Rifiuti Enna: Lavoratori di Sicilia Ambiente minacciano il suicidio

Enna. Si sono presentati davanti al palazzo della Provincia sotto il sole cocente, disperati, delusi ed arrabbiati perché lasciati soli nel loro dramma. Hanno approntato due cartelli per evidenziare lo stato di bisogno in cui vivono, minacciano “i soldi subito o meglio morire”, mentre con tranquillità parlano con il dottor Siragusa della Questura di Enna, che li ha riforniti di acqua personalmente, per significare del perchè della loro protesta, della loro decisione di farla finita.

“Da sei mesi non ricevono lo stipendio, coloro i quali gestiscono i cantieri – dichiara Gaetano La Spina, che coordina la protesta – ed allora abbiamo deciso di morire sotto gli occhi di tutti. Non abbiamo più nulla da perdere; abbiamo perso la ragione di vivere, siamo calpestati da tutti, nessuno ci paga; dobbiamo lavorare svolgendo un servizio pubblico importante come la gestione dei cantieri, però non ci pagano. Se nel giro di 24 ore non ci pagano abbiamo deciso di morire davanti a tutti, dandoci fuoco”.
Da sei mesi questi operai non ricevono nemmeno un euro, si sentono presi in giro, vittime di continue ingiustizie, personale mai considerato da nessuno; i sindaci per la maggior parte ignorano la loro presenza.

“I sindaci continuano a dire che verseranno le quote spettanti all’Ato Rifiuti, che poi li dovrebbe passare a Sicilia Ambiente, la società che gestisce il servizio di raccolta – dicono gli operai – ma poi si pagano gli operai, ma si dimenticano di noi, che siamo fuori da tutti a gestire i cantieri. Noi abbiamo gli stessi diritti degli altri, ma questi diritti vengono sistematicamente ignorati. Possediamo lo stesso contratto di lavoro, perché dipendiamo dalla stessa azienda, ma apparteniamo al personale di scarto, quello da ignorare che esiste”.

Una scarica barile di colpe che ha provocato la reazione di questo personale, il quale è deciso a rimanere, sotto il palazzo della Provincia, perché vuole risposte urgenti e chiare. “Tutti sanno ma nessuno fa niente o dice di non poter fare niente – proseguono gli operai dei cantieri – Non abbiamo a chi rivolgerci, per cui per mantenere la famiglia o andiamo a rubare, perché ci sono bollette da pagare, dobbiamo dare a mangiare ai componenti delle nostre famiglie; siamo sul punto di non ritorno; siamo disposti a tutto perché siamo pieni di debiti; qualcuno deve darci delle risposte molto chiare, le promesse non valgono più niente”.