Centuripe. “Ottaviano Augusto, imperatore di Roma, è ritornato a casa”

Centuripe. Guardi Clodia Falconilla e il profilo marmoreo dell’imperatore Augusto. E ti viene in mente che a volte, per far bene le cose, basterebbe metterci un po’ di testa.
E’ quello che devono aver pensato i rappresentanti dei comuni, e relativi musei, di Centuripe, caratteristica cittadina guardata a vista da un maestoso Etna, e di Lanuvio, l’antica Civita Lavinia, posta a una trentina di chilometri da Roma. Rinnovavano giusto ieri 37 anni di gemellaggio, festeggiando San Prospero, patrono di Centuripe e, soprattutto, inaugurando l’esposizione temporanea di reperti centuripini provenienti dal Museo archeologico regionale “Antonio Salinas” di Palermo, e delle teste di Clodia Falconilla e di Augusto, in prestito dal Museo archeologico regionale “Paolo Orsi” di Siracusa.
Il Museo archeologico regionale di Centuripe, ieri, ha aperto le porte non soltanto alle autorità, ma anche per dare voce ad alcuni protagonisti delle vita culturale della nostra isola, e per presentare il volume dell’archeologo Rosario Patanè, “Impero di Roma e passato troiano nella società del II secolo – Il punto di vista di una famiglia di Centuripe”, pubblicato nella collana “Quaderni del Museo Civico Lanuviano” della casa editrice Aracne.
L’inaugurazione dell’esposizione è servita anche da “testimone” di un ricco programma di “sinergie” museali che non si limita a un semplice scambio di oggetti, ma che punta alla realizzazione di un programma e di un progetto in cui, come dice il direttore del Museo Interdisciplinare regionale “G. Alessi”, Francesco Santalucia, “vorremmo coinvolgere tutti i musei siciliani che hanno reperti centuripini.

Perché noi siamo un’isola ma non vogliamo diventare tante isole nell’isola dove ognuno vive per i fatti propri. E dunque, senza avere il problema della gelosia dei vicini che, tanto, si trovano al di là dello Stretto che divide la nostra terra dal resto d’Italia, si può costruire un rapporto di collaborazione che ci permetterà di far girare il mondo ai nostri ’ambasciatori’”.
Sulla necessità della creazione di un circuito museale capace di “ottimizzare” il messaggio dei tanti capolavori che si trovano in Sicilia, è d’accordo anche il direttore del Museo archeologico “Paolo Orsi” di Siracusa, Beatrice Basile.
“E’ davvero una necessità e, onestamente, ritengo che fino ad oggi si sia fatto poco su questo piano”.
Centuripe e Morgantina non sono, poi, così distanti. Eppure le persone non sanno come arrivarci o, nel migliore dei casi, sono costretti a perdersi fra le strade di montagna, andare da una parte e rinunciare a qualcos’altro. E così, la nostra storia, la nostra cultura, appaiono così vicine eppur lontane…
“Sono stata soprintendente a Enna fino a un anno prima dell’arrivo della statua della Dea di Morgantina dal Paul Getty Museum di Malibu. Già da tre, quattro anni, eravamo impegnati a porre l’attenzione su quello che riteniamo sia uno dei problemi principali dei nostri musei. Perché va bene allestire le sale nel migliore dei modi, ma per offrire al pubblico qualcosa di davvero interessante, è fondamentale anche la comunicazione. La gente deve sapere cosa trova e dove lo trova”.
Questa è una pecca dei nostri musei.
“E’ vero, allora giochiamo di fantasia, facciamo sì che un nostro difetto diventi un’arma vincente”.
E come si può fare? Un turista non sa come si arriva a Morgantina; le strade non sono nelle migliori condizioni; sulle indicazioni è meglio stendere un velo pietoso.
“Allora lanciamo una provocazione – dice ancora Beatrice Basile – facciamo che tutto ciò si trasformi in un nostro pregio. Cioè, visto che certe cose te le devi guadagnare, se arrivi a Morgantina a vedere la Dea, sei stato bravo, e in più hai il vantaggio di essere andato alla scoperta di un territorio quasi incontaminato”.
Insomma, giochiamo sui paradossi.
“Vendiamoci la pelle dell’orso per quel che è, ma se è un po’ rovinata, lo sarà perché è unica…”.
Al di là di tutto, forse basterebbe un pò più di impegno nella comunicazione.
“Anche questo è vero. Le campagne pubblicitarie vanno fatte da chi si intende di tutto ciò. Va promosso il progetto, va assegnato un appalto al miglior pubblicitario, e non al primo che capita che sarà pure bravo ma, magari, si è occupato della comunicazione di McDonald’s, efficacissima, per carità, ma sicuramente diversa da quel che riguarda la pubblicizzazione di un evento museale. Bisogna guardare al target che non è lo stesso per tutti, e per i Beni culturali va identificato esattamente il settore e il tipo di comunicazione che serve. Bisogna far passare il giusto messaggio. L’assessorato regionale dei Beni culturali e dell’Identità siciliana, c’è da dargliene atto, ha fatto molto ultimamente ma non basta ancora e il sistema è tutt’altro che a regime”.
Il direttore del museo “Paolo Orsi” di Siracusa, prende a esempio quanto fatto proprio a Lanuvio.
“Oggi sentivo come un piccolo distretto come quello di Lanuvio, con la sua Soprintendenza di riferimento, sia riuscita a creare qualcosa di molto interessante. Esiste un programma comune studiato e creato da tutti i direttori di museo. Ogni anno viene stilato un progetto, i sindaci lo accolgono o lo modificano in base alle capacità di bilancio, e vanno avanti in accordo con la Soprintinedenza e in collaborazione con il Ministero. Qui in Sicilia una cosa del genere non siamo ancora riusciti a metterla in atto. Abbiamo posto l’attenzione su questo problema e ci stiamo lavorando sopra. A questo punto bisogna essere in grado di superare i burocratismi che sono un danno in tutto il paese e che in Sicilia sono ancora più pesanti”.


Leonardo Lodato
Inviato del quotidiano “La Sicilia”