Enna. Grande partecipazione alla festa della Repubblica

Enna. Piazza Garibaldi quasi come i Fori Imperiali di Roma, con il tricolore che sventolava nel più alto pennone del palazzo del Governo per i festeggiamenti legati al 64° anniversario della Repubblica Italiana. Tanta folla, tante personalità presenti, ma i protagonisti sono stati le forze dell’ordine e coloro i quali hanno ricevuto le onorificenze per conto dei familiari che hanno sacrificato la propria vita per difendere quei valori ai quali si è strettamente legati. Piazza Garibaldi era un bel colpo d’occhio ieri mattina con le evoluzioni e lo schieramento delle forze dell’ordine, e la presenza del gruppo interforze costituito dai rappresentanti dell’Aeronautica, Guardia di Finanza, Polizia di Stato, Polizia Penitenziaria, Corpo Forestale, Vigili del Fuoco, Vigili Urbani e i rappresentanti della Croce Rossa Italiana, la sfilata dei gonfaloni dei comuni, alcuni dei quali colpevolmente assenti in una manifestazione che aveva una notevole importanza, con la sfilata delle associazioni combattentistiche, quindi gli onori al prefetto, Giuliana Perrotta, accompagnato dal questore Salvo Patanè e dai colonnelli Michele Di Martino dei carabinieri e Giuseppe Pisano della Guardia di Finanza, preceduti dall’alza bandiera e dall’inno nazionale cantato dagli alunni della scuola De Amicis e dal coro “Mater Dei” di Calascibetta con la partecipazione del soprano Anna Di Marco e del tenore Salvatore Bellia. Walter Lo Dico del comando provinciale dei carabinieri ha letto il messaggio del capo dello Stato, Giorgio Napoletano, quindi la parte più toccante della manifestazione: la consegna delle onorificenze dell’Ordine al merito della Repubblica, e delle medaglie alle vittime del terrorismo ed al Merito Civile. Nel discorso del Prefetto Giuliana Perrotta (sotto riportato per intero) si è sottolineata l’importanza di questa ricorrenza, in quanto espressione di valori di unità democratica e coesione sociale, per richiamare l’attenzione della cittadinanza sui valori fondanti della Repubblica e della Costituzione, per sottolineare lo stretto collegamento con l’anniversario che ricorre quest’anno dell’Impresa dei Mille, con le manifestazioni che la Prefettura sta programmando in vista nel 2011 del 150° anniversario dell’Unità d’Italia. Nel pomeriggio la manifestazione è proseguita con un concerto eseguito da cinquanta elementi del Coro del “X° Reparto Mobile della Polizia di Stato”. A conclusione del concerto è stato offerto dalla Prefettura con la collaborazione di diverse Associazioni di categoria un buffet a tutta la cittadinanza con la degustazione di prodotti tipici locali, con degli stand che circondavano i laterali della piazza.
Sono state tante le onorificenze concesse nel corso dei festeggiamenti per il 64° anniversario della Repubblica a cominciare dalla medaglia d’oro concessa in memoria dell’agente Giuseppe Scravaglieri, vittima di un attacco terroristico a Roma. Il prefetto Giuliana Perrotta ha consegnato la medaglia al padre dell’agente ucciso Sebastiano Scravaglieri. Sono state consegnate delle medaglie al valor civile per premiare atti di eccezionale coraggio, tra questi la consegna di medaglie d’oro ai familiari di coloro i quali sono deceduti nel tentativo di salvare la vita ai colleghi rimasti vittime dell’esplosione di grisu in una galleria nel corso della realizzazione della diga di Ancipa nel dicembre del 1950. Le medaglie d’oro, presente il sindaco di Troina, sono state consegnate ai familiari dell’ingegnere Giulio Panini, dei geometri Amabile e Vito Colarossi, Francesco Paolo Papasso, Giuseppe Stati, Angelico Giovanni Tuccio, Carmelo Verducci, Antonio Muscarà, Luigi Pompeo e Benedetto Vergari. Onorificenze “al merito della Repubblica” che va a premiare chi ha acquisito benemerenze verso la nazionale nel campo delle lettere, arti, economia al cavaliere Paolo Fulco, ispettore superiore del Corpo Forestale, consegnata dal prefetto Giuliana Perrotta; al cavaliere Massimo Gennaro, ispettore superiore del Corpo Forestale, medaglia consegnata dal colonnello Di Martino, comandante provinciale dei carabinieri. Al cavaliere Vincenzo Quattrocchi, presidente provinciale Associazione Partigiani d’Italia, consegnata dal colonnello Giuseppe Pisano, comandante della Guardia di Finanza.

