A Morgantina Teatri di Pietra Sicilia con “Eumenidi”, intervista a Vincenzo Pirrotta

Morgantina (Aidone – Enna). Sesta edizione di Teatri di Pietra Sicilia, la rete dei teatri antichi e siti monumentali e archeologici che, organizzata da Capua Antica Festival e diretta da Aurelio Gatti, lega idealmente tutta Italia da oltre dieci anni, proponendo un’opportunità di sviluppo a territori che, diversamente, conoscerebbero solo un turismo mordi e fuggi e, in alcuni casi, neanche quello.
In scena, nello splendido scenario del Teatro Antico, sarà messo in scena “Eumenidi” da Eschilo, per la regia dell’eclettico Vincenzo Pirrotta. Si tratta di una rivisitazione teatrale in chiave sperimentale dell’omonima opera di Eschilo, tratta dalla traduzione di Pier Paolo Pasolini, con un adattamento e una riscrittura del testo in siciliano operata dal talento di Vincenzo Pirrotta. L’attore-regista rievoca in sintesi l’intera trilogia secondo i canoni dell’oralità di strada, ricorrendo ad una versatilità genuina che ha le sue radici nel parlato contadino e nei ritmi del folclore. Non si tratta di un’opera prima, ma di una ripresa a distanza di otto anni dalla prima messa in scena, di quello che è stato lo spettacolo- rivelazione del talento “Pirrotta”.

 

Vincenzo Pirrotta: il puparo e cantastorie palermitano, si diploma  alla scuola di teatro dell’I.N.D.A. di Siracusa; autore, attore e regista, rappresenta l’erede della tradizione dei cuntisti : nasce e si forma infatti, all’interno del laboratorio di teatro di figura che Mimmo Cuticchio, uno dei massimi  rappresentanti della famiglia di pupari siciliani e riproponendo l’arte dell’ultimo grande cantastorie siciliano, Peppino Celano. Si fa notare su scala nazionale con una versione delle “Eumenidi” di Eschilo in siciliano, a cui hanno fatto seguito i successi di “‘U Ciclopu” e “Sagra del Signore della Nave”, sempre in dialetto. L’artista palermitano inaugurerà questa sera a Morgantina, la stagione 2010  del circuito “Teatri di Pietra Sicilia”,esordendo in  anteprima nazionale con una più oculata riproprosizione  dello spettacolo: “Le Eumenidi”, già portato in scena alcuni anni fa.

       

Il 13 luglio a Morgantina, in occasione dell’apertura dei “Teatri di Pietra”, debutti in anteprima nazionale, e in data unica tra l’altro, con un’opera da te già rappresentata in passato. Le Eumenidi, di Eschilo, perchè riproporla una seconda volta a distanza di tempo?

Perché c’è ancora, e forse più che mai, l’esigenza di parlare della giustizia in Italia, e tale argomento mi apre la strada ad una forte provocazione, come è già successo alla Biennale di Venezia, perché urge il tema della giustizia ma soprattutto dell’uso che se ne fa. Tale materia è all’ordine del giorno perciò lo ripropongo a distanza di 5 anni con n rinnovato e più forte senso di pungolo, per capire cosa sia mutato nel sentire comune in tal senso. Nel circuito Teatri di Pietra Sicilia, sarà data unica, ma perché subito dopo andremo a Firenze, e poi in tante altre piazze, e poi seguirà una tournè all’estero che ci terrà felicemente impegnati.

           

Nell’opera, Atena, rimette la giustizia nelle mani dei cittadini, come a riconoscerne le loro capacità di giudizio in proposito. Noi a chi stiamo affidando la giustizia? E’ riconosciuta la nostra capacità di decidere?

Nell’opera, come nell’attualità, i cittadini  sono in balìa di pochi governanti che credono di poter con le leggi sovvertire la democrazia istituita; si fanno cioè ammansire da allettanti proposte  fatte dai governanti, e delegano le loro possibilità di intervento a loro, vuoi per pigrizia, o per fiducia, o per necessità dettate dal tempo.

          

Chi potrebbero essere oggi le EUMENIDI, e le ERINNI? E sarebbe possibile oggi, la trasformazione che hanno avuto le Erinni in Eumenidi?

Delle Erinni bisogna stare attenti ,e guardarsi bene intorno.. di esse ce ne sono tante.

Il problema è capire per che cosa le Erinni lottavano: se le Erinni lottavano per l’applicazione della giustizia e della legge allora erano degli esseri corretti   Ma se le  intendiamo come delle cagne che mordono il collo delle persone oneste, e allora in questo senso ce ne sono parecchie ad oggi. Nel mio spettacolo le Erinni rappresentano coloro che tentano di applicare la giustizia ma che attraverso un compromesso fatto con  Atena, rinunciano al compito per il quale sono state create, e passano la parola ai cittadini.

Perché debuttare a Morgantina, ai Teatri di Pietra?

Perché, “Teatri di Pietra” non è un contenitore  ma  un circuito che riconsegna la cultura, la poesia, il teatro ai luoghi originari, sorti dalla pietra, e questo  con un’accurata scelta degli spettacoli e degli argomenti che essi tratteranno. Noi siciliani siamo fatalmente legati alla cultura greca alla loro straordinaria eredità che ci ha lasciato, è dunque giusto, ed anzi doveroso che questa  eredità venga gestita da chi di competenza e con precisione oculata e senza farsi cogliere dal fascino evocativo e finanziario di personaggi o popolarità che rendono difficile tale compito. Penso cioè a tutti quegli spettacoli musicali, importanti tanto quanto uno spettacolo di Eschilo, che però hanno più luoghi a disposizione, come gli stadi per esempio; mentre uno spettacolo classico non si può fare allo stadio.

                         

Un’opera che ti ha conferito tanto successo, è stato U CICLOPU, da te diretto, e rappresentato in “lingua madre”, ossia in siciliano. Cosa rappresenta per te tale opera, e cosa miri ad esprimere attraverso il siciliano, che si pone come costante nei tuoi lavori?

L’opera rientra all’interno di una trilogia da me tradotta; il siciliano è stato qui un’ulteriore e più ancestrale forma espressiva per esprimere una cultura come quella greca, che è arcaica e misteriosa anch’essa, come i vari dialetti che ci portiamo dietro da sempre e che mutano al mutar delle generazioni. Adesso la mia intenzione è quella di proporre tutta la trilogia in un unico spettacolo.

                  

Negli ultimi tempi, o forse da sempre, ma in modo levigato, assistiamo a tagli finanziari  o promesse d’appoggio venute meno, nei confronti di manifestazioni culturali, rassegne, o festival. Cosa a tuo parere, non ha convinto sinora le amministrazioni, i vari governi, e chi detiene il potere finanziario, a prestar  man forte ala cultura? Pecca in qualcosa, oppure fa paura, la cultura?

Si, nelle alte sfere la cultura credo possa fare paura. Diceva Gramsci dopo il suo arresto: “Hanno impedito per 10 anni al mio cervello di ragionare”, questo perché c’era paura del ragionamento che poteva fare un uomo illuminato come lui. Per quanto riguarda la distribuzione dei contribuiti, più che di distribuzione, alle volte si assiste ad una spartizione delle “torte”,  secondo una criterio  di simpatie e antipatie, senza considerare invece l’oggetto o la proposta culturale. Voglio dire, un artista può anche non andare a genio, o essere scomodo; ma se  il suo lavoro culturalmente  può accrescere il territorio, allora si deve adempiere al dovere di  sostenerlo. Tutto passa sempre attraverso la qualità delle cose e delle persone.

 Aurica Livia D’Alotto