Protestano gli allevatori delle province di Enna, Catania e Messina

Tornano a protestare gli allevatori delle province di Enna, Catania e Messina che hanno segnalato una serie di problematiche che, nonostante la solerte e costante attività dei Servizi Veterinari delle Aziende sanitarie provinciali, ancora ostacolano la lotta nei confronti della brucellosi e della tubercolosi bovina. In particolare, è stato specificato che nell’area nebroidea, che comprende parte del territorio delle tre province, dove viene praticato l’allevamento bovino allo stato brado, che, pur costituendo una garanzia in termini di benessere animale e di qualità delle produzioni, rappresenta per la sanità degli allevamenti un costante pericolo per la difficoltà dei controlli e per lo stato di promiscuità in cui sono tenuti i capi. Le preoccupazioni espresse dall’ Unione Allevatori di Sicilia sono avvalorate dal costante accertamento nel territorio nebroideo di ripetute positività non solo alla Brucellosi bovina, ma anche alla Tubercolosi ed alla Leucosi bovina enzootica, nonostante, invece, nel resto del territorio regionale sia stata registrata una forte ed incontrovertibile tendenza alla diminuzione. L’eradicazione di tali malattie – viene sostenuto dal Dipartimento regionale dei servizi sanitari e del settore epidemiologico – apporterebbe un sicuro aumento delle quantità e della qualità delle produzioni locali a beneficio dell’economia nel settore e dello sviluppo del territorio. L’Unione Allevatori Sicilia, tuttavia, ha avanzato alcune proposte di soluzione del problema che sostanzialmente penalizza il settore zootecnico siciliano. Per alcune problematiche è già stata avviata un’interlocuzione con gli uffici del Ministero ed è in corso di approfondimento la normativa di riferimento, si tiene a specificare caso per caso.
Il Dipartimento regionale per quanto riguarda consentire alle aziende da ingrasso di poter acquisire capi bovini non infetti provenienti da aziende non ufficialmente indenni, considerato che le aziende da ingrasso movimentano esclusivamente capi verso il macello, si ritiene che tale possibilità possa essere concessa senza particolari rischi sulla possibilità di diffusione dell’infezione. Pertanto si ritiene che possa essere valutata la possibilità che la Regione siciliana autorizzi stalle da ingrasso, che intendono acquisire capi provenienti da aziende non ufficialmente indenni. Il punto più importante che l’Unione avanza è quella di ridurre sostanzialmente i tempi per dichiarare un allevamento bovino “Ufficialmente Indenne da Tubercolosi”, perché attualmente il tempo è di 14 mesi, mentre in altre regioni è di 4 mesi. Un’altra richiesta degli allevatori, che operano nei Nebrodi, è quella di consentire alle aziende Ufficialmente Indenni da Brucellosi, che acquistano capi non vaccinati provenienti da Aziende Indenni, di mantenere la propria qualifica. Il Dipartimento regionale ha già avviato, attraverso i canali della posta elettronica, le necessarie interlocuzioni con gli uffici del Ministero e con il relativo Centro Nazionale di Referenza. Una tale decisione potrebbe dare un forte impulso alla vaccinazione con RB51 nell’area dei Monti Nebrodi, già prevista dal Piano straordinario regionale, ed avviata, ma che incontra notevoli resistenze tra gli allevatori, che risultano penalizzati dal mercato per effetto della perdita della qualifica sanitaria di azienda Ufficialmente Indenne. Per consentire che tutti i bovini degli allevamenti della linea vacca-vitello, non solo le rimonte, vengano sottoposti a vaccinazione con RB51, il Dipartimento regionale ritiene che tale valutazione sia allo stato attuale prematura. L’Unione Allevatori di Sicilia, con spirito di collaborazione, ha suggerito di trovare una soluzione per erogare gli indennizzi per gli abbattimenti degli animali infetti solo dopo che l’allevamento abbia raggiunto la qualifica di Indenne o Ufficialmente Indenne e che possa essere individuata la possibilità di ritirare d’ufficio il codice aziendale, in casi specifici, da parte dell’autorità sanitaria locale.