Al centro Arrupe il saggio di Nino Alongi su politica in Sicilia nell’ultimo decennio e sulla sua reversibilità
Enna-Cronaca - 09/05/2010
Il pubblico delle grandi occasioni all’Istituto di Formazione Politica Pedro Arrupe dei Gesuiti, Centro studi sociali e cattedra di Sorge, Pintacuda, Carcione, Carrara, Rizzo, ed ora di Giovanni Notari, c’era tutto alla presentazione del nuovo volume di scritti (1) ”In attesa del giorno” del giornalista Nino Alongi, direttore responsabile dei Quaderni di Alveare, il periodico di Via Franz Lehar di Palermo (2).
Intellettuali e politici, operatori sociali, docenti universitari e magistrati, editori, continuano a Palermo a subire il fascino e l’inventività culturale dei Gesuiti. Lo conferma il comitato scientifico dei Quaderni con S.Butera, A.Hoffmann, A.La.Spina, F.M.Lo Verde, A.Pajno, A.Purpura, A.Riolo, S.Rizzo, G.Savagnone, G.Silvestri, B.Sorge, G.Verde.
Tra i presenti all’incontro con l’autore, B.Di Maio, A. Piraino, S.Serio, N.R. Lombardo, B.Bonsignore, U.Russo, S.Migliaccio, G.La Greca, l’on.Cracolici, l’assessore Carta, G.Notarstefano, Vara, F.Russo.
Numerosi gli studenti dell’istituto Arrupe e i membri della redazione di Alveare, V.Ceruso, M.G.corrieri, L.Di Giovanni, S.C.Italiano, M.La Barbera, B.Mannino, A.Scaglione,V.Toscano, M.Libutti, C.Sparacio.
Mancavano i compianti Pompeo Mangano ed Eduardo Perollo e gli intellettuali E. Mignosi, M. Silvestri, M. Carrara, S. Anzalone, S.Scorsone, assidui frequentatori del dibattiti del Centro.
Ed i consensi non si sono contati tra i presentatori del saggio e gli intervenuti, assidui lettori dei fondi e degli scritti del prof.Alongi, venuti alla “prima “del volume, edito dalla casa editrice Istituto poligrafico Europeo s.r.l. Palermo, in uno dei suoi primi successi.
C’è stata, all’incontro al centro Arrupe, quasi una rilettura degli scritti di Alongi, pubblicati in anteprima come editoriali del quotidiano Repubblica-Palermo ed una condivisione delle rigorose analisi dell’autore sulla politica siciliana degli ultimi anni, con l’ammissione, a volte amara, di una stanca risposta, da parte dei cittadini , una sfiducia anche se non “irreversibile, “a risolvere i problemi della città”.
Perché,”nonostante tutto -scrive nella prefazione Sebastiano Messina- l’austera serenità di una Alongi, porta con se il vento della speranza e il profumo dell’ottimismo. E sarà piacevole scoperta, per il lettore che rileggerà i suoi tanti articoli di questi sette anni, quella di accorgersi che alcuni di essi raccontano una Sicilia che già non è più così. Qualcosa è cambiato. Per fortuna.”
Resta comunque ancora una prova d’autore provocatoria, che colpisce l’inerzia ed il vogliamoci bene, come l’incipit dei potenti di turno, della cultura mafiosa degli addetti ai lavori,”un ti miscari,un ti intrigari,un fari bene ca mali tinni veni”?
Alongi (3) non è nuovo a raccogliere e presentare le sue riflessioni, le critiche, le proposte
al mondo sindacale e politico dell’Isola, con il quale ama il confronto, a volte spietato, ma sempre sincero.
Osserva, infatti da decenni, le cronache della città, con scrupolosa attenzione, con lo spirito aperto alla ricerca del vero, con il coraggio dell’intellettuale, che non deve abbandonare la battaglia morale, civile, proprio quando appare difficile e senza sbocchi.
Nella verità cerca la sua, la nostra libertà.
Lo ha insegnato alle generazioni degli studenti dell’Umberto, con Giuseppe Savagnone, suo collega ed editorialista di Avvenire, lo ha testimoniato ai lavoratori delle ACLI della Sicilia, di cui è stato presidente regionale, dopo Ferdinando Russo, con G.La Greca, V.Foti, C.Riolo, La Rocca, A.Staropoli, E. Russotto, G.Liardo, B.Clorofilla, S.Serio, M.Nuara, F.Luperto, G.Mangialino, G. Curreri, S.Pollichino, S.Migliaccio, Emanuele Primavera, Nicastro, G.Conte, G.Vitale, S.Lo Manto,V.Conticelli,E.Ingargiola.
