Università popolare Leonforte: processo al Re

Il ritorno in Italia delle spoglie di Vittorio Emanuele III ha fornito l’argomento delle ultime lezioni all’Università Popolare. La ricostruzione di Casa Savoia e il clima di rimozione della memoria a 80 anni dalla firma delle Leggi Razziste ha fatto molto discutere. Il re fu complice e dunque responsabile o lasciò che gli eventi lo travolgessero senza opporre resistenza? La lezione di lunedì ha “processato il re sciaboletta”. Fu ignavia o ragion di Stato? Il sovrano non dichiarando lo stato d’assedio nell’ottobre del 1922, cedette alle pressioni della borghesia, timorosa dell’avanzata “rossa” e dell’instabilità sociale che ne poteva derivare. Il 27 ottobre del 1922 circa ventimila camicie nere si diressero verso la capitale, a sua volta difesa da 28.400 soldati, dichiarare lo stato d’assedio avrebbe portato alla guerra civile o al ridimensionamento di un movimento autoritario e violento? Il 28 ottobre il governo per la verità dichiarò lo stato d’assedio, ma il re si rifiutò di controfirmarlo e il 30 dopo aver convocato Mussolini gli diede incarico di formare un nuovo governo di coalizione. Il 16 novembre del 1922 Mussolini pronuncerà alla Camera queste parole: “Avrei potuto fare di quest’aula sorda e grigia un bivacco di manipoli. Potevo sprangare il Parlamento e costituire un Governo esclusivamente di fascisti. Potevo: ma non ho, almeno in questo primo tempo, voluto”. L’assenso di Vittorio Emanuele III fu dunque determinante per l’affermazione del fascismo. La firma alle Leggi razziste fu solo l’ultimo gesto di resa, aggravato dal tradimento di un sovrano che si era mostrato tollerante e aperto alla comunità ebraica, altrove ghettizzata. Il ritorno in Italia del defunto re, sul quale pesano le ombre del fascismo, delle leggi razziali e dell’8 settembre, in un momento di rigurgiti xenofobi è un modo per discutere l’irrisolta questione fascista nell’Italia dalla memoria corta.

Gabriella Grasso