Agrigento. Convegno su ”Mass-Media: informazione, formazione e deformazione”

Agrigento. Accademia di Studi Mediterranei. Convegno di studi sul tema ”Mass-Media: informazione, formazione e deformazione”.
Relazione del Professor Francesco Pira

Suggestioni
L’automazione è informazione. Essa pone termine,non soltanto all’epoca degli impieghi differenziati nel mondo del lavoro, ma anche a quella delle materie differenziate nel mondo del sapere; non però naturalmente, al mondo del sapere. Il lavoro futuro sarà quello di imparare a vivere nell’era dell’automazione.
(McLuhan, 1964)

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La cultura, nella fase liquido-moderna, è fatta per così dire a misura della libertà di scelta individuale. E’ destinata a servire alle esigenze di questa libertà. A garantire che la scelta rimanga inevitabile: una necessità di vita e un dovere. E che la responsabilità, compagna della libera scelta, rimanga là dove la condizione liquido moderna le ha imposto di stare: a carico dell’individuo, ormai nominato amministratore unico della politica della vita.
(Z. Bauman, 2008)

Ogni conoscenza comporta in sé il rischio dell’errore e del’illusione. L’educazione deve affrontare questo problema a due facce della conoscenza. L’errore più grande sarebbe quello di sottovalutare il problema dell’errore; l’illusione più grande sarebbe quella di sottovalutare il problema dell’illusione. Il riconsocimento dell’errore e dell’illusione è tanto più difficile in quanto l’errore e l’illusione non si riconoscono affatto come tali.
(E. Morin, 1986)
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La cultura si forma attraverso un processo di conoscenza che è frutto della comunicazione tra individui.
La comunicazione e il suo ruolo nell’evoluzione degli individui:
 Creazione di reti
 Costruzione di sapere
 Esercizio di potere

Uno dei rischi più grandi della società odierna è:
Che le nuove reti sociali, l’assenza di limiti fisici e culturali, portino ad una liquidità del sistema di valori di riferimento, che il concetto di cultura così come ci ha accompagnato si trasformi in pseudocultura, dove all’educazione si sostituisce la manipolazione che trasforma la libertà individuale in illusione.

Il concetto dell’autocomunicazione di massa
E’ comunicazione di massa perché raggiunge un pubblico potenzialmente globale tramite le reti peer2peer e la connessione Internet. E’ multimodale, in quanto la digitalizzazione dei contenuti e il software sociale avanzato, spesso basato su programmi open source che si possono scaricare gratuitamente, permette la riformattazione di quasi ogni contenuto in quasi ogni forma. E’ anche autogenerata per contenuto, autodiretta per emissione e autoselezionata per ricezione da molti che comunicano con molti.
Castells, 2009.

Premessa
“I mass media come sistema assolvono la funzione di comunicare messaggi e simboli alla popolazione. Il loro compito è di divertire, intrattenere e informare, ma nel contempo di inculcare negli individui valori, credenze e codici di comportamento atti a integrarli nelle strutture istituzionali della società di cui fanno parte. In un mondo caratterizzato dalla concentrazione della ricchezza e da forti conflitti di classe, per conseguire questo obiettivo occorre una propaganda sistemica”.
Nel libro che firmano insieme Noam Chomsky e Edward S. Herman “La fabbrica del consenso” così scrivono questi due eminenti professori.

Del resto come diceva Dante Alighieri nel primo Canto del Purgatorio “libertà va cercando, ch’è si cara, come sa chi per lei vita rifiuta”.
Come sanno bene i tanti giornalisti che per raccontare la verità ci hanno rimesso la pelle.
Basterebbe ripensare a loro, che rimangono dei fari per la professione del giornalista, per avere gli opportuni antivirus e scoprire così se attribuire al caso una raffica di dichiarazioni uguali o se invece capire che è vera strategia di controinformazione o manipolazione.
“E non sarà un caso…”, come diceva quella donna che rimaneva sempre incinta…. se il rapporto di Freedom House sulla libertà di stampa, vede l’Italia collocarsi sempre dopo il 70ー posto.
Furio Colombo nella prefazione del libro del grande Andrea Barbato “Come si manipola l’informazione” scrivendo proprio dello stile del compianto direttore Rai scrive che è “un giornalista che non finge di non avere passioni, di essere un notaio indifferente. Permette a questa sua passione di esprimersi”.
E’ difficile farlo quando la politica di riserva controinformazioni preconfezionate. E questo ci fa sentire lontanissimi i tempi in cui Humphrey Bogart alla fine del film Il Gigante e l’argilla fa sentire al telefono il rumore assordante delle rotative e urla “Questa è la stampa bellezza!”