Ora nota che “anni luce ci separano dalla “Primavera di Palermo“ con il protagonismo di Leoluca Orlando, quando altri cronisti, Carmine Fotia, Antonio Roccuzzo, nei fiori che sbocciavano nell’immondizia scorgevano gente animata da speranze. Forse più un desiderio che un progetto scrivevano. Ma quale cambiamento è mai possibile senza esseri umani che lo vogliano? (3)
Alongi ha vissuto quel desiderio, quella appassionata voglia di partecipazione civile, ingenuamente libera da ipoteche partitiche, che ha descritti nel volume “Palermo- Gli anni dell’utopia” (4) ed ora ne rileva i limiti (ed i partiti riappaiono nei loro compiti istituzionali prima che vengano, definitivamente, cancellati come nel ventennio dimenticati).
Ma c’e politica senza sogni, senza ricerca di cambiamenti, senza follia utopica, senza parole da gridare, specie in questa città con le sue ferite non cicatrizzate per le crudeltà, le perfidie, le asprezze, i timori, le povertà, con “uomini buoni uccisi e cattivi che restano al loro posto” ? (7)
Acli-Sicilia, Primalinea, Dialogo, Labor,Terzafase, Alveare, la Repubblica, e prima “Città per l’Uomo”, sono stati gli strumenti di cui il Nostro si è servito per trovare occasioni di dialogo, per incontrare, anche lui tante volte pessimista, gli sconfitti della temporaneità, delle giornate nere, della violenza sempre in agguato, per contribuire ad allargare l’area delle forze politiche, utilizzabili per la crescita del Paese.
Come lo ha testimoniato nelle ACLI, inseguendo i sogni di una generazione di entusiasti e generosi laici credenti nella forza innovativa dei lavoratori cristiani organizzati, ed ora operatori sociali nelle Caritas, nel MCL, nella Cooperazione e sindaci, amministratori, sindacalisti nella CISL, e nella CGIL. Il Nostro aveva pilotato, da ideologo, “Città per l’Uomo”, il laboratorio in cui ha “pescato” Leoluca Orlando, per la sua speranzosa avventura amministrativa ed era stato Consigliere comunale, anche se per poco, come Sciascia, La Duca, Craparotta, Lo Nigro, Rizzo.
Ma quella esperienza di capogruppo del “Cartello” dei movimenti “Città per l’Uomo”,”Verdi” e “Indipendenti di sinistra”, a Palazzo delle Aquile, ha legato Alongi maggiormente alla città di Palermo.
A questa città, che lascia i sogni, i progetti legati alla sua storia nei libri, negli scritti, nei disegni, come è avvenuto per Rosario La Duca (8), che li affida alla Facoltà teologica della Sicilia, perché solo quelli che “credono” possono conservarli e diffonderli per una migliore qualità della vita nel rispetto della dignità delle persona che vivono la città.
E come un altro laico credente, Pietro Mazzamuto, ha scritto nel romanzo “I due ladri” ed “Il parroco scrive lettere d’amore“ e deve attendere la sua dipartita, prima dei recenti scandali, appena in tempo per affidarli al regista Tornatore per i film dei prossimi anni.
Così è avvenuto nell’azione politica di tanti di noi, che abbiamo vissuto i giorni della prima Repubblica, carichi di tensione democratica ,di impegni per il lavoro ,per i diritti sociali, per le relazioni con il territorio delle città dell’Isola.
Ed abbiamo inseguito nelle istituzioni, il sogno di un Sud più Italia, con i cantieri navali senza cassa integrazione, con le industrie dell’avvenire legate ai sevizi ed alla Comunicazione (Raytheon, Italtel, Selenia,Telespazio, Mts, Asst, Sip), con le auto fabbricate nella Regione (Fiat-Termini Imprese); con le scuole e le Università, diffuse nel territorio e per tutti, con i maestri apprezzati e valorizzati nella loro faticosa missione educativa; con la sanità a servizio degli ammalati da non avviare all’emigrazione curativa, (il servizio sanitario nazionale); con la sicurezza nella vita quotidiana, con i commercianti che si svegliano sognando il giorno in cui i lucchetti dei loro esercizi non saranno bloccati dal terrore e dalla colla.
E non ci è mancata la voglia di istituire e potenziare i centri di ricerca da creare, per non fare emigrare i cervelli e ora da attenzionare e segnalare alle autorità per non chiuderli, mettendo in cassa integrazione anche i ricercatori,(CRES); con i musei per mostrare tutta la storia della civiltà, che qui nel cuore del Mediterraneo ha avuto momenti creativi utili per lo sviluppo dell’umanità.
