Presidente UKE Cataldo Salerno: Rispetto per chi amministra la città di Enna. Diamoci tutti una calmata
Enna-Cronaca - 27/12/2009
Enna. C’è qualcosa di preoccupante nelle prime manifestazioni di avvio della campagna per le elezioni amministrative del comune di Enna. Si tratta dei toni utilizzati per mettere in discussione le scelte dell’amministrazione uscente. Naturalmente criticare le decisioni del sindaco Agnello e dei suoi assessori è non soltanto un diritto di ciascun cittadino, ma anche in alcuni casi una reazione obbligata. Non c’è dubbio, per esempio, che l’istituzione del senso unico sul viale Diaz, per far posto alla corsia preferenziale per gli autobus, sia stata una scelta fondamentalmente sbagliata, in quanto non ha tenuto conto della disaffezione degli ennesi verso i mezzi pubblici, i quali in effetti non godono di buona fama di puntualità, regolarità e rapidità.
Ma tra il diritto alla critica, anche severa, e l’uso indiscriminato di un linguaggio gratuitamente aggressivo c’è una grande differenza. Mi soffermo su questi toni perché ritengo che essi possano risultare estremamente pericolosi per la nostra città, in quanto concorrono a creare un clima di violenza verbale, a diffondere atteggiamenti di sterile protesta qualunquista contro tutto e contro tutti, a distruggere invece che a costruire.
L’amministrazione Agnello non è certamente la migliore amministrazione possibile, ma neppure la peggiore: le va dato atto, anzi, di avere tirato fuori la città da un dissesto finanziario di proporzioni inaudite e di essersi assunta, con un coraggio non comune, la responsabilità delle misure di rigore e di contenimento delle spesa in una città che, quando Agnello è stato eletto, contava una dozzina d’anni di caduta libera verso il degrado e di totale assenza di qualsiasi intervento di manutenzione.
Per queste ragioni, ma non soltanto per queste ragioni, durante l’amministrazione Agnello la città non ha recuperato tutti i ritardi, non è stato fatto tutto quello di cui la città avrebbe avuto bisogno. E tuttavia abbiamo rivisto strade pavimentate dopo tanti anni che ciò non accadeva, illuminazione pubblica dove non esisteva più neppure una vecchia lampadina, un inizio di segnaletica stradale, diverse scuole comunali restaurate, una limitata ripresa delle attività culturali e di promozione turistica persino con la riapertura del Castello di Lombardia e della Torre di Federico, impianti sportivi completamente rifatti, alcuni supporti per l’Università, e tanto altro ancora, tra cui l’imminente ultimazione degli eterni lavori per la restituzione alla città del Teatro Garibaldi.
Poi, nel mezzo di un’estate particolarmente calda, è arrivata la buccia di banana del viale Diaz a senso unico: un errore culturale più che strutturale. Che però è servito ad alcuni non tanto per protestare, come sarebbe stato giusto fare, ma per emergere da una condizione di marginalità politica, ergendosi a protagonisti di una sorta di guerra santa: in prima fila, come spesso accade, esponenti dello stesso partito che guida il Comune, rimasti privi di ruoli di responsabilità di governo e quindi particolarmente disposti a dire male di tutto, spesso con un’asprezza davvero inusitata e, cosa più pericolosa, con un’assoluta mancanza di rispetto verso le istituzioni.
Se dovessero essere questi i toni che caratterizzeranno la campagna elettorale, occorrerebbe raccogliere le firme per rinviare le elezioni. I toni vanno moderati e ricondotti ad un civile confronto di idee sullo sviluppo della città e sul suo prossimo governo, partendo dal rispetto dei ruoli. Certi modi di rivolgersi al sindaco da parte di qualcuno, come se si trattasse di un compagno di scuola, non sono segno di coraggio, ma di arroganza gratuita e sboccata. Le istituzioni, tra le quali la prima carica cittadina, vanno innanzitutto rispettate, come fondamento di un’autentica cittadinanza nella quale c’è posto per qualsiasi critica, anche pesantissima, verso le realizzazioni e le omissioni degli amministratori, ma non ci può essere spazio per la denigrazione dei ruoli pubblici e delle persone che li rivestono. Si prenderebbe una china pericolosissima che investirebbe tutti e riporterebbe la città nel degrado, questa volta anche civile.
Cataldo Salerno
Presidente Università Kore Enna