Libertà d’informazione, opinione pubblica e web 2.0.

Oggi più che mai il problema della libertà di stampa appare urgente. Paradossalmente nell’epoca della convergenza culturale, come la definisce il direttore del MIT Henry Jenkins, della comunicazione multipiattaforma, la manipolazione dell’informazione può essere amplificata e massificata. Jenkins osserva in una sua intervista sull’autorevolezza delle fonti internet” E’ interessante osservare che aldilà di grandi nomi come New York Times o Financial Times i siti interent davvero influenti o autorevoli non sonos empre noti. Finora abbiamo misurato autorevolezza e successo di un mezzo di informazione in base al numero di copie vendute. Ma sulla Rete non è così: l’attendibilità si conquista nelle nicchie. E non ha molto senso chiedersi se una qualsiasi fonte di informazione sia autorevole: la domanda corretta da porsi è: autorevole e importante per chi?”. Ecco che allora sul web Internet propone siti alternativi di informazione ma “very influential” come Alternet.org con un milione e mezzo di visitatori, nato sull’iniziativa dell’Indipendent Media Institute che propne un mix di informazioni e servizi su diversi temi con l’intento di coinvolgere i cittadini utenti. Huffingtonpost.com uno dei du blog al femminile più influenti degli Stati Uniti guidato da Arianna Huffington e per venire alla nostra Italia potremmo citare il vituperato Dagospia.
Jacques Julliard storico editorilista del Nouvel Observateur nel suo ultimo saggio La Reine du monde teorizza il passaggio dalla democrazia rappresentativa alla democrazia d’opinione introducendo un nuovo soggetto “L’uomo ordinario” Julliard sostiene che ormai siamo ormai al crepuscolo del vecchio parlamentarismo che la sola ratifica parlamentare senza quelle dell’opinione pubblica non basta alla reale applicazione di un provvedimento legislativo. In tutto ciò sostiene che vi sia un ruolo fondamentale esercitato da Internet. La rete è una chance ma anche un grande rischio: Internet abolisce la diseguaglianza nell’opinione. Veicola l’idea demagogica che siamo “tutti dotti” o “tutti giornalisti”. In politica l’opinione dell’ubriacone del bistrot all’angolo è legittima qunato quella del professore al College de France. Nella scienza no. La scienza è impermiabile all’idea di democrazia. Se Wikipedia fosse esistito all’epoca di Galilei avrebbe scritto che la terra è immobile e il sole le ruota intorno. Perché questa era l’idea della maggioranza.”
Alla luce di queste riflessioni di eminenti studiosi di scuole filosofiche di diversa ispirazione sorge sponteneo chiedersi quale sia la strada giusta da percorrere. Come l’informazione veicolata sul web si innesti con strumenti e nuove forme di relazione che si stanno moltiplicando attarverso i social network. Uno dei punti focali di questi nuovi modelli di informazione nasce proprio dalla relazione interazione che ognuno di noi ha nel momento in cui leggiamo una notizia e ne facciamo oggetto di discussione e di condivisione con la nostra rete di relazione, con la quale entriamo in contatto con una frequenza sempre maggiore tanto che In un articolo pubblicato dal New York Times in cui un autorevole opinionista si chiede: cosa spinge milioni di persone a condividere incessantemente minuto per minuto la propria vita e altri a interessarsi incessantemente moment by moment della vita altrui?
L’articolo del New York Times evidenzia il concetto di “consapevolezza ambientale” e , a quanto pare, è per molti irresistibile, espresso più volte dagli scienziati sociali.
E’ una specie di consapevolezza estrema del ritmo della vita di qualcuno altro, un ritmo mai conosciuto prima. Il paradosso della consapevolezza ambientale è che ogni piccolo aggiornamento, ogni singolo bit di informazione sociale è insignificante di per sé, anche estremamente superficiale talvolta. Ma prese tutte insieme, nel tempo, queste microinformazioni diventano un ritratto sorprendentemente sofisticato della vita altrui, fornendo la possibilità di un’esperienza psicologica interpersonale del tutto inedita.
Quanto sin qui esposto apre lo spazio ad una riflessione più ampia legata non più solo al modo in cui veicoliamo conoscenza e informazione ma al modo stesso in cui come sostiene De Kerchkove in un suo recente articolo siamo di fronte al passaggio da un’era geologica ad un’altra:
“Stiamo slittando dall’epoca televisiva e analogica a quella reticolare e digitale. Il passaggio non comporta semplicemente un avvicendamento di strumentazioni e di modi di comunicare. Sperimentiamo invece una profonda mutazione che riverbera sul nostro modo di abitare, di relazionarci all’altro, di concepire il tempo e lo spazio e di definire la nostra personalità.”
La nostra vita proiettata sul web ora dopo ora. Noi e gli altri insieme. Quelli che conosciamo e quelli che abbiamo incontrato per caso nella grande rete.
Zygmut Bauman nel suo “Modus vivendi” affrontando il tema delle comunità urbane degli ambienti fisici e non solo, in cui viviamo afferma che “ le città sono diventate le discariche di problemi concepiti a partoriti a livello globale…Come faceva notare Castells il segno sempre più evidente del nostro tempo è l’intensa produzione di senso e di identità: il mio quartiere, la mia comunità, la mia città, la mia scuola, il mio albero, il mio fiume, la mia spiaggia, la mia chiesa, la mia pace, il mio ambiente…Improvvisamente prove di difese contro il turbine globale, le persone ripartono da se stesse”
In quest’ultima affermazione già è possibile cogliere un primo aspetto legato al bisogno, come molti studiosi hanno evidenziato, di affermare la propria individualità e quella del gruppo di appartenenza attraverso l’uso delle tecnologie e di internet.
MMS, video autoprodotti, format televisivi di ogni tipo che giocano sulle leve della rappresentazione della propria identità sono solo alcuni degli esempi che abbiamo ogni giorno sotto gli occhi.
Questo ci riporta al tema della libertà di stampa, riprendendo il ragionamento di Julliard. In Internet esiste il rischio omologazione e dunque massificazione se pensiamo al web come quel grande contenitore dove tutto si mescola, dove le distanze si annullano e che appare come il simbolo stesso di quella globalizzazione di cui si è sopra accennato.
In questo senso si mostra il paradosso del bisogno di affermazione dell’io e dell’annullamento di distanze e culture che tende all’omologazione. Ciò significa anche utilizzo delle tecnologie come strumento di affermazione del possesso, inteso come simbolo di ricchezza, di non esclusione dalla società evoluta e contro la massa dei diseredati.
Anche in questo senso la libertà di stampa potrebbe essere messa a rischio dal fatto che si possa creare in divaricamento tra chi possiede la tecnologia e l’accesso ad essa e coloro che ne sono esclusi.
Ma esiste anche il contrario ossia che la Rete è veicolo potenziale di grande democrazia rappresenta come sostiene De Kerchkove l’opportunità per dare vita a quell’Intelligenza Collettiva che può essere il vero “rivoluzionario fattore di crescita della società globalizzata dels econdo millennio.

