Gagliano Castelferrato. In processione la statua restaurata dell’Ecce Homo

Gagliano Castelferrato. Si ripetono i riti del Venerdì Santo ed oggi, per la prima volta, verrà condotto in processione il simulacro dell’Ecce Homo fresco di restauro. Ieri, infatti, sono stati ultimati i lavori durati circa due mesi, per riportare la statua di fine 1500 al suo originario splendore. La ditta Linea Restauro di Gangi, di Ferdinando Carmisano, ha eseguito i lavori di restauro sotto l’alta sorveglianza della Soprintendenza ai beni culturali di Enna. Tanta era la voglia dei cittadini gaglianesi, e soprattutto dei fedeli della chiesa Maria Santissima Annunziata, di vedere questa statua in condizioni decorose. Pessimo era infatti lo stato in cui versava da troppo tempo. Ripulita e consolidata la statua ha ridato al Cristo alla colonna, atrocemente martoriato, i colori naturali che rendono il suo volto ancora più atterrito ed il suo corpo quasi realmente sanguinante. Dai suoi occhi sbarrati trapelano ora maggiormente le emozioni, le sensazioni e il dolore di Cristo, rendendo così partecipi anche gli uomini della sua sofferenza. In un lontano passato, del quale oggi non esiste memoria storica, la statua era già stata ridipinta. Oggi sono stati gli stessi fedeli gaglianesi a desiderarne il restauro, tanto da finanziare l’opera con soldi propri e, in parte, con il contributo del Comune e della confraternita della chiesa Maria Santissima Annunziata. Con quegli stessi soldi è stata creata anche una vara nuova su cui poggiare la statua del Santo. Ora sono soprattutto gli anziani ad essere contenti per aver ridato dignità al loro Cristo incatenato alla colonna. L’arciprete, mons. Vito Vasta, afferma: “Ammiro la responsabilità di chi custodisce la chiesa e le opere d’arte lasciate dai nostri antenati, come espressione di fede e come spirito di maggiore devozione. L’Ecce homo non è l’unica opera d’arte restaurata e tante altre sono bisognose di intervento”. Circa sei anni fa fu restaurato il Crocifisso che oggi viene portato in processione da un gruppo di giovani che indossano tuniche bianche e mantelline rosse, insieme all’Ecce homo, alla bara di Cristo e all’Addolorata, in una struggente processione che attraversa la via Roma in un silenzio surreale, rotto solamente dai canti religiosi delle donne e dallo straziante Popolo meo cantato da tre voci principali: la prima di Enzo Zappulla, la seconda di Gaetano Stanco e la terza di Francesco Fiorenza, più un coro composto da un gruppetto di giovani e anziani. Il signor Francesco Fiorenza ricorda come alcune tradizioni si stiano ormai perdendo rispetto al passato. Per esempio le quattro confraternite un tempo indossavano tuniche bianche con mantelline colorate: bianca per la Matrice, celeste per l’Annunziata, rossa per Sant’Agostino e nera per la parrocchia Santa Maria delle Grazie. Fiorenza ricorda inoltre quando il Giovedì Santo si faceva il cosiddetto giro dei Sepolcri per le chiese del paese, cantando gli uomini il Popolo meo e le donne i canti religiosi.

Valentina La Ferrera