tutto), alcuni partiti politici giocano la carta di certi valori “fondanti” la nostra Occidentalità, prima fra tutti quello del Dio Cristiano e, a seguire, della Chiesa Cattolica Apostolica Romana. E, accanto a ciò, tutto quel crogiuolo di altri valori quali la famiglia tradizionale ecc. ecc. Che esistano forze politiche di siffatta natura può anche stare bene (è risultato della democrazia), però è una palese mancanza di conoscenza storica vedere questi valori come fondanti l’Occidentalità in quanto, se proprio volessimo andare indietro nel tempo all’ultima volta in cui tutto questo presunto mondo Occidentale è stato unito, ovvero durante l’Impero Romano, l’affermazione del Dio Cristiano è avvenuta in una fase di decadenza dell’Impero e la famiglia tradizionale (e quindi tutta quella concezione di sfera intima) magari era un bel po’ diversa, basti anche pensare che nell’antica Grecia, altro pilastro fondante del nostro Occidente e che ha molto influenzato Roma, oltre a vigere la pederastia, vi era abbastanza libertà in questo campo e non dei canoni codificati. Nel percorso storico dell’umanità, tornare indietro ad una presunta “età dell’oro” o a certi “valori” è una stupidaggine perché i “valori” sono fatti per evolversi, come è anche una stupidaggine l’inverso, ovvero certa “cancel culture” che vorrebbe valutare con gli occhi di oggi il passato. Ogni epoca storica ha dei propri valori e anche noi abbiamo bisogno dei nostri, quelli che si affermeranno nella Storia senza bisogno di strenua conservazione o strenua censura.
Anche perché questa è un’età dell’Uomo particolarmente importante che in un attimo potrebbe rivoluzionarsi del tutto e dobbiamo essere consapevoli di ciò. L’era cosmica che ci apprestiamo a vivere porta con sé non solo l’ebrezza e il fascino della scoperta, ma anche una miriade di interrogativi su noi stessi e la nostra vera collocazione nell’Universo. Se in epoche passate (ma un fiat rispetto all’età della stessa Terra) credevamo di essere al centro di tutto, ora ci accorgiamo che, a voler essere buoni, siamo un granello di polvere in una zona periferica dell’Universo attorno ad una stella medio-piccola. Abbiamo da pochissimo scoperto pianeti orbitanti attorno ad altre stelle e oggi, anche grazie alla missione Kepler, siamo letteralmente circondati da questi (e solamente nella nostra Galassia). In mezzo a questi pianeti, praticamente per noi inarrivabili vista la nostra tecnologia “primitiva”, ve ne sono alcuni (che comunque sono un ingente numero e sono, ovviamente, destinati ad aumentare) con caratteristiche favorevoli, o ancor più favorevoli addirittura rispetto al Nostro, per la vita. Questo significa che in teoria non siamo soli (ma solo un folle potrebbe ancora pensare una cosa del genere). E, quindi, la domanda sorge spontanea: quali sono i valori di quell’altra civiltà? Quale Dio (se lo hanno) venerano? Se là esistono i partiti politici, a quale “passato fondante” si richiamano? Se già nel nostro Mondo abbiamo difficoltà a metterci d’accordo sui valori e ancora oggi vi sono guerre di religione, figuriamoci nell’approccio con civiltà extraterrestri cosa succederebbe, alla luce anche del fatto che vi sarebbe ben poca assomiglianza tra noi e loro già nel corpo. Siamo pronti a rinunciare definitivamente al mito del “popolo eletto”? Che tipo di fede potrebbe farsi avanti? Anche non volendo negare la figura di Gesù, quale corrispettivo vi è nell’altra civiltà? Quale sarà la funzione della Chiesa nell’Universo? Di certo non potrà nuovamente spadroneggiare come ha fatto all’indomani della scoperta dell’America, momento che sarebbe potuto essere di arricchimento per l’umanità e che invece abbiamo sciupato nel rifiutare il confronto e nell’imporre le nostre visioni. Alla fine la scoperta dell’America, nel piccolo, rappresenta la scoperta di una nuova civiltà come potrebbe avvenire con una civiltà aliena. Avremmo potuto “allenarci”, iniziare a porre interrogativi e avviare confronti, invece ci siamo arroccati in noi stessi e oggi ci troviamo impreparati perché non abbiamo esperienza in tale campo se non in maniera negativa. E aver sprecato questa opportunità è un grave vulnus in quanto almeno con le civiltà americane avevamo quantomeno in comune il fatto di essere umani, con una civiltà aliena non abbiamo nulla in comune, quindi lo sforzo da fare sarà ancora più grande. Gli interrogativi ancora più pressanti. Dobbiamo essere pronti, da un momento all’altro, ad uno sconvolgente terremoto valoriale e non abbiamo nessuna esperienza. Siamo pronti? Ed è dalla risposta a questa domanda, non a parole ma nei fatti, se siamo pronti al salto evolutivo di civiltà cosmica. Anche perché ogni nostro errore potrà costarci caro e mentre nella scoperta dell’America ci siamo trovati dal lato “giusto” (virgolettato d’obbligo intendendo il lato che ha avuto la supremazia), la prossima volta non potremmo essere così fortunati (e no, non bastano le scuse di un Papa a cancellare lo sterminio di una civiltà).
Alain Calò

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