La prof.ssa Viveka Novak della Pennsylvania University in una recente intervista parlando di social media e di politica ha detto “Internet è croce e delizia… si trovano sia un gran numero di informazioni utili così come una gran quantità di disinformazione” e Steve Grove responsabile del canale news e politica di YouTube avverte che “oggi la barriera d’ingresso a internet è molto bassa ma sono molti gli utenti che non sono in possesso degli strumenti per interpretare le informazioni in modo adeguato.”
Dunque la relazione tra internet e infomazione, ma non solo, si sviluppa attraverso la conoscenza, l’utilizzo e la creatività che consegue dall’interiorizzazione di forme nuove di comunicazione che generano nuove comunicazioni, nuovi modi di relazionarsi e di agire sociale.
Internet ha dentro tutto, cultura e informazione così come ignoranza e disinformazione, è strumento di relazione ma diventa media “tradizionale” quando utilizza i bisogni degli utenti per trasformarli in business e quindi in prodotto.
La chiave interpretativa gli strumenti di conoscenza sono essenziali. Le nuove culture nascono e si diffondono in parte attraverso l’uso delle tecnologie e di internet in particolare. Modi e mode rimbalzano attraverso i gli snodi della rete, sono captati come il tam tam della giungla. Intendo dire che internet non è cultura in quanto tale è uno strumento capace di creare cultura e conoscenza che necessità per svilupparsi del contributo consapevole di chi vi partecipa.
L’utente deve essere attivo, autore, partecipante deve essere in grado di capire il senso vero della parola libertà che non passa per l’assenza assoluta di regole ma per la consapevolezza e responsabilità di sapere che stiamo condividendo informazioni, conoscenza con milioni di utenti della rete., solo così si può formare un processo reale di costruzione dell’opinione pubblica.
Risulta evidente che se si costruisce un percorso di vera informazione e di conoscenza si dà vita a cultura in caso contrario è solo massificazione e qualunquismo. Allora prendo nuova linfa le parole che ho citato all’inizio di Furio Colombo secondo il quale “un giornalista che non finge di non avere passioni, di essere un notaio indifferente. Permette a questa sua passione di esprimersi”.
Ma perché questo avvenga in modo pieno non bisogna dimenticare quanto sosteneva G. K. Chesterton: “se c’è qualcosa di peggio dell’odierno indebolirsi dei grandi principi morali, è l’odierno irrigidirsi dei piccoli principi morali”.

