Ricoverati all’ospedale di Enna coppia di coniugi intossicati da mandragora

Ricoverati all’ospedale di Enna coppia di coniugi di Villapriolo intossicati da mandragora
Giovedì sera sono stati ricoverati al pronto soccorso dell’ospedale di Enna due coniugi che lamentavano uno stato di malessere generale con principalmente disturbi agli occhi. I due coniugi hanno riferito ai medici di avere raccolto in campagna delle verdure, che poi avevano cucinato e mangiato la sera, tra le verdure erano presenti piantine di mandragora, una piante erbacea che è comune nei boschi con bacche gialle. La verdura nei tempi antichi serviva per infusi narcotici in quanto contiene sostanze simili all’atropina.


La pianta cresce in Grecia, nell’Isola dì Candia, nel meridione della penisola italiana e in Sicilia.
Il Fiori, nella sua Flora Italiana, ne considera due specie: una con radice grossa, carnosa, bianca e corolla bianco-verdognola, che fiorisce a primavera (Mandragora officinarum L.) e corrisponde alla Mandragora maschio degli antichi; e una con corolla violacea e radice più piccola e nerastra, che fiorisce in autunno (Mandragora autumnalis Bertol.), che corrisponde alla Mandragora femmina degli antichi.
La tradizione magica occidentale abbonda di citazioni sul potere e sull’uso della mandragora; da Plinio (che è il primo a trattare ufficialmente il suo carattere antropomorfo e a suddividerla in forma maschile e femminile) a Galeno, a Lucio Apuleio, per tutto il periodo romano si trovano tracce delle potenzialità curative della pianta. In seguito Michele Scoto, nel XII secolo, consiglia una mescolanza di oppio, mandragora e giusquiamo in parti eguali da utilizzare come anestetico durante le amputazioni o le incisioni. Infusa nel vino la corteccia della radice ha effetto ipnotico e “viene data a coloro ai quali si deve segare qualche membro senza dolore o si debbono fare cauterizzazioni” (Castore Durante, Mattioli, Dodoneo).
Le testimonianze sulla mandragora e sul suo uso medicamentoso attraversano la storia delle erbe e, nella maggior parte dei casi, concordano sulla sua capacità di causare un sonno profondo e ristoratore. Un’altra sua caratteristica e quella di fungere sia da afrodisiaco, in senso di stimolante sessuale dopo l’ingestione, che da amuleto atto a portare buona sorte nelle faccende amorose. Nota, infine, la sua capacità di “combattere” la sterilità: addirittura la Genesi, uno del libri della Bibbia, ne parla.