Nicosia. Gestione Opera Pia “Barone di Falco”, chiesto il rinvio a giudizio per 8 indagati

enmagistrati - scavonedavanti palazzo giustizia nicNicosia. Dopo più di 2 anni di indagini il procuratore Fabio Scavone  ha  chiesto il rinvio a giudizio per gli otto indagati dell’inchiesta sulla gestione dell’Opera pia “Barone di Falco”. L’udienza preliminare si aprirà l’8 gennaio 2015. Dinanzi al Gup compariranno M. M., A. M., P.M, S. L., F. L. G., S. L. G. G. R. ed L. G. Agli 8 indagati sono contestate ipotesi di falso ed abuso d’ufficio. L’indagine riguarda l’affidamento di alcune strutture di proprietà della “Barone di Falco” ad una cooperativa della quale facevano parte congiunti di amministratori dell’Ipab. Indagati sono, infatti due amministratori, i componenti e amministratori della cooperativa ed il commissario regionale che all’epoca venne nominato in attesa della nomina del Cda. Una inchiesta estremamente complessa per l’enorme quantità di documenti esaminati dalla Guardia di finanza per ricostruire il sistema di gestione dell’Opera pia, che ha accertato irregolarità gestionali varie e tra queste, oltre all’affidamento delle strutture alla coop, la delibera commissariale del luglio 2011 relativa al concorso per l’assunzione di una figura all’interno dell’Opera pia. Il Cda, insediatosi appena 10 giorni dopo la delibera del commissario regionale, aveva subito affrontato la questione sulla scorta di una nota dei sindacati Cgil e Cisl, che chiedevano la revoca immediata in autotutela del concorso per violazione della normativa vigente. Il Cda aveva revocato la delibera e considerata la situazione di “pressioni” che si sarebbe creata all’interno della struttura aveva deciso informare dell’intera vicenda la procura di Nicosia. La nota che doveva essere consegnata da uno degli indagati odierni, non arrivò mai sul tavolo del procuratore Scavone. La procura ha riscontrato illegittimità delle convenzione con la cooperativa alla quale vennero affidate in gestione alcune strutture per attività sportive di proprietà dell’Opera pia. Infine ci sono aspetti contabili e di gestione delle finanze dell’Ipab che hanno portato al sequestro di beni, che comunque è stato annullato dal tribunale del riesame, a carico di due degli indagati. In particolare ci sarebbe stata una gestione poco chiara di un grosso lascito ereditario in favore dell’Opera pia che in parte, secondo le accuse della magistratura, sarebbe stato utilizzato per scopi personali da uno degli indagati. L’inchiesta sulla gestione dell’Opera Pia Barone di Falco si era aperta nel gennaio del 2012. La Guardia di finanza di Enna ha svolto accertamenti su una enorme mole di documentazione che riguarda tutta la gestione dell’Ipab e della Casa di riposo. Agli indagati sono contestate le irregolarità gestionali e contabili con diversi gradi di responsabilità, ma anche ipotesi di avere abusato delle posizioni rivestite per favorire o tentare di favorire loro familiari.

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