Il cambio di prospettiva

• E’ necessario un cambio di prospettiva affinché le nuove reti sociali, di cui i social network sono un’espressione, diventino strumento per l’avvio di una nuova fase partecipativa che porti all’affermazione di una cultura partecipativa.

• Ma cosa significa cultura partecipativa?
• Una cultura con barriere relativamente basse per l’espressione artistica e l’impegno
• Con un forte sostegno per la creazione di materiali e la condivisione di creazioni con altri
• Con una qualche forma di tuttoraggio informale attraverso cui i partecipanti più esperti condividono conoscenza con i principianti
• Con individui convinti che contribuire sia importante
• Individui che sentono un qualche tipo di legame sociale che li connette gli uni agli altri (perlomeno, sono interessati a ciò che le altre persone pensano di quello che hanno creato). (H. Jenkins, 2010)

Una nuova idea di partecipazione per un nuovo modello di cultura partecipativa

 La barriera tra creazione di una cultura partecipativa e manipolazione di massa è piuttosto labile.
 La manipolazione o la mistificazione sono fin troppo presenti
 Mancano regole e valori, le regole esistenti sono quelle del novecento che risultano per la maggior parte inadeguate
 Il sistema di valori ancorato al novecento appare fortemente indebolito di fronte ad un’assenza di limiti, che ha fatto emergere un forte individualismo

“Le potenzialità offerte dal Web 2.0 obbligano ad un ripensamento dell’idea di partecipazione […] Il concetto di partecipazione va messo in relazione con quello di accesso, a cui spesso viene semplicisticamente sovrapposto. La stessa idea di disintermediazione dovrebbe prevedere non solo l’accesso dei cittadini alle reti di comunicazione, ma anche la loro possibilità di partecipare ai processi decisionali.”
(Sorice 2011)

I social network consentono la rapida condivisione di contenuti, pensieri, opinioni, ma hanno altresì risposto:
“all’insopprimibile necessità di molte persone di rispecchiarsi, quasi a trovare nello sguardo degli altri la conferma della propria esistenza prima ancora che della propria rilevanza.”
(R. Borgato, F. Cappelli, M. Ferraresi, 2009)
I social network si basano sullo scambio d’informazioni tra partecipanti.
L’utente è stimolato a inserire informazioni personali
Sono invitanti e generano una sensazione di sicurezza:
sono in un ambiente protetto, decido se sei mio amico o no, se non ti voglio ti cancello
Sono nel mio profilo
Eppure ci sono molti rischi:
Internet è per sua natura un ambiente pubblico.
Tutto quello che scriviamo, le nostre foto i filmati finiscono sui motori di ricerca e diventano risorsa disponibile per tutti.
Ciò che pensavo privato diventa pubblico

Chi è il vero protagonista?
L’individuo è davvero protagonista?
Controlliamo davvero la dimensione di questo spazio di relazione?
Fino a che punto posso raccontare ciò che sono sapendo che andrà oltre la pagina del mio profilo?
Mi posso fidare del mio social network?
Ha ragione De kerchkove è una nuova era geologica e non sappiamo quali sono le regole
Stiamo imparando a “camminare” senza un’idea chiara del risultato che si concretizzerà
Quale società?
Quali relazioni tra individui?

