Morte di un bimbo, a giudizio 2 medici ed una ostetrica dell’Umberto I di Enna

Tre sanitari dell’Umberto I di Enna rinviati a giudizio, con l’accusa di aver agito negligentemente, procurando la morte di un bimbo durante le manovre pre-partum.

Le accuse

A disporre il processo per omicidio e lesioni colpose è stato  il giudice per le indagini preliminari Michele Martino Ravelli che ha accolto nell’udienza preliminare del 5 giugno scorso la richiesta di rinvio a giudizio formulata dalla pm Stefania Leonte.

Gli imputati

Gli imputati sono: i ginecologi Domenico Miceli e Lucia Lo Presti e l’ostetrica Anna Cremona, in servizio presso l’ospedale ennese. I tre sono difesi rispettivamente dai legali Patrizia Di Mattia del foro di Enna, Walter Tesauro del foro di Caltanissetta ed Irene Faraci del foro di Enna.

Udienza a settembre

Il GIP ha accolto in pieno la richiesta del PM indicando la comparizione dei predetti davanti al giudice Maria Rosaria Santoni per l’udienza del giorno 15 settembre 2025 alle ore 9. Le parti offese, come avevamo già riportato su Vivienna il 20 febbraio scorso sono Rosario Arena e Lorenza Stimolo di Valguarnera, difesi entrambi dall’avvocato Arnaldo Faro e dall’avvocato Maria Rosa Bonanno del foro di Agrigento.

La ricostruzione dell’accusa

I fatti si riferiscono al 3 maggio del 2022 nel reparto di neonatologia dell’ospedale di Enna e secondo la tesi dell’accusa, gli imputati avrebbero adottato “condotte negligenti ed imprudenti”, inoltre avrebbero “apprestato un’assistenza inadeguata ed inefficace nei confronti della partoriente Lorenza Stimolo”.  Per il pm,  “concorrevano con colpevoli errori diagnostici, omissioni e ritardi a cagionare la sofferenza fetale acuta del feto e la conseguenza insufficienza multiorgano, tale da determinarne il decesso, evento che con certezza non si sarebbe verificato in mancanza di tali errori, omissioni e ritardi”.

Il dolore dei genitori del piccolo Giovanni

I coniugi Arena, ha presentato due querele alla stazione dei carabinieri di Enna in data 3 maggio e 4 maggio 2022 ed distanza di tre anni non si danno ancora pace e chiedono giustizia, per quel figlio che sino a qualche ora prima del parto – ripetono ancora- era sano come un pesce. Era il loro primo bambino che si doveva chiamare Giovanni, ma “condotte negligenti ed un’assistenza tardiva ed inadeguata -ribadiscono ancora oggi i due coniugi- lo hanno impedito”. Non è stato facile per loro in questi tre anni, ingoiare un rospo così amaro, non si sono voluti arrendere e chiedono oggi giustizia. “Abbiamo piena fiducia nella Magistratura- ripete ancora oggi Rosario. Aspettavamo da tempo questo primo passaggio, adesso spero solo che venga resa giustizia, a me, a Lorenza e al piccolo Giovanni”.