Enna. Mancanza di cura alberi e alberate stradali: i rischi per i cittadini

IMG_2826L’Ordine dei Dottori Agronomi e Dottori Forestali di Enna, tramite il suo Presidente dott. agr. Riccardo Perricone, intende esprimere le proprie considerazioni in merito allo schianto del Cedrus deodara, volg. Cedro dell’Himalaya di Piazza Mazzini, allo scopo di chiarire a quali rischi possono andare incontro i cittadini ennesi a causa della mancanza di cura degli alberi e delle alberate stradali presenti nel tessuto cittadino. Tutto ciò in considerazione che questo schianto rappresenta l’ennesimo di una serie: solo per memoria annoveriamo il Pino d’Aleppo nella stazione di servizio Q8 a Pergusa, il Pino d’Aleppo in Viale Diaz, il Cipresso in Via Sardegna, i Pini d’Aleppo al Pisciotto.

In primo luogo va fugato ogni dubbio sulle cause dello schianto, affermando che esse sono due e concomitanti: l’azione battente del vento cui si è aggiunta la pioggia e l’umidità che hanno appesantito le chiome e tutta la struttura dell’albero. Infatti da indagini effettuate in loco le radici erano sane, non presentavano fitopatie ed il punto rottura era al di sotto della zona denominata “colletto”: punto debole di una pianta in cui i fasci legnosi e librosi si intrecciano e vanno a scaricarsi tutte le forze di tensione tra radici e chioma della pianta.
Durante il censimento delle piante eseguito per conto del comune di Enna, per valutare la pericolosità di un albero si era utilizzata la Visual Tree Assessment (valutazione visiva dell’albero su basi biomeccaniche). Si tratta di una metodologia di indagine che analizza le condizioni strutturali dell’albero e che definisce i criteri di valutazione del pericolo di crollo o rottura di una pianta basando il controllo visivo dei difetti e della vitalità su fondati principi biomeccanici. L’indagine visiva viene effettuata considerando l’albero nella sua interezza e prendendo in considerazione la sua morfologia, il suo aspetto fisiologico e le sue caratteristiche biomeccaniche. Durante la valutazione vengono esaminati i sintomi esterni che l’albero evidenzia in presenza di anomalie a carico del legno interno; anche laddove non esistano cavità o evidenze macroscopiche del decadimento in corso (ad esempio in presenza di funghi che si sviluppano sui tessuti legnosi è possibile cogliere il segnale della presenza di difetti meccanici e fisici all’interno dell’albero).
130314 viale diaz alberoIn questa maniera alberi sani vengono esaminati in modo non distruttivo, e solo se i sospetti vengono confermati si procede ad un’indagine più approfondita dell’albero.
Fatta questa premessa, prendendo in esame l’ordinanza di abbattimento di tutte le piante presenti nella Piazza Mazzini, sono d’obbligo alcuni interrogativi:
1. La scelta della piante che oggi si schiantano fu giusta e pensata in maniera oculata?
2. Le piante che oggi diventano pericolose hanno raggiunto la fase di senescenza che determina il deterioramento delle strutture legnose?
3. Si è valutata la pericolosità delle piante da tagliare, o si interviene sull’onda dell’impulsività?
4. Il comune di Enna ha al suo interno le figure professionali in grado di attuare un programma del verde ed assumere delle decisioni in merito al taglio degli alberi?
5. Il comune di Enna sta seguendo un programma del verde cittadino secondo una pianificazione e rispettando un progetto?
130315 viale diaz caduta albero (2)In merito alla scelta delle piante si può affermare che fu dettata da pura convenienza in quanto la gran parte del patrimonio arboreo cittadino è costituito da specie conifere (Pini e Cedri), molto più adatti ai boschi, la cui provenienza si può far risalire ai vivai dell’Ispettorato Ripartimentale delle Foreste dell’epoca (intorno al 1960). Anche allora la messa a dimora non seguì a un progetto, altrimenti non si sarebbero piantate ad appena 4 m di distanza tra loro come fossero in un bosco, determinando un’accentuata competizione tra gli apparati radicali e le chiome che si toccano, mentre avrebbero dovuto essere collocate ad almeno 12 m l’una dall’altra. Inoltre ci si sarebbe dovuto chiedere se quegli alberi, in grado di raggiungere delle altezze considerevoli, avrebbero oscurato un patrimonio architettonico cittadino come la chiesa di San Michele e l’attiguo Monastero, oggi sede della Soprintendenza ai Beni Culturali ed Ambientali di Enna!
Per rispondere al secondo quesito si può affermare che la gran parte degli esemplari di Pino d’Aleppo sparsi nella città e di Cedro dell’Himalaya che ornano Piazza Mazzini ed