Enna: Previsti sei giorni di serrata degli avvocati

Gli avvocati del foro di Enna non mollano ed hanno deciso di adottare la linea dura nei confronti del Consiglio Superiore della Magistratura, reo di avere penalizzato il capoluogo con il nuovo taglio di magistrati al tribunale di Enna, che il prossimo anno potrebbe ridurre a due soli giudici rispetto agli undici previsti. Gli avvocati hanno deciso di proclamare sei giorni di serrata dal 9 al 14 gennaio con l’astensione totale da tutte le udienze ed è elaborata una lista di rivendicazioni al Csm e al Ministro della Giustizia. L’assemblea di ieri mattina, convocata dal presidente Giuseppe Spampinato, dopo che il Csm ha deciso di riordinare le “sedi disagiate” ma nel contempo ha tolto al tribunale di Enna quello che gli era stato dato. “Chiediamo la pubblicazione di un nuovo concorso per sedi disagiate – ha dichiarato il presidente Giuseppe Spampinato – con la designazione di almeno tre magistrati al tribunale e uno alla procura”. Gli avvocati , inoltre, chiedono l’anticipato possesso del giudice destinato a Enna fin quando era sede disagiata, Vittorio Giuseppe La Placa; “l’immediata nomina e immissione nelle funzioni del presidente del tribunale”, già indicato dal Csm, ma che è vacante da 14 mesi. Inoltre sono stati chiesti altri 2 giudici onorari, previsti in organico; l’applicazione “extradistrettuale” di almeno 3 magistrati e l’applicazione del “principio di contestualità nei trasferimenti dei magistrati che hanno maturato il diritto a essere trasferiti”. Sostanzialmente l’Ordine degli avvocati chiede, e ben ragione, che quando un magistrato viene trasferito, dovrà trovare in contemporanea il suo sostituto. “Abbiamo proclamato l’astensione dalle udienze civili, penali, amministrative e tributarie”, per una settimana – ha dichiarato Spampinato – perché vogliamo delle risposte concrete ed urgenti – E’ stata organizzata una nuova assemblea lunedì 16 gennaio alle 10 per decidere eventuali altre lotte. Gli avvocati, inoltre, contestano i ripetuti aumenti dei costi della giustizia per i cittadini, considerato il forte aumento del “contributo” richiesto per istruire una causa, a cui non corrisponde “un miglioramento del servizio giustizia”; e chiedono anche tutele contro i rischi di liberalizzazioni, che potrebbero far perdere identità alla professione di avvocato. E’ stata contestata la norma che prevedrebbe la costituzione di società di capitale per gli studi legali, con soci non professionisti, che metterebbe a rischio “l’indipendenza e l’autonomia dell’avvocato nel libero esercizio del diritto di difesa”.