Provincia Enna: La svolta di Pippo Monaco

La svolta di Pippo Monaco è compiuta. Infine si è risolto a gettare la maschera e a riconoscere la sua incapacità ad essere capo di una composita e difficile coalizione politica, quella del centrodestra, che pure l’aveva eletto con fiducia ed entusiasmo.

La storia prende avvio dalla designazione di Monaco, che allora non disdegnava di frequentare la segreteria politica di Ugo Maria Grimaldi. Il deputato nazionale fu tra i primi a indicare il chirurgo come possibile figura di garanzia per unire il composito mondo della destra ennese. E’ proprio vero il proverbio!: «Chi di un somaro fa cavallo il primo calcio è suo!». Appena eletto, Monaco lascia troppo spazio al deputato regionale Edoardo Leanza per escludere l’area Miccichè dalla Giunta provinciale. Non capiva, allora, che stava decidendo la sua sottomissione ad un personaggio arrogante come pochi, vuoto di contenuti politici e che lo avrebbe trascinato in breve tempo nelle secche di una crisi senza precedenti. Leanza ha fatto e sfatto quel che ha voluto. Immemore del consistente aiuto che aveva ricevuto dagli uomini dell’ex Alleanza Nazionale, il deputato regionale nicosiano ha usato la Provincia per i suoi giochetti, le sue vendette, le manovre che, lui sperava, lo avrebbero portato al controllo assoluto del Pdl a Enna. Sacrificando però per primi i suoi insperati benefattori.

Capolavoro di intelligenza politica di Dante Ferrari e Massimo Greco, Pippo Monaco non ha capito dove si stava facendo portare dai suoi improvvidi consiglieri. Poca programmazione, scarsa conoscenza del meccanismo della macchina amministrativa, hanno condotto Monaco ad essere considerato una autentica rovina per tutti. Sotto la sua gestione si sono aggravati i problemi delle partecipate, Multiservizi e Ato in testa, l’Università è in crisi, perduto il Quarto polo (ma lui ne assegna ad altri la responsabilità) compromesso l’Ente Autodromo, perduta l’Area di Sviluppo industriale, fermi i finanziamenti per lo sviluppo, il personale in fibrillazione, interrotte le relazioni con i sindacati e le organizzazioni di categoria.

L’ultima trovata dei geniali consiglieri occulti è stata la Giunta tecnica. Otto uomini d’oro, presi a caso e senza plausibili ragioni, vestiti dei panni del Genio della lampada, che dovrebbero col loro tocco magico risolvere in pochi mesi il disastro nel quale la Provincia si trova.

Monaco arranca, sbuffa, si fa congesto in viso, delega ad altri ed esibisce la sua incapacità di pensare, recluta personaggi improbabili e litiga con tutti.

Intanto espropria i partiti della sua coalizione, dal diritto-dovere di amministrare la provincia; non si fa scrupolo di chiedere il “soccorso rosso” (e in parte lo ottiene) illude qualche buona persona che la battaglia si può ancora condurre. Ma litiga con Edoardo Leanza, non risolve il problema con Ugo Grimaldi, scontenta l’Udc e mette in difficoltà l’Mpa. Intanto aspetta di vedere come andrà a finire tra Fini e Berlusconi, come evolverà il governo a Palermo, spera!

Il deputato regionale Pd, Elio Galvagno, gli allunga una corda con la quale tenterà fra breve di soffocarlo.

Qualcuno dei suoi amici ammette che Monaco, in privato, abbia confessato la sua delusione, la sua stanchezza, a volte un vero scoramento. Ha perso la bussola e non ha più orientamento. La sua Giunta è di nuovo a termine. Durerà un anno, dicono gli ottimisti. Qualche mese, poi sarà costretto a mollarli, dicono i più realisti.

Qualcuno che non risparmiava le critiche al presidente della “svolta”, per ambizione ha preferito svoltare. Non gli porterà alcun bene. Chi è entrato in questa avventura non sa ancora come ne uscirà!!

Salvo che si verifichi un miracolo, la svolta improvvisa finirà con l’infrangersi su un muro. Per il centrodestra i danni sono sicuri e forse irreparabili.

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