Purtroppo non è raro incorrere in episodi del genere in cui addirittura i giornali giungono a riportare notizie non verificate che nascono dai social network e poi si scoprono fasulle e completamente opera di fantasia, ad esempio la storia di Amina Arraf, giovane e bella blogger siriana, lesbica, perseguitata a Damasco e oggetto di violenze, conclusasi quando Tom MacMaster, attempato studente americano, che vive ad Edimburgo, ha dichiarato di essere lui ‘A Gay Girl in Damascus‘. Il pericolo reale della realtà social è infatti quello di creare un‘esistenza parallela in cui avviene perdita di coscienza per omologarsi e adeguarsi a un unico format imposto dall‘alto. In una recensione di Zadie Smith al film The Social Network, pubblicato sull’ ultimo numero della New York Revue of Books ‘Generation Why?, la giovane narratrice britannica esprime la propria preoccupazione sostenendo il pericolo di diventare 500 milioni di vittime consenzienti, imprigionate nei pensieri spensierati di uno studente.

Ci ha deluso il film, da cui speravo di trarre una spiegazione su come mettere insieme 500 milioni di persone, mentre ancora una volta l‘attenzione era sul singolo, su relazioni di coppia o amicizia, concentrandosi su come vincere cause e ‘fregarsi‘ a vicenda. Per costruire qualcosa di positivo è invece necessario il confronto, l‘utilità dei social network deve appunto essere volta a tematiche sociali; affinché ciò accada, però, in un momento in cui le informazioni ci sovrastano, bisogna conoscere i linguaggi e le prospettive per gestire la situazione
La società globale in rete è liquida, frammentaria perché crea inclusi ed esclusi, individualista
Le reti nello stesso tempo sono una grande opportunità proprio perché mettono in rete gli individui in una logica cooperativa e collaborativa
I digitali nativi rappresentano la grande sfida per far nascere una nuova cultura partecipativa
Social network e videogiochi come luoghi di sperimentazione e apprendimento
Gli adulti, le agenzie formative sono chiamate a scoprire l’autorevolezza informale per supportare i giovani nel percorso di acquisizione di consapevolezza e costruzione identitaria
La sfida è quella di trovare un punto d’incontro tra coloro che naturalmente comprendono la tecnica e coloro che mettono a disposizione la conoscenza per creare nuova conoscenza.

Castells
“Le reti sono diventate le forme organizzative più efficienti grazie a tre principali caratteristiche che hanno tratto vantaggio dal nuovo ambiente tecnologico: flessibilità, scalabilità e capacità di sopravvivenza.
La flessibilità è la capacità di riconfigurarsi in sintonia con l’ambiente in mutamento e di conservare i propri obiettivi pur cambiando le componenti, a volte bypassando i blocchi dei canali di comunicazione per trovare nuove connessioni.
La scalabilità è la capacità di espandere o ridurre le proprie dimensioni con perturbazioni limitate.
La capacità di sopravvivenza sta nell’abilità delle rete, visto che non possiedono un singolo centro e possono operare secondo un’ampia gamma di configurazioni, di resistere agli attacchi ai propri nodi e codici perché i codici della rete sono contenuti in molteplici nodi capaci di riprodurre le istruzioni e trovare nuovi modi di operare.

Conclusioni
“La costruzione autonoma di significato può avvenire solo difendendo i beni comuni nelle rete di comunicazione rese possibili da internet, che è una libera creazione di amanti della libertà. Non sarà un compito facile – perché i detentori del potere nella società in rete non possono fare a meno di cercare di recintare la comunicazione libera in reti commercializzate e controllate, per inscatolare la mente pubblica e sigillare la connessione tra comunicazione e potere” Castells – Comunicazione e Potere.

