Enna. Consigliere provinciale Sutera: da CdA CESIS “terrorismo politico e mediatico”
Enna-Provincia - 14/12/2010
Enna. Non si placano le polemiche sulla dismissione da parte della Provincia regionale dal Cesis. Dopo il botta e risposta tra il Presidente della provincia Monaco ed il Cda del Cesis, ora interviene il Consigliere provinciale Michele Sutera, eletto nelle file del centro destra, con la seguente dichiarazione: “A seguito delle dichiarazioni rese alla stampa dai tre componenti del CDA del CESIS sulle decisioni della Provincia che, a loro dire, sono meritevoli di “aspra censura” ed al conseguente invito a tutte le forze politiche a rivedere il provvedimento assunto dal Consiglio Provinciale, quale espressione di una forza politica e quale Consigliere che ha votato la proposta dell’Amministrazione Monaco, sento il dovere morale e politico di fare alcune precisazioni di merito. La scelta fatta dal Consiglio è stata dettata, com’è noto, da valutazioni attente e responsabili, in ossequio alle normative vigenti ed in perfetta sintonia col programma elettorale accettato e condiviso da tutti gli alleati. Appare poco corretto fare intendere ai lettori che la scelta del Consiglio sarà foriera di “disgrazie e calamità” che si abbatteranno, a breve, sul territorio ennese in termini di mancato sviluppo e di occupazione. Quando si snocciolano cifre importanti e si paventano rischi per l’occupazione occorre che esse siano accompagnate da notizie vere ed evitare che esse si trasformino in terrorismo politico e mediatico. Le somme snocciolate sono andate in perenzione amministrativa con possibilità concreta di reiscrizione in bilancio, attese le notizie del MISE. Esse non si perderanno e, se accreditate, potranno essere gestite direttamente dagli uffici della Provincia. Il problema occupazionale, poi, è solo una grossa bufala stante che quel personale non ha mai “pesato” sulle risorse della società, bensì sui finanziamenti sulla formazione, che non è certo messa a rischio. Un cenno sull’aspetto tecnico-amministrativo è necessario. La situazione contabile del CESIS, purtroppo, presenta un deficit strutturale insanabile che prescinde dall’assetto societario. Va da sé che la proposta del CDA, peraltro non unitaria, di trasformarne l’assetto avrebbe solo potuto diminuirne il deficit, ma non avrebbe risolto il problema. Problema che si sarebbe trascinato nel tempo con grave danno, stavolta sì, per la comunità amministrata. Il CESIS, purtroppo, ha prodotto solo formazione che, ripeto, si autofinanzia ma non produce utili; di contro, produce perdite sistematiche da ripianare anno dopo anno, aggravando sempre più la situazione debitoria. Sì perché i debiti ci sono e sono consistenti. E’ vero che il CDA non ha percepito un solo euro di indennità, ma solo per problemi di cassa, non certo per espressa rinuncia; tanto è vero che la loro indennità è stata regolarmente iscritta in bilancio determinandone, in uno ad altre voci, la perdita di cui si è tutti a conoscenza. La scelta, quindi, fatta dal Consiglio, credo sia stata oculata, responsabile e nell’interesse della comunità ennese. In un periodo così difficile per le finanze della Provincia, una scelta diversa sarebbe stata paradossale e contraria al senso del dovere ed allo spirito di servizio che dovrebbe animare ogni amministratore pubblico. Recuperare risorse per il mantenimento di una struttura al solo fine di assicurare “visibilità” alla politica, intanto che si rischia l’occupazione di centinaia di lavoratori, penso ai precari, ai lavoratori della Multiservizi e non solo ed intanto che si taglia nei servizi essenziali, sarebbe stato un atto incomprensibile e, soprattutto, eticamente e moralmente ingiustificabile. Quanto al ruolo della “politica” alla quale si appellano i componenti del CDA, stenderei un velo pietoso, se non si imponesse qualche chiarimento. Da componente della coalizione non ho mai mancato un appuntamento della “politica”, pur tuttavia non ricordo una sola occasione nella quale la “politica” fosse stata chiamata e relazionata sulla gestione degli enti cosiddetti di sottogoverno. Ogni “detentore” di posto ha immaginato che quel ruolo avesse una sola caratteristica: l’autoreferenzialità. Pertanto risultava del tutto inutile rapportarsi con la “politica” salvo i casi di necessità. Ed in questi casi si pretende persino l’assurdo. Si pretenderebbe, cioè, che la “politica” imponesse ai propri Consiglieri di rivedere la propria decisione e fare marcia indietro su quanto deliberato a maggioranza (quasi che una decisione fosse legittima solo se all’unanimità). In questo caso, guarda un po’, la “politica”si ricorda dei Consiglieri. Ma dove è stata la “politica” quando i Consiglieri annaspavano nell’assunzione di alcune decisioni e chiedevano, a viva voce, l’ausilio della stessa? Se essa, come una meteora, appariva e spariva a seconda delle convenienze del momento, non può oggi pretendere di dettare le regole e di indirizzare i Consiglieri verso scelte illegittime, illegali e, soprattutto immorali, che minerebbero, soprattutto, la loro integrità morale. E’ questa la politica? Mi spiace, ma la Politica è altro”.