Enna. Troppo alcol ai minorenni, l’allarme del Sert

Bevono di più, fuori pasto e con l’intenzione di ubriacarsi. E’ questa la fotografia di tanti giovani ennesi, in base ai dati raccolti dal dott. Stefano Dell’Aera, responsabile del Sert. “La diffusione – dice – dell’alcol tra i ragazzi molto piccoli a Enna è come quella delle grandi città”. La presunta tentata violenza di qualche giorno fa di un universitario ai danni di una tredicenne ubriaca nel parco comunale della Torre di Federico ha destato tanto scalpore in città. Della vicenda se ne parla, e molti hanno più la curiosità di sapere chi è la ragazza, invece di interrogarsi sul fatto del perchè la tredicenne e una sua amica, avendo deciso di marinare la scuola, hanno comprato delle bevande alcoliche e si sono ubriacate.
“L’alcol si presta molto bene come droga – spiega il dott. Dell’Aera – che ha un primo effetto di tipo ansiolitico, ma poi fa sballare. Purtroppo oggi siamo bombardati dalla pubblicità del bere, dalla cultura, o meglio dalla sottocultura, dell’alcol che altro non è che la prima droga con la quale insieme alle sigarette il giovane viene a contatto. E purtroppo c’è una frangia di giovanissimi, come il caso della ragazza ennese, che impattano nell’alcol e lo scelgono come droga, come strumento per potere modificare qualcosa che hanno dentro che non piace. Questo è il dato più tragico, più disperato per le ragazzine e i ragazzini che non dovrebbero mai toccare l’alcol prima dei 18 anni perchè il suo cervello è in fase di formazione e di sviluppo e quindi fa male. Il problema di fondo è gestire il rapporto con una droga così diffusa e così pubblicizzata che molto spesso i giovani non percepiscono come un fattore di rischio, tutt’altro: il bere viene associato a momenti di gioia e di benessere. Non è così e allora ci vuole una educazione e fare capire quale tipo di male e di danno si creano usando l’alcol e le droghe in generale”.
Come pensa che si possa combattere il fenomeno?
“E’ difficile, il gigante che abbiamo di fronte è enorme; per il mondo consumistico tutti quanti siamo carne da macello. Quando si invogliano i giovani a bere alcolici e poi fanno un incidente stradale, a chi gliene frega? Per chi vende o produce alcolici non è un problema, per loro è importante che si consumi. E allora dobbiamo avere chiaro che siamo di fronte a una lobby legale come quella dell’alcol e illegale come la mafia che ci propina droghe di tutti i tipi e ai quali della vita umana non gliene frega niente”. Intanto, secondo alcuni recenti dati dell’Asp messinese, su un campione di duemila giovani interpellati, l’86 per cento comincia a fare uso di bevande alcoliche già prima dei 16 anni, mentre si abbassa addirittura ai 12-14 anni il momento di venuta a contatto con l’alcol, specialmente la birra, che risulta la bevanda più consumata.

Giacomo Lisacchi