Enna: Accolta calorosamente l’Elena di Troia di Vittorio Vaccaro

Enna. Lo scenario per il debutto in anteprima nazionale dello spettacolo scritto e diretto da Vittorio Vaccaro, Elena di Troia, non poteva essere dei migliori: un ampio angolo del medievale Castello di Lombardia popolato da secolari alberi, sotto ai quali dimora un palco. Su di esso si muovono dei bambini che giocano a pallone, si sfidano, si rincorrono; intervengono pure due guardie a giocare insieme a loro.
Poi tuona un allarme, ha inizio la tragedia, sono sbarcate le navi greche che condurranno in patria le troiane ancora rimaste nella città nuda e desolata. L’ora della spartizione del bottino è giunta.
A condurre il gioco, tra il malefico e il derisorio, proprio le due sentinelle che poco prima giocavano a pallone, e che ora annunciano le sorti delle troiane e la fine tragica di Polissena e del piccolo Astianatte, come stessero facendo cronaca di un comune avvenimento, e vestendo nel corso della tragedia, l’uno i panni dell’araldo Taltibio, l’altro quelli del Re di Sparta, Menelao.
Ecuba si prostra a terra, rifugge dalle loro sevizie, resiste, si oppone, descrive la sua vita da regina di Troia quando la città splendeva e come s’è ora ridotta per mano dei nemici per colpa di una donna, piange le pene che devono patire la figlia Cassandra e la nuora Andromaca, accetta persino la propria sorte destinata all’acheo Odisseo; colui che rese possibile la capitolazione di Troia; permette persino che Elena, possa dire la sua al cospetto di Menelao,e possa dunque avallare le tesi che la renderebbero non solo innocente nella distruzione di Troia, ma persino vittima e ad arbitrario uso degli Dei.
E allora chi è vittima, chi carnefice, qual è la colpa originaria dei barbari Troiani, e quale il vero motivo d’attacco dei Greci?
L’intera vicenda, sembra ricondurre a quella zona grigia di cui parla Primo Levi in un suo romanzo, dove, tra vittime e persecutori, esisterebbero delle realtà intermedie riconducibili alla zona grigia, quella di coloro che in vario modo e a vario titolo e responsabilità concorrono alla distruzione dei vecchi sistemi di potere e al tempo stesso rendono possibile il graduale passaggio ad un nuovo sistema di società civile, e rappresentano dunque il rinnovamento.
E allora il confine tra vittima e carnefice si assottiglia, e non c’è da stupirsi se al termine della tragedia: quando è giunto il momento per Ecuba di avviarsi alle navi dei nemici, una delle due sentinelle diventi umana a tal punto da consolare la vecchia regina e offrirle persino dei barlumi di speranza per il futuro.
E diviene logico credere che Menelao porterà con sé Elena, risparmiandola da un’apparente “giusta” morte. Chissà che il mutato destino delle troiane non porti nuove sventure al popolo greco, come questi le hanno recate a loro.
Lo spettacolo Elena di Troia tratto dalle Troiane di Euripide, e prodotto dall’Associazione Teatro Urlo di Lodi, ha avuto luogo ieri sera presso il Castello di Lombardia, dinanzi a un attento pubblico. Interpreti: Luana Toscano, Alice Ferlito, Franz Cantalupo, Vittorio Vaccaro, quest’ultimo firma pure drammaturgia e regia, i costumi di Luca Manuli.

Livia D’Alotto