Piazza Armerina: Aldo Consoli, pluriomicida in libertà, mandante dell’omicidio di Giuseppe Avvenia

Piazza Armerina. Aldo Consoli, 54 anni di Piazza Armerina, un quasi clochard, pluriomicida, viene ritenuto il mandante dell’omicidio di Giuseppe Avvenia, 38 anni, avvenuto nella notte tra il 2 e 3 ottobre in contrada Castellina, nella parte vecchia di Piazza Armerina. I precedenti ci sono tutti, essendo stato in passato, violento, pronto alla lite ed a vendicarsi di chi lo ostacolava nei suoi disegni, ad uccidere anche. Nell’agosto del 1978 in un dormitorio comunale di Milano aveva accoltellato gravemente una persona, dopo una lite per futili motivi. Nel marzo del 1984 a Roma aveva aspettato sotto casa Giocondo Borreli di 43 anni, con il quale aveva avuto una lite, e lo aveva ucciso a colpi di pistola. Nell’aprile del 1991 a Milano, ancora una lite, ed ancora un atto di violenza, uccidendo a colpi di pistola ed addirittura, dopo, accoltellando Massimo Ghislandi di 23 anni e Nabil Magreb di 22 anni in concorso con altre persone. Nonostante questi atti di estrema violenza Aldo Consoli, che è stato rinchiuso in un manicomio criminale ed anche in altri istituti psichiatrici, subito dopo i delitti ed i tentati omicidi commessi, era stato lasciato libero perché non in grado di intendere e di volere. Ora ritorna in carcere per quest’altro episodio di violenza.

I fatti:
Collaborazione tra polizia e carabinieri, indagine su reperti da parte del gabinetto regionale della Polizia Scientifica di Palermo per arrivare ad individuare esecutori e mandati dell’omicidio di un pregiudicato, Giuseppe Avvenia ,di 38 anni, avvenuto nella notte tra il 2 e 3 ottobre, in via Traversa, ucciso con due colpi di pistola a tamburo al cuore, mentre altri quattro colpi sono andati a vuoto. Secondo le indagini eseguite da polizia e carabinieri i protagonisti di questo omicidio sono tre pregiudicati Giuseppe e Roberto La Rosa, rispettivamente di 38 e 34 anni, mentre il mandate è Aldo Consoli,54 anni, pluripregiudicato e pluriomicida. Un delitto, come hanno tenuto a sottolinea gli investigatori, che nasce nel sottobosco della malavita armerina, probabilmente per contrasti nella loro attività malavitosa e soprattutto perchè Giuseppe Avvenia, elemento litigioso, aveva offeso in pubblico, Aldo Consoli, altro elemento litigioso e violento. Le prove inconfutabili che hanno inchiodato sia Aldo Consoli, nella sua qualità di mandante, che i fratelli Giuseppe e Roberto La Rosa sono arrivate dagli indumenti che, subito dopo il delitto, sono stati rinvenuti in un sacchetto di plastica, in mezzo alla spazzatura, nel sottotetto di un garage, poco distante dal luogo del delitto ma anche poco distante dall’abitazione di Roberto La Rosa, che ha offerto al fratello la logistica per eseguire il delitto e probabilmente procurando la pistola a tamburo con la quale è stato commesso l’omicidio. L’esame degli indumenti trovati all’interno del sacchetto di plastica ha consentito di trovare tracce di saliva per cui è stato possibile effettuare l’esame del Dna nel gabinetto regionale della Polizia Scientifica di Palermo, dove la biologa Paola Di Simone ha rinvenuto tra l’altro sia il Dna di Giuseppe La Rosa che di Giuseppe Avvenia, prove che sono inconfutabili nell’assegnare ai fratelli La Rosa l’esecuzione del delitto. Le successive intercettazioni ambientali e telefoniche hanno consentito, in una fase successiva, di risalire al mandate, Aldo Consoli, soggetto violento, pluriomicida, ricoverato in un manicomio criminale ed i diversi istituti ospedalieri, ritenuto dai medici specialisti non in grado di intendere e di volere, tanto da essere fuori, nonostante abbia commesso omicidi e tentati omicidi. Il Consoli aveva avuto diversi contrasti con Giuseppe Avvenia e questi, in pubblico, lo aveva più volte offeso. Proprio tutto questo aveva portato Aldo Consoli a decretare la sua morte. Sulla base di tutti questi elementi il Procuratore della Repubblica, Calogero Ferrotti, ha chiesto al Gip presso il tribunale di Enna, di emettere nei confronti dei fratelli La Rosa e di Aldo Consoli, ordine di custodia cautelare in carcere perché autori dell’omicidio, e dopo l’arresto, avvenuto ieri mattina all’alba, da parte dei carabinieri della compagnia di Piazza Armerina e degli agenti della Mobile e del commissariato di Ps, i tre pregiudicati sono stati trasferiti nel carcere di Enna a disposizione del magistrato inquirente.