Continua il braccio di ferro tra AcquaEnna e i 13 lavoratori licenziati

E’ un momento amaro per i 13 lavoratori dell’ex Asen, licenziati circa cinque mesi fa. Continua il braccio di ferro tra AcquaEnna, gestore del servizio idrico, che forte di un accordo sindacato-azienda, sottoscritto nel gennaio scorso, è disponibile ad assumerli, e i 13 lavoratori che invece, pur dichiarandosi disponibili al loro passaggio nella nuova società, ne contestano le modalità.
«Non vengono garantiti – sostengono – tutti i nostri diritti, economici e inquadrimentali, acquisiti precedentemente all’Asen». A fronte di una posizione rigida tra le due parti c’è però da sottolineare che i fascicoli riguardanti l’accordo sottoscritto sindacato-azienda trasmessi da AcquaEnna alla direzione provinciale dell’Ufficio del Lavoro sono stati restituiti indietro perché – si legge nella nota – «così come redatto e trasmesso l’Accordo transattivo risulta carente di elementi legislativi fondamentali tali da mettere la scrivente nelle condizioni di procedere ad eventuali e successivi atti di competenza. Una decisione, quella dell’Ufficio provinciale del Lavoro che dimostra come l’accordo è probabilmente carente».
L’accordo sindacale, come si ricorderà, non si riferisce solo ai 13 lavoratori dell’ex Asen, ma coinvolge, per la crisi economica di Acquaenna, causata «da dati errati in gara, tale da cumulare un significativo deficit», tutti i lavoratori che a vario titolo vi prestano servizio. Per cui la società costretta a doversi ristrutture per riequilibrare i propri conti, secondo quanto concordato con i sindacati in una prima fase dovrebbe «ridurre il costo medio unitario del lavoro» eliminando «ogni possibile sovraccosto» e in una seconda fase diminuire il personale da 122 a 103 (19, in quanto dipendenti dei comuni, possono ricevere una sistemazione alternativa) e contemporaneamente portare l’orario di lavoro “non inferiore alle 30 ore settimanali” per tutti. Diversamente, l’azienda si vedrebbe costretta a procedere a licenziare il personale in esubero (“sono indispensabili per fornire un adeguato servizio all’utenza” almeno 80 unità). Una ristrutturazione aziendale dunque che coinvolgerebbe, a pari degli altri lavoratori, gli ex Asen.
«Qualche settimana fa – continuano i lavoratori ex Asen – abbiamo avuto notificato da parte dell’Ufficiale giudiziario del Tribunale un’offerta intimata di assunzione in Aquaenna così come prevede l’accordo sindacale. E’ un’ennesima proposta di assunzione la quale ha come premessa l’asserzione che non sussistirebbe da parte dell’azienda alcun obbligo assuntivo e che, tuttavia, è disposta ad assumerci». «Assunzioni che – scrive il legale dei lavoratori in risposta a Acquaenna – ovviamente, avverrebbe alle vostre condizioni e inoltre con la presa d’atto che, ove con i soggetti sindacali da voi citati, non si giunga ad una riduzione dell’orario di lavoro ed a soluzioni concertate sulla riorganizzazione del personale addetto alla vostra attività imprenditoriale, saranno licenziati (questo nella sostanza e senza eufeminismi). Ora, non tralasciando di dire che poco si potrebbe parlare di concertazione o di contrattazione sindacale aziendale visto che già anticipatamente state preannunciando che l’alternativa a ciò che voi desiderate è il licenziamento, per quello che riguarda i miei assistiti, essi hanno diritto al transito presso la vostra società non alle vostre condizioni e alle vostre intimazioni, ma come per legge di cui sono beneficiari. Quindi, pronti a transitare con qualifica e trattamento acquisito presso l’Asen e senza rinunciare ad alcun loro diritto nei confronti di nessuno, compresa codesta società».
Giacomo Lisacchi