* Francesco Pira, nato il 9 agosto 1965 , laurea in Sociologia con il massimo dei voti presso l’Università “Gabriele D’Annunzio” è ricercatore di ruolo in sociologia dei processi culturali e comunicativi presso l’Università degli Studi di Udine dove insegna comunicazione delle organizzazioni complesse (Laurea Magistrale in Comunicazione Integrata per le imprese e le organizzazioni), Teoria e Tecniche delle relazioni pubbliche (Laurea Triennale in Relazioni Pubbliche) e Laboratorio Web Radio.
Ha fondato e diretto per tre anni (dal marzo 2007 al marzo 2010) la Web Radio d’Ateneo ed è stato per due anni responsabile del corso di ateneo di comunicazione. A Gorizia ha fondato anche nel 2004 il periodico Il Gomitolo fatto dal Centro Polifunzionale di Gorizia con la collaborazione delle Associazioni Studentesche.
Saggista e giornalista , è stato rieletto per il mandato 2011-2014 Consigliere Nazionale dell’Associazione Italiana della Comunicazione Pubblica. Opinionista del quotidiano Affari Italiani (firma la rubrica Trasparenze) e del giornale on line Spot and Web e di riviste specializzate, è autore di diciassette pubblicazioni scientifiche.
Intensa l’attività di ricerca svolta sul rapporto tra bambini, pre-adolescenti e giovani, vecchie e nuove tecnologie, e sulla comunicazione pubblica, politica e sociale. Svolge ogni anno il Monitoraggio dei siti istituzionali e politici italiani.
Collabora con l’Università di Pisa, dove insegna al Master in Comunicazione Pubblica e Politica, e con le Università di Messina e con lo IUSVE sezione agreggata di Venezia e Verona dell’Università Ponitificia Salesiana dove è docente di comunicazione pubblica.
E’ stato relatore in convegni internazionali in India, Thailandia, Grecia, Danimarca, Francia e Belgio. Nel giugno 2008 per l’attività di ricerca e saggistica è stato insignito dal Capo dello Stato, on. Giorgio Napolitano, dell’onorificenza di Cavaliere dell’Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Nel 2010 e nel 2011 è stato coordinatore scientifico e moderatore dell’International Communication Summit che ha visto la presenza di Alastair Campbell, ex portavoce di Tony Blair e di Zygmunt Bauman, uno dei più noti sociologi e influenti pensatori al mondo.

Ha pubblicato Come creare un ufficio stampa (Sperling & Kupfer 1997), Di Fronte al Cittadino (FrancoAngeli 2001) e con E. Kermol Bambini mai soli davanti alla tv (Goliardiche 1997), Comunicazione & Potere (Cleup 2000), Videogiocando (Cleup 2001), Dall’E-Commerce all’E- Government (Cleup 2001), Comunicare il Comune come il cittadino da utente diventa cliente(Cel collana Anciform 2002). La nuova comunicazione politica (FrancoAngeli 2 edizioni una nel 2004ed una nel 2007) con L. Gaudiano, Come comunicare il sociale (FrancoAngeli 2005) e con V. Marrali Infanzia Media e Nuove Tecnologie (FrancoAngeli 2007), Giochi e Videogiochi dal nascondino alla console con Vincenzo Marrali (Editore Bonanno 2009), Come dire qualcosa di sinistra. Da Blair a Obama dalla terza via al presidente Youtibe (FrancoAngeli 2009). Ha pubblicato nel 2010 La Repubblica della Comunicazione con Franco Pomilio (Fausto Lupetti Editore). A gennaio 2011 esce il suo nuovo libro La net comunicazione politica- Partiti, movimenti e cittadini-elettori nell’era dei social network per i tipi della Franco Angeli.
Nel 2011 ha pubblicato il saggio intitolato “Communicating with voters in the Facebook era. Political communication and the online identity that is still lacking in Italy” nell’ E-Book “Leadership and New Trends in Political Communication a cura di E. De Blasio, M. Hibberd, M. Sorice nelle edizioni CMCS Working Papers.
Nel luglio 2011 un suo articolo scientifico è stato pubblicato nel terzo numero della rivista Contatti (Forum Editrice) del Corso di Laurea di Relazioni Pubbliche dell’Università di Udine intitolato “L libertà di comunicare la multiculturalità. Relazioni confini e incidenti”.