Questa città di Palermo, che ha vissuto momenti terribili per la violenza dei pochi, ricca di intelligenze e di storia, di fantasia e di estro artistico, di opere e di reperti storici ,quando i partiti tradizionali del dopoguerra subirono il logoramento e le incrostazioni del potere, ha legato Alongi all’area critica della sinistra siciliana, da tempo assente dal governo, anche se non sempre propositiva.
E ciò è avvenuto anche per una coerenza con gli orientamenti di molti aclisti, sulla scia della sinistra sociale della democrazia cristiana, che si ispirava a Dossetti, a La Pira, a Pastore, a Vanoni, a Donat Cattin di Forze Nuove e poi al socialismo democratico.
Il Nostro, come molti di noi alla politica, era arrivato al Comune, partendo dal territorio, dai bisogni dei quartieri, dai circoli delle ACLI, dalle prime iniziative del volontariato, dal sindacato, dallo spontaneismo e dall’autonomia dai partiti, subendo l’influsso della scuola sociale di Livio Labor, di Brenna, di Gabaglio, di Pozzar, di Acquaviva,e le testimonianze di Russo, Gerbino, Vitale, Russotto, Conte, Ingargiola, Ridulfo, i dibattiti delle “Tregiorni formative”, sostenuto nell’azione dai preti sociali Mangialino, Monteleone, Tricomi, Capillo, Pintacuda (9).
Ed è rimasto ad amare la sua città, con i tanti eroi civili, magistrati, funzionari, docenti, sindaci, presidenti, preti di borgata,e vescovi dalla fugace apparizione, Carpino, Pappalardo, Naro, osannati e festeggiati più da morti che da vivi, con nel cuore e nella penna i rancori degli intellettuali onesti, con la passione evangelica per venire incontro ai poveri ed alla verità dello Zen e di Brancaccio.
Questo amore attende sviluppi e partecipazioni, perché nelle città, nell’anno del 150 dell’Unità d’Italia, si alimentino e maturino le speranze “In attesa del giorno”.
Il giorno che dovrà venire, bando alla malinconia, lo afferma in questo saggio un romantico educatore, accusato ingiustamente di pessimismo, perché ad onta di una letteratura borghese prevalente afferma che “i processi anche i più devastanti ,sono sempre reversibili..”.
Andiamolo a rileggerli i giorni vissuti in e da questa Sicilia contemporanea, nei capitoli legati alla ”città”, a “la palude”, alla “politica”, al “Governo della Regione”, alla “Chiesa locale”, all’”Antimafia”.
Spetta alla stampa, ai libri, alla scuola, alle istituzioni educative, alle associazioni dei lavoratori, ai sindacati, ai mass media, alle chiese, rendere possibili i cambiamenti, tante volte auspicati, e mirare unitariamente, al bene comune, alla reversibilità dei costumi, privati e pubblici, ad un progetto di giustizia e di fratellanza.
Basta volerlo. La Pira, La Torre, Sturzo, Falcone, Borsellino, Levatino, Puglisi, ci sono come riferimenti conosciuti in questa terra e sono “credibili”.
Ferdinando Russo
onnandorusso@libero.it
1) N.Alongi, In attesa del giorno,Cronaca siciliana,Prefazione di Sebastiano Messina,Editore Istituto Poligrafico Europeo, Palermo, Febbraio 2010.
2) I quaderni di Alveare,progetto per una democrazia responsabile, periodico quadrimestrale,Istituto di formazione politica, Pedro Arrupe,Via F.Lehar,6 Palermo,2006.
3) N. Alongi-La politica delle tribù-Tre anni di cronaca siciliana-Rubbettino 2002.
4) N.Alongi,Palermo gli anni dell’utopia, Rubbettino,1977
4) Basilio de Alustra-Palermo città della Sicilia-Sellerio 1988
5) L. Orlando-Palermo- a cura di Carmine Fotia e Antonio Roccuzzo-A. Mondatori 1993
6) F.Russo, Le tribù palermitane in Segno, Anno XXIX,N.243,pag.87 Marzo 2003
7) F.Russo, Pintacuda, L’ultimo prete sociale innamorato della politica,la parabola di un gesuita scomodo in CNTN, Anno VI,n.2,18 settembre 2005
8) F.Russo, in Franco Armett, segretario della Facoltà teologica della Sicilia fa il biografo dei libri di Rosario La Duca,in www.google.it, in www.vivienna.it.
9) F.Russo in Pietro Mazzamuto, I due ladri, in CNTN, Palermo Annate 2005-2006-2007 ed in www.google.it