CISL FNP. Pensioni: Sicilia fanalino di coda in Italia

Le pensioni dei siciliani sono falsate e rese più basse dal lavoro nero, a questo va aggiunta una spesa sociale inferiore a quella delle altre regioni d’Italia e la mancata applicazione della legge che prevede la cosiddetta “integrazione socio-sanitaria”. È questa la fotografia che la Cisl Fnp siciliana fa della situazione degli anziani nell’Isola, emersa oggi all’Astoria Palace di Palermo in via Montepellegrino, nel corso del direttivo regionale della Fnp Sicilia. Presenti, tra gli altri, Carmelo Raffa, segretario generale della Cisl Fnp Sicilia, il segretario generale della Usr Cisl Sicilia, Maurizio Bernava; il segretario generale della Fnp Cisl nazionale, Gigi Bonfanti; il segretario nazionale della Fnp Cisl, Mariuccia Diquattro.
Pensioni più “leggere”. La pensione di un siciliano, secondo i dati dell’Inps, è in media di 550,08 euro al mese a fronte dei 702,11 euro della media nazionale. Il numero dei pensionati a carico della previdenza sociale in Sicilia (1.260.167 di lavoratori a riposo), invece, rappresenta il 7,1 per cento del totale nazionale di 17.750.065. Un dato analizzato da Carmelo Raffa, segretario generale della Cisl Fnp, la sigla dei pensionati della Cisl: “In Sicilia – spiega – c’è stata e c’è un’alta incidenza di lavoro nero, soprattutto in settori come l’agricoltura o l’edilizia. Questo ha fatto sì che molti lavoratori si trovassero a 65 anni, pronti per la pensione, ma con pochi anni di servizio ‘ufficiale’ alle spalle”. “La Sicilia – dice Bonfanti – paga il prezzo del non sviluppo, del non avere fatto industria e di un’assenza di benessere. E per primi sono i pensionati a pagarne le conseguenze. Inoltre, in Sicilia si sta peggio perché alle pensioni così basse si aggiunge la mancata integrazione socio-sanitaria. Se ci fossero i servizi, peserebbe meno la situazione economica”.
Scendendo nel dettaglio, in coda alla “classifica” delle pensioni siciliane ci sono quelle dei 126.155 pensionati agrigentini, con 471,28 euro al mese (l’intera tabella nell’allegato). Un po’ meglio Enna (480,53 euro al mese) e Trapani (521,92 euro). Le pensioni più “ricche”, invece, sono quelle di Siracusa (621,33 euro), Catania (588,83 euro al mese) e Messina (559,52). A metà lista Palermo con 302.540 pensionati (la più alta concentrazione della Sicilia) e un reddito di 548,15 euro al mese.
Integrazione socio-sanitaria. “In Sicilia – dice Raffa – non è stata recepita la legge 328 del 2000 che prevede un sistema integrato di servizi socio-sanitari, con la conseguente mancanza di protezione sociale per gli anziani dell’Isola, che conta una massa critica di 170 mila non autosufficienti. Gli ultrassentacinquenni si ritrovano così in uno stato di indigenza e solitudine. A Palermo, inoltre, manca del tutto l’assistenza domiciliare, non soltanto quella integrata. Chiediamo con forza l’applicazione della 328 e siamo pronti anche ad avviare una petizione popolare se questo non accadrà”. E c’è un dato che dimostra quanto sia urgente il recepimento della legge nazionale sull’integrazione socio-sanitaria: un malato cronico in ospedale costa alle casse pubbliche 800 euro al giorno, se fosse assistito a casa ne costerebbe appena 70. “Basta sprechi – dice Maurizio Bernava, non si possono bruciare le risorse. Serve un sostegno alle famiglie e l’integrazione socio-sanitaria. Spesso una famiglia di pensionati si trova a dover dare sostegno anche a figli e nipoti. Questa è una battaglia sociale forte”.
Spesa sociale per la non autosufficienza. “In Sicilia questa spesa sociale è in gran parte affidata alla erogazione del buono socio-sanitario – continua il numero uno della Cisl Fnp siciliana – , per il quale viene prevista una somma di quindici milioni di euro all’anno. In realtà la situazione, a livello nazionale non è buona, nel senso che non è previsto un fondo di autosufficienza ”. I numeri parlano chiaro: a fronte dei 15 milioni per il buono socio-sanitario siciliano, in Veneto, sono stati stanziati nel 2009 700 milioni di euro, 368,8 in Emilia Romagna, 188 in Toscana.
La povertà in Sicilia. Ha raggiunto livelli allarmanti. La povertà relativa (ovvero al di sotto della soglia di reddito di 900 euro al mese) investe una famiglia su tre e quella assoluta una famiglia su dieci. “La povertà relativa – spiega ancora Raffa – è la più alta d’Italia, pari al 27,6% contro l’11,1% di incidenza nazionale e il 22% del Mezzogiorno”. Anche in termini di povertà assoluta il dato peggiore riguarda la Sicilia, con il 5,8% contro il 4,1% sul territorio nazionale ed una soglia mensile di 538,92 euro. Il livello di povertà, inoltre, aumenta con il crescere dei componenti del nucleo familiare e, in presenza di soggetti anziani, in Sicilia il 40% delle persone si trovano in povertà relativa.