Catenanuova. Indelicato reintegrato a comandante Pm, l’ex sindaco Mazzaglia condannato al risarcimento

Catenanuova. Porta la data del 13 aprile 2011, la sentenza penale emessa dal tribunale di Enna, a favore del comandante della Polizia Municipale di Catenanuova, Gaetano Indelicato e contro l’ex sindaco Mario Mazzaglia, reo di avergli arrecato danni non patrimoniali.Si conclude così un iter giuridico durato sette anni, iniziato con la delibera di giunta n° 22 dell’8 marzo 2004, con l’approvazione della nuova struttura comunale che assimilava la P.M nell’area amministrativa e la successiva n°26 del 22 marzo che inseriva anche il comandante nell’area di Polizia commerciale, protezione civile e vigilanza. Le successive ordinanze sindacali, la 23-24-28 di marzo 2004 (ritenute poi illegittime) erano mirate alla revoca a vari dipendenti, dell’incarico di responsabili dei settori sospendendo di fatto l’incentivo economico a loro favore e riducendo il ruolo del comandante a responsabile dell’area con conseguente riduzione della retribuzione spettante. Sulla riduzione a 3, delle 7 aree esistenti, dalle testimonianze a favore del sindaco, risulta anche nella sentenza che egli abbia agito per il contenimento della spesa pubblica in una situazione di grave dissesto economico, per cui non si raffigura un dolo.
Privazione dell’incarico per Indelicato, dunque, e con un più ampio mansionario connesso al medesimo incarico. Non ci sta Indelicato, che subito impugna l’ordinanza, prefigurando una condotta antigiuridica che integra gli estremi di una violazione di legge in contrasto quindi con l’art 7 della LR 17/90, che per l’ordinamento e l’organizzazione del corpo della P.M ne attribuisce i poteri al Consiglio comunale e non al sindaco e alla propria giunta. A favore dell’Indelicato, si pronuncia anche il giudice del lavoro del tribunale di Enna che, il 23 Novembre 2010, ne ordina il reintegro nelle funzioni, reintegro disatteso, però, dalla mancata esecuzione del provvedimento da parte del sindaco, che nella fattispecie costituisce l’asse portante della condanna al primo cittadino. In sentenza: “ Emerge la coscienza e la volontà di disobbedire al provvedimento del giudice, mentre per i danni morali ed esistenziali che patisce il cittadino nell’assistere alla negazione del bene spettante, la condanna è quella di risarcire all’Indelicato la somma di 10mila euro più le spese processuali”. Si chiude una pagina controversa del rapporto fra amministrazione e impiegato, ma tante pagine sono ancora aperte ed aspettano di essere risolte, con la consapevolezza che i diritti e doveri vanno di pari passo e che c’è la bilancia della giustizia a dare equilibrio ai conflitti in rispetto delle leggi.

Carmelo Di Marco