Sono sei, appartengono a Pd, PdL e Forza del Sud e vogliono il doppio stipendio. Proprio nel periodo di maggiore austerity (per lo meno dichiarata) della politica, hanno presentato un ricorso alla Corte dei Conti. Perché non vogliono perdere la pensione da consigliere regionale che è stata loro tolta perché non cumulabile con lo stipendio di parlamentare. Ne parla Emanuele Lauria su Repubblica:
Una facoltà che era concessa sino a gennaio a chi aveva svolto il ruolo di consigliere in Sicilia, maturando il diritto al vitalizio prima di essere eletto alla Camera o a Palazzo Madama. Alla magistratura contabile si sono rivolti l’ex ministro Calogero Mannino (gruppo misto della Camera), i senatori Sebastiano Burgaretta, Giuseppe Firrarello (Pdl), Vladimiro Crisafulli (Pd) e Salvo Fleres (Forza del Sud), il deputato pidiellino Alessandro Pagano. Tutti pronti a lamentare – com’è scritto nel ricorso curato dall’avvocato catanese Sebastiano Bruno Caruso – le “argomentazioni populistiche” che starebbero alla base della decisione dell’Ars di sospendere il vitalizio regionale. Tutti in prima linea, davanti alla magistratura contabile, per recuperare quella entrata extra – da tre ai seimila euro al mese (lordi) – che andava a irrobustire la già cospicua busta paga da parlamentare. Portando l’introito complessivo mensile, in qualche caso, sulla soglia dei ventimila euro (netti, stavolta).
Ma soprattutto: alcuni, fra i ricorrenti, sono ben lontani dalla normale età pensionabile: Pagano ha 52 anni, Fleres ne ha 55. Ma per quest’ultimo non esiste una questione morale: “Si vogliono dare segnali di contenimento della spesa? Va bene – afferma – a patto che non vengano toccati i diritti acquisiti: l’amministrazione non può certo trattenere i contributi che abbiamo versato”. Francesco Cascio, il presidente dell’Ars, va già duro: “In questo momento di sacrificio per l’intero Paese un’iniziativa del genere è semplicemente indegna”.

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