Operazione ‘Nerone’, sei gli indagati: chiedevano pizzo a imprenditori e commercianti di Aidone e Piazza Armerina
Enna-Cronaca - 23/02/2011
Il Pm della DDA, Roberto Condorelli, ha chiuso l’inchiesta con le indagini sull’operazione antimafia “Nerone” con sei indagati, in attesa di decidere se chiedere o meno il rinvio a giudizio. L’operazione “Nerone”, effettuata dalla squadra Mobile, ha portato all’arresto di sei persone tra cui Ivano Antonio Di Marco, già in carcere, a Viterbo, perché ritenuto il cassiere delle bische del presunto boss provinciale, Turi Seminara. Infatti, Ivano Antonio Di Marco, difeso dall’avvocato Silvano Domina, era stato arrestato nel corso dell’operazione “Game Over” e viene accusato di associazione mafiosa e di estorsione. Gli indagati potrebbero salire a sette perché i magistrati stanno valutando la posizione di un settimo uomo. Al momento dell’operazione sono stati arrestati Elena Caruso, aidonese di 40 anni, difesa dall’avvocato Gabriele Cantaro, il suo convivente Vincenzo Scivoli, 41 anni; Riccardo Abati, 47 anni, difeso dall’avvocato Antonio Impellizzeri; Marco Gimmillaro, aidonese di 38 anni, difeso dall’avvocato Carmelo Lombardo; e Giuseppe Donato, 46 anni di Aidone, a cui sono stati concessi gli arresti domiciliari in quanto non accusato di associazione, difeso dall’avvocato Marcella Punturo. L’inchiesta “Nerone” ha avuto il pregio di avere debellato un gruppo, appartenente alla famiglia di Cosa Nostra, che cercava di imporre ad imprenditori e commercianti di Aidone e Piazza Armerina il pizzo, in caso contrario sarebbero stati vittima di incendi e danneggiamenti delle attrezzature. Sostanzialmente si trattava delle nuove leve di Cosa Nostra, che dopo l’arresto del gruppo che aveva a capo Salvatore Seminara, non avevano più un coordinatore e soprattutto si stava verificando l’ascesa al vertice di Elena Caruso, capace di andare a chiedere di persona il pagamento del pizzo agli imprenditori, minacciando di incendiare i loro mezzi meccanici con delle bottiglie molotov. Gli agenti della Mobile hanno lavorato per mesi con intercettazioni ambientali e telefoniche appostamenti ed anche alla riprese a circuito chiuso di movimenti del gruppo.