L’intervento del Prefetto, Giuliana Perrotta:
“E’ con autentica e – spero comprensibile – emozione che ho il piacere di rivolgere a voi tutti, per la mia prima volta qui ad Enna, gli auguri per la festa del 2 giugno, una festa cui è affidato tradizionalmente il compito di ricordare e celebrare quello straordinario sforzo di solidarietà, di condivisione d’intenti, di tensione ideale che, poco più di sessant’anni fa, consentì al nostro Paese, stremato dalle divisioni e dalle privazioni della guerra di risollevarsi, ritrovando una identità civile, alimentata dai valori di libertà e di democrazia.
Ricordando, il 2 giugno di ogni anno in tutte le province del paese, la nascita dello stato repubblicano, intendiamo riaffermare il profondo valore della nostra storia: 64 anni fa il popolo italiano scelse la forma di governo repubblicano ed elesse l’Assemblea Costituente che, poco tempo dopo, varò la Carta Costituzionale, nei cui principi gli italiani si ritrovano e nella comune adesione ad essi si fonda l’ identità collettiva condivisa.
Si tratta di principi che sono sempre validi, e costituiscono uno strumento di tutela, di difesa, ma anche di azione e di costruzione di cose positive.
La Costituzione è stata ed è tuttora segno di unità del paese: essa , come diceva Dossetti, è un faro a cui guardare per tenere la rotta nei momenti più difficili e i fari, si sa, restano sempre accesi.
Esserne coscienti serve non soltanto a celebrare un momento commemorativo del passato ma a ritrovare le ragioni del nostro stare insieme oggi, in un paese che vuole rinnovare ogni giorno la propria fedeltà ai valori della democrazia, della solidarietà, senza smarrire il senso di appartenenza ad una collettività nazionale che in quei valori non solo affonda le proprie radici ma ad essi affida il proprio futuro.
Siamo tutti consapevoli di vivere un grave momento di difficoltà e di incertezza, una fase di crisi economica che produce una giustificata apprensione nelle famiglie, nelle imprese, tra i lavoratori,e i giovani, erodendo la loro fiducia nel futuro.
Eppure è proprio in questi momenti che i sentimenti di reciproca vicinanza, di condivisione, di compattezza sociale vanno alimentati per assicurare la tenuta della nostra società, la sua coesione interna, la tensione solidale dei cittadini contro ogni rischio di arretramento.
E poi questo è un anno speciale: quest’anno ricorre il 150° anniversario della spedizione dei Mille, quella impresa straordinaria del 1860 di Giuseppe Garibaldi, a cui questa piazza è intestata e che, singolare coincidenza, morì proprio il 2 giugno.
Esaltare quella impresa,che si compì nell’anno successivo con l’unificazione dell’Italia, vuol dire ricordare quanto sacrificio e quanto sangue è costata la realizzazione della nostra identità nazionale che non può essere sminuita da “grossolane denigrazioni” ( citazione del Presidente della Repubblica)
Per troppo tempo il sentimento di appartenenza alla nazione, quello che viene chiamato anche amor di patria, è stato mortificato e compresso: ideologie vecchie e nuove hanno teso e tendono a considerarlo un retaggio d’altri tempi; un vuoto e retorico sentimentalismo, addirittura falso, sì da farci a volte quasi quasi vergognare di sentirci italiani, e di provare emozione nell’ascoltare l’Inno d’Italia.
Eppure tutti restiamo colpiti, ammirati, nel vedere – succede soprattutto in occasione delle partite di calcio internazionali o nei films – con quanta passione e sentimento gli altri sentono e cantano i loro inni nazionali; o il profondo, fiero senso di appartenenza che dimostrano gli americani nei confronti del loro paese malgrado le disuguaglianze e le contraddizioni degli USA, e come questi sentimenti siano comuni non solo agli adulti, di ogni colore o etnia ma ai giovani, ai bambini, ai conservatori come ai progressisti.
Ed invece qui da noi – bisogna dirlo – per molto tempo la parola patriota è stato considerato un termine ottocentesco, vecchio, superato, e l’amor di patria un sentimento un po’ demodè, un po’ anacronistico, quasi ridicolo e da certa èlite intellettuale ritenuto espressione di mentalità reazionarie e autoritarie.
