Enna. Scarcerate le due operatrici della casa di riposo Sant’Antonio di Pergusa

Enna. Mentre per due arrestati della casa di riposo Sant’Antonio di Pergusa, Paolo Luciano Tomaselli ed il nipote Carmelo Murasò rimangono in carcere, per le due operatrici Ernesta Cacciato e Maria Concetta Mirisola, che erano agli arresti domiciliari, accusati di concorso morale nei maltrattamenti ai ricoverati, da mercoledì sono state scarcerate e sono libere. Come si ricorderà l’inchiesta del nucleo di Polizia Tributaria aveva provocato la chiusura della casa di riposo, perché secondo le indagini effettuate dai finanziari sarebbero stati commessi maltrattamenti e vari altri reati nei confronti dei ricoverati che erano 44, al posto dei 25 previsti. Numerose sono le accuse ipotizzate dai finanzieri, diretti dal tenente colonnello Giuseppe Carella e dal capitano Antonino Licciardello che hanno effettuato le indagini. Gli investigatori sostengono, che all’interno della struttura gli anziani sarebbero stati maltrattati, abbandonati e, in certi casi, sedati eccessivamente, oltre a utilizzare i soldi delle loro pensioni. A decidere la scarcerazione delle due operatrici è stato il Gip Luisa Maria Bruno, che ha accolto l’istanza del loro difensore, il penalista ennese Giovanni Palermo, il quale ha sostenuto l’insussistenza delle esigenze cautelari, e c’è stato anche il parere favorevole del pm Marco Di Mauro, che ha predisposto però l’interdizione dalla professione per due mesi. Per lunedì prossimo c’è il contrattacco degli avvocati Gabriele Cantaro e Giovanni Avila che difendono Tomaselli e Murasò, che potranno confrontarsi direttamente con il pm Di Mauro, che coordina l’indagine, per dimostrare che non ci sono stati maltrattamenti e che le condizioni di salute erano buone. Intanto nel corso di questa settimana ci sono stati degli interrogatori di medici di famiglia che andavano a visitare i loro assistiti nella casa di riposo di Pergusa e lunedì ci dovrebbe essere l’ulteriore interrogatori di Tomaselli e Murasò. Subito dopo gli avvocati difensori potrebbero presentare al Gip un’istanza di scarcerazione. Sull’esito di questi interrogatori dei medici c’è il riserbo più assoluto.