Enna. Cassazione: no al sequestro dei beni dell’Ato rifiuti

Enna. I giudici della Cassazione hanno detto no al sequestro dei beni e del contante per complessivi nove milioni di euro dell’Ato Rifiuti ennese. Sequestro ordinato dal tribunale nel corso dell’indagine su una presunta truffa ai danni del fondo di rotazione della Regione. La decisione dei giudici romani, che hanno, dunque, accolto il ricorso è arrivata ieri sera . Nella sostanza la Corte di cassazione ha annullato l’ordinanza di sequestro, emessa dal tribunale ennese , rinviando nuovamente tutta la documentazione ai giudici ennesi, che dovranno pronunciarsi ancora una volta. Sostanzialmente i giudici del tribunale ennese potrebbero ritornare sull’argomento avanzando delle nuove motivazioni , non appena conosceranno le motivazioni della sentenza della Cassazione e ordinare nuovamente l’apposizione dei sigilli ai beni dell’Ato. Intantro la decisione della Cassazione ha liberato beni e liquido dell’Ato Rifiuti che hanno una valore complessivo di 8 milioni e 915 mila euro. Il sequestro dei beni era stato richiesto dal Procuratore della Repubblica, Calogero Ferrotti ed ora dopo questa decisione, tutto rimane nell’incertezza più grande. È la seconda volta che sul sequestro di beni dell’Ato si pronunciano i giudici di Cassazione e in entrambe le occasioni la decisione ha comportato un rinvio. La prima volta era stato il procuratore Ferrotti, che aveva contestato il dissequestro, ora ha annullato il sequestro e così, il rimbalzo di ordinanze dal tribunale alla Corte di Cassazione potrebbe ancora continuare, a meno che le parti, che sono la pubblica accusa di un procedimento ancora in istruttoria preliminare, pur con indagine chiusa, da una parte, e la difesa della società, al centro dell’inchiesta, non decidano di rinunciare a ricorrere contro la prossima decisione del tribunale, che inevitabilmente sarà chiamato a dar ragione a una delle due parti. utto nasce su una presunta truffa alla Regione, e vede indagati alcuni componenti del Consiglio di Amministrazione “politico” dell’Ato Rifiuti , senza indennità, presieduto dal senatore Mirello Crisafulli. L’Ato Rifiuti aveva ricevuto dalla Regione dal fondo di rotazione dei fondi, che venivano utilizzati per pagare i netturbini e affrontare le spese di gestione, per cui nessuno aveva preso dei soldi, attraverso, secondo l’accusa, di false comunicazioni societarie e falsi in bilancio. L’inchiesta è ancora sotto indagine e la parola spetta al procuratore Ferrotti, che dovrà decidere se andare avanti oppure chiudere le indagini.