Cassazione conferma condanne per i genitori di Leonforte che facevano prostituire le figlia

prostituzione minorileI giudici della Corte di Cassazione, dopo una camera di consiglio durata un paio d’ore, hanno emesso la sentenza nei confronti di due genitori di Leonforte, che per superare difficoltà di carattere economico, a cominciare dal 2005, avevano costretto la figlia, quindicenne, ad avere rapporti sessuali, dal 2005 al 2008, con un anziano ennese P.M., oggi di 83 anni, il quale pagava in maniera concreta le prestazioni sessuali da 100 a 300 euro, a seconda delle esigenze della famiglia. I giudici romani hanno deciso di confermare le sentenze che erano state emesse nei due gradi di giudizio e che erano state chieste anche dal PG, di respingere i ricorsi che avevano presentato gli avvocati difensori sia per quanto riguarda i genitori (avvocato Antonio Impellizzeri) sia per quanto riguarda l’anziano (avvocato Giovanni Palermo). La madre, dunque, è stata condannata ad otto anni di reclusione in quanto responsabile di induzione e sfruttamento della prostituzione, mentre il padre è stato condannato a 5 anni e 4 mesi di reclusione ed ambedue il risarcimento dei danni nei confronti della ragazza per cui ci sarà un altro processo di carattere civile per stabilire l’entità del risarcimento. I rapporti sessuali sono durati con l’anziano circa tre anni, i soldi delle prestazioni venivano requisiti dalla madre e da questa relazione è nata una bambina. Tra la ragazza e la madre pare che siano nati dei contrasti nel far crescere la bambina e la ragazza, che, nel processo si è costituita parte civile, difesa dall’avvocato Gaetano Giunta del foro di Catania, ha preferito allontanarsi dalla famiglia ed andare ad abitare in un altro paese della provincia di Enna, dove vive con un compagno. L’inchiesta su questa vicenda molto squallida sotto tutti i punti di vista è stata coordinata dal Sostituto Procuratore della Dda Roberto Condorelli e dalle forze dell’ordine per riuscire a capire come si sono svolti i fatti. Il Pg della Corte di Cassazione, nella sua requisitoria ha insistito nel chiedere di rendere definitive le condanne comminate e di respingere tutti i ricorsi che sono state presentate dalle difese. Per comprovare che la bambina nata era figlia dell’anziano, la ragazza con l’aiuto del suo avvocato è stata costretta a ricorrere all’esame del Dna. “La sentenza – ha dichiarato Gaetano Giunta – ha preso atto delle risultanze probatorie, considerato che ci sono le dichiarazioni della persona offesa, riscontrate e corroborate dall’indagine del Dna, che ha confermato la paternità. È una vicenda triste e dolorosa, dove escono mortificati i valori della famiglia”.