CISL: Allarme call center in Sicilia
Enna-Cronaca - 28/01/2010
Allarme call center in Sicilia lo lancia Il segretario Generale Regionale della Fistel- CISL Giuseppe Tomasello il settore dei call center è in enorme progresso in tutto il mondo , solo in Italia ci sono 250000 addetti , ma rischia di entrare in crisi . In Sicilia diverse aziende come Multimedia Planet B2B, nella provincia di Trapani, che impiega circa 900 Lavoratori ed è in liquidazione, non paga gli stipendi da mesi e non si intravedono prospettive a breve di risoluzione della vertenza, nonostante l’impegno sindacale e delle istituzioni locali. Ma non è purtroppo il solo esempio negativo perché molte altre piccole aziende hanno gia dismesso l’attività o sono in procinto di farlo e molte volte non si ha contezza del fenomeno per la polverizzazione dello stesso, spesso associata anche all’ utilizzo di forme di incentivazioni previste dalle normative regionali non seguite poi dalla reale tenuta occupazionale, ma solo da meri processi speculativi. Questo fenomeno è realmente preoccupante perché tra piccole e grandi aziende , questo settore occupa in Sicilia oltre 8000 risorse e spesso rappresenta la sola opportunità di lavoro per migliaia di giovani, molti dei quali laureati o con una buona preparazione scolastica , fattore che negli ultimi anni ha incentivato molte delle grandi aziende ad investire in Sicilia , ma anche in tutto il sud.
Ad aggravare la situazione si sta diffondendo sempre di più il fenomeno del call center delocalizzato . Che si tratti di Albania o Argentina non c’è differenza, il grande esodo del lavoro sembra riguardare già 1.500 impiegati. Il numero, secondo le stime dovrebbe addirittura raddoppiare entro fine 2010.
Oltre all’evidente crisi occupazionale i call center sarebbero soggetti anche a polemiche di altra natura. Essi forniscono servizi di diversa qualità a seconda che l’utente sia un cliente di serie A (spenda molto) o di serie B (spenda poco). Questo implicherebbe che quando a chiamare è un cliente che spende poco, lo stesso numero verrà instradato verso un call center estero. Questi call center in trasferta sono fatti di lavoratori volenterosi, capaci anche di un buon italiano,ma sono lontani e offrono un servizio ben diverso. Il fenomeno riguarda tendenzialmente tutti gli operatori di telefonia (fissa ma soprattutto mobile), ad esempio si adotta un sistema a stellette per classificare i profili di spesa dei propri clienti e la conseguente qualità del servizio.
I clienti a 5 stelle parlano con un call center italiano; i clienti ad una sola stella sono dirottati spesso verso l’estero. Diverse sono le strategie qui in Italia, la maggioranza degli immigrati Romeni ad esempio sceglie un gestore , se è un cliente rumeno in Italia, lo si fa parlare con un call center che è in Romania. Ma al di là del fattore “profilazione”, c’è una questione occupazionale piuttosto seria.
Le strategie aziendali delle varie compagnie infatti prevedono un progressivo esodo all’estero. Secondo i dati di previsione , nel 2010 si trasferiranno in Romania almeno 300-400 posti di lavoro , altri gestori famosi già oggi avrebbero affidato in outosourcing ad aziende operanti a Tirana, Bucarest, Tunisi per un totale di 400 lavoratori. Molti altri hanno già preannunciato che la percentuale di lavoro appaltato aumenterà e che saranno seguiti direttamente solo i clienti “a 5 stelle” (i migliori). Sarebbero invece 300 i lavoratori in Romania per Vodafone mentre tra i 500 e i 600 quelli di Telecom Italia in Tunisia, Albania, Romania, Turchia, Argentina. Fastweb ha diversi fornitori che, per i picchi di traffico, si servono di call center in Albania e Romania.
Ecco perché assieme ai colleghi della FELSA –CISL che rappresenta i lavoratori non stabilizzati “cosiddetti precari” molto numerosi in questa realtà lavorativa , ci facciamo promotori di uno studio che approfondisca il fenomeno e che ci permetta, assieme alla nostra confederazione , di proporre a livello regionale dei provvedimenti che prevedano incentivi solo alle aziende virtuose cioè quelle aziende ( e ne esistono già sul territorio) che mantengono l’occupazione in modo stabile e continuativo nel tempo, perché la Sicilia non può essere soltanto terra di conquista e serbatoio di incentivi a perdere , ma deve rappresentare un laboratorio per la crescita di imprenditoria regionale anche in questo settore così competitivo.