E’ stato merito di tre grandi presidenti quali Pertini, Ciampi e Napolitano aver fatto riscoprire a tutti noi il piacere e l’orgoglio di sentirci italiani senza distinguo e senza riserve.
Voglio ricordare le parole del presidente Napolitano in occasione delle recenti celebrazioni dell’impresa dei Mille quando ha più volte sottolineato che “non c’è nessuna retorica nel recuperare motivi di fierezza e di orgoglio nazionale, perchè ne abbiamo bisogno,….. una più matura consapevolezza storica comune è importante anche per affrontare con la necessaria fiducia le sfide che ci attendono e già mettono alla prova il nostro Paese”. «non è retorica reagire a tesi storicamente infondate, come quelle tendenti ad avvalorare ipotesi di unificazione solo parziale dell’Italia, abbandonando il Sud al suo destino».
In questo percorso di valorizzazione del senso di appartenenza alla Nazione, ho sempre creduto importante restituire dignità al valore evocativo dei simboli, ricordandone i contenuti e assicurandone visibilità. Per questa ragione ho voluto che a distanza di tanti anni, sulla torretta più alta del Palazzo del Governo, ritrovasse il suo posto il tricolore, in cui ciascuno, in ogni momento, possa riconoscere un segno di comunanza e di adesione all’ideale condiviso del nostro Paese.
Perché quello che ci unisce in un territorio così variegato, popolato da persone, che le vicende storiche hanno reso così diverse per aspetto, per abitudini, per linguaggio, il collante che ci tiene insieme è proprio quel drappo che sventola lassù con tutto quello che vuol dire in termini di fede nei valori e nei principi costituzionali, nelle nostre radici più profonde, nella nostra lingua comune, nella consapevolezza del valore dei nostri letterati, dei nostri scienziati, dei nostri eroi.
…..e ne abbiamo tanti di eroi, ma non voglio citare quelli importanti, quanto quelli anonimi, sconosciuti ai più ma che tanto hanno fatto per noi, sino a sacrificare la vita.
Oggi ne ricordiamo alcuni, tra poco infatti consegnerò una medaglia d’oro al valore civile alla memoria di una vittima del terrorismo, terrorismo che ha segnato la vita di tanti e la coscienza di tutti quelli che quel periodo storico hanno vissuto anche se solo da spettatori impotenti.
Una medaglia in ricordo di uno di quegli anonimi servitori dello Stato ucciso dalla follia sconfinata che era alimentato dal clima di infatuazione ideologica che si respirava in quegli anni .
…e non meno eroici quei lavoratori, ai cui familiari consegneremo tra poco una medaglia d’oro alla memoria, che la vita hanno sacrificato durante la costruzione di un’opera pubblica, nel tentativo di salvare altri loro compagni, ricordandoci così che la sicurezza e la tutela del lavoro è uno dei principi fondamentali della nostra Costituzione.
Ma ricordare tutto quello che fa di noi degli italiani, non vuol dire abiurare al nostro essere siciliani, molisani, friulani, calabresi o campani o pugliesi, ai nostri dialetti, alle nostre tradizioni, credetemi, posso dirlo io che sono stata in tutti questi posti ed in ognuno ho lasciato un pezzetto di cuore perché mi sono sentita di volta in volta parte integrante di quelle comunità, così come mi sento oggi parte di questa.
Perché la diversità delle culture regionali resta la più ricca risorsa dell’Italia, ma diversità non vuol dire separatezza, non vuol dire esclusione.
Per tutto questo abbiamo voluto festeggiare quest’anno l’anniversario della Repubblica in un modo meno stereotipato e più partecipato: intanto, poiché riteniamo che questa è la festa degli italiani, dei cittadini prima di tutto, così abbiamo voluto che le manifestazioni, le cerimonie, persino il momento conviviale, tutto si svolgesse in piazza, e poi abbiamo voluto cantare per la prima volta, almeno per me, per intero l’inno d’Italia come avete potuto constatare un momento fa, e non basta perché tra poco potremo sentire e cantare, per chi lo vorrà, perché gl’inni non si ascoltano solo, ma si cantano anche, ed il testo lo abbiamo distribuito, l’inno della regione siciliana che, è poco conosciuto ma è bellissimo; e poi, proprio perché questa è la festa di tutti, tutti abbiamo voluto coinvolgere nell’organizzazione della giornata, perché quello che è previsto oggi per la Festa della Repubblica è frutto di un lavoro di gruppo… un grande gruppo composto da tante istituzioni, enti, associazioni, e da tanti uomini e donne perché sono loro che fanno le organizzazioni, e che vorrei ringraziare uno per uno perché tutti sono stati splendidi e generosi:
In primis il Comune e per il Comune dal primo cittadino, quello che è ancora il sindaco di questa città: Rino Agnello di cui ho potuto apprezzare in questi miei primi nome mesi l’impegno, la correttezza, la disponibilità.
Grazie Sindaco a nome mio e, credo di interpretare un sentimento collettivo, di tutti gli ennesi.
Grazie poi alla Provincia regionale e per essa al Presidente Giuseppe Monaco ; Al direttore dr Giovanni Fonte del Banco di Sicilia; al presidente rag Mario Sgrò dell’Ente Autodromo di Pergusa,al dr. Nunzio Caruso dell’Azienda regionale Foreste.
Sono grata poi a tutte le associazioni che sono state veramente eccezionali: la Confindustria, la CNA, la Confcommercio, la Confartigianato , la Confesercenti, la CIA,la Coldiretti, la Confagricoltura, l’ANPA,l’ Associa- zione regionale Allevatori della Sicilia, la ditta Arena, la ditta Glorioso, la ditta Savoca, hanno fatto a gara per darci una mano;
un sentito ringraziamento ai cori: a quello dei bambini del Circolo didattico De Amicis di Enna, diretto dalla maestra Petralia, ai quali speriamo di dare per il prossimo settembre una scuola più sicura e accogliente;al coro Mater Dei di Calascibetta,alla Banda di Enna diretti dal maestro Botte , agli artisti Anna Di Marco e Salvatore Bellìa, e per ultimo, ma solo perché si esibirà pomeriggio al Coro del 10° reparto mobile della Polizia di Stato di Catania diretto dall’ispettore Girlando.
Un sincero ringraziamento alle forze dell’ordine: il questore Salvatore Patanè, il comandante provinciale dei Carabinieri, col Andrea De martino, a cui faccio i complimenti per la impeccabile regia della parata, al col Giuseppe Pisano comandante provinciale della Guardia di Finanza,e al comandante della Polizia municipale cap. Aldo Gloria, con loro ringrazio tutti i poliziotti, i carabinieri, i finanzieri e i vigili urbani, che hanno nei rispettivi ambiti contribuito alla perfetta riuscita di questa manifestazione.
Grazie a tutti i Sindaci dei Comuni che sono presenti con i loro gonfaloni, ed infine consentitemi di ringraziare pubblicamente la mia squadra, i miei collaboratori, abbiamo lavorato veramente tanto per organizzare tutto questo.
Grazie al mio vicario dottssa Giusi Di Dio Datola, al vice prefetto dott Matilde Pirrera, al capo di gabinetto dr Giuseppe Sinacori, al mio segretario cav Giuseppe Aloi, alla infaticabile sigra Silvana Riccobene, al dr.Filippo Fiammetta, sono tutti funzionari preziosi e straordinari, ma il mio sincero ringraziamento va a tutti i dirigenti e a tutti gli impiegati della Prefettura, dal primo all’ultimo,non posso citarli tutti, che giorno per giorno, con grande spirito di sacrificio, senza clamori e riconoscimenti particolari, operano all’interno di questa istituzione, la Prefettura, che costituisce nel pubblico impiego un punto di riferimento per tutti perchè coordina e supporta le forze dell’ordine; interviene nelle vertenze di lavoro, contrasta le infiltrazioni mafiose nel settore pubblico e nell’economia; irroga le sanzioni depenalizzate, si occupa degli immigrati regolari e non ; vigila perché su tutto il territorio nazionale i cittadini abbiano pari diritti ed uguali servizi, insomma un grazie di cuore a tutti coloro che lavorano al mio fianco al fine di assicurare, secondo una espressione aulica, il mantenimento di una serena, ordinata e, aggiungo io, una più equa convivenza civile.
Festeggiamo dunque questo giorno uniti negli ideali e nell’impegno concreto, con l’identica fiducia e la stessa voglia di riscatto che seppero trovare i nostri padri, per assicurare una prospettiva di sviluppo al Paese ed un sereno futuro ai nostri figli.
Grazie e viva l’Italia”.