Fillea Cgil Enna su dissesto idrogeologico

ss117bis“Sono bastati tre giorni di pioggia ed ecco che viene isolata una città, la città di Enna. E’ bastato un evento meteorologico naturale a rendere inaccessibile e a paralizzare ancora una volta la povera economia del nostro territorio”. E’ quanto affermato dal Segretario Generale della Fillea Cgil di Enna Alfredo Schilirò.
“Oggi Enna e altre province siciliane che oltre ad avere subito ingenti danni hanno visto la perdite di tre vite umane, ieri la Sardegna e l’altro ieri la Liguria e il messinese.
Fino ad adesso non si è capito quali sono le vere priorità per milioni di persone che vivono in un territorio oramai ridotto in brandelli. Brandelli d’Italia era il titolo di un libro di Cederna, vecchio di stampa ma attualissimo soprattutto in questa tragica occasione. Cementifichiamo tutto, non rispettiamo aree di pertinenza fluviale, non riforestiamo adeguatamente, erodiamo le coste, non ri-naturiamo i fiumi e molto altro…
Mettere in sicurezza il territorio è una grande opera nazionale, che darebbe lavoro e sicurezza.
La fragilità del territorio italiano rispetto al rischio naturale è una condizione nota. Le aree ad elevata criticità idrogeologica rappresentano il 10% della superficie italiana e riguardano l’89 % dei comuni (dato Ance-Cresme 2012). Il dissesto idrogeologico comprende essenzialmente due categorie di eventi ovvero le frane e le alluvioni. Per avere un’idea della dimensione del problema si pensi che a partire dall’inizio del secolo gli eventi di dissesto idrogeologico gravi sono stati oltre 4000 che hanno provocato ingenti danni a persone, case e infrastrutture ma soprattutto hanno provocato circa 12.600 tra morti, dispersi e feriti, il numero degli sfollati supera i 700 mila. Tra il 2002 e il 2012 gli eventi di dissesto che hanno provocato danni diretti alla popolazione di cui si è venuti a conoscenza sono circa 380, nella maggior parte si tratta di frane che hanno provocato circa 290 morti. Il fenomeno dunque, se paragonato al passato, appare in questo decennio più rilevante sia in termini di eventi che di vittime”.
“Riteniamo – aggiunge Schilirò – che sia necessario impegnare annualmente, a livello nazionale e per vent’anni, una somma pari a 2 miliardi di euro per procedere a quella manutenzione e messa in sicurezza del territorio che consentirebbe risparmi laddove si procedesse al recupero preventivo dei dissesti di evidente pericolo. Nel solo triennio 2010-2012 il costo complessivo dei danni provocati da eventi franosi ed alluvioni in Italia è stato pari a 7,5 miliardi di euro pertanto il costo della prevenzione garantirebbe, alla lunga, maggiori economie di quanto non si spenda attualmente per il recupero, non sottovalutando inoltre che la messa in sicurezza del territorio si tradurrebbe in minori rischi per la vita delle persone.
A nostro parere, occorre innanzitutto avviare un programma di studio e mappatura del territorio, poi bisognerebbe avviare quelle opere necessarie a mettere in sicurezza il territorio stesso e infine si dovrebbero attivare delle politiche finalizzate a consumare meno possibile il suolo avviando un piano di ristrutturazioni sugli immobili esistenti.
Pertanto, si metterebbe in moto il lavoro edile sia di tipo idraulico che ambientale, si creerebbe occupazione per gli operai edili attraverso la pulizia degli argini, le opere di contenimento terra, la messa in sicurezza degli edifici pubblici e delle scuole, il rafforzamento delle abitazioni private”.