Enna. Protesta degli avvocati per settimana intera

Gli avvocati del foro di Enna tornano nuovamente a protestare, dopo le tante astensioni che da mesi hanno paralizzato, l’attività del palaccio. Anche questa volta l’astensione è totale, quindi niente udienze sia nel settore civile, che penale, amministrativo, tributario e cause del lavoro. Per otto giorni braccia incrociate per una protesta che è stata indetta dall’Organismo unitario dell’Avvocatura, contro il decreto del governo Monti sulle liberalizzazioni. Questa protesta dovrebbe durare sino al 23 marzo. Negli ultimi giorni sono saltate ben 150 udienze, dinanzi ai giudici monocratici e al giudice per l’udienza preliminare Luisa Maria Bruno; la settimana che va ad incominciare si ritiene che salteranno altre 600 udienze, tra il tribunale e i vari uffici del giudice di pace. “Siamo contro una riforma che “rischia di mutare in maniera profonda la funzione dell’avvocato – ha dichiarato Giuseppe Spampinato, presidente dell’Ordine di Enna – Un cambiamento sostanziale che vedrà sminuire la funzione dell’avvocato”. L’avvocato Spampinato è stato a Roma per protestare assieme all’Oua contro la “riforma delle professioni, l’aumento dei costi della giustizia e l’allontanamento del cittadino dall’accesso alla giustizia”. “Aumentando i costi, sopprimendo i tribunali, costringendo a forme di mediazione obbligatoria prima di fare una causa – spiega Spampinato – si allontana la giustizia dai cittadini. Inoltre è previsto un tribunale speciale per le imprese, con sede nei capoluoghi di regione, che svuota i tribunali di una serie di competenze specifiche: il cittadino sarà costretto, per una serie di cause, ad andare presso la sede della capitale regionale”. La protesta degli avvocati riguarda anche l’abrogazione delle tariffe minime, che non consentirebbe “la trasparenza né il rapporto tra competenza e costi”. “Non è possibile neanche un controllo sulle spese – prosegue Giuseppe Spampinato – perché sino a oggi, grazie alle tariffe, sapevamo che a una certa attività corrispondeva un costo, adesso ci sarà una concorrenza spietata a scapito della qualità e senza alcuna trasparenza. Praticamente ognuno potrà applicare i prezzi che vuole e questo chiaramente provocherà un abbassamento dei prezzi con contestuale riduzione della qualità e della competitività”. Ad essere favorite le società di capitale con socio non professionista, una “possibilità” che rischia di portare imprenditori senza alcuna cultura giuridica a investire sulla professione forense, come fosse una normalissima attività economica, minando profondamente i principi di autonomia degli avvocati, senza contare che in zone particolari della Sicilia c’è il rischio che la mafia decida di ‘acquistare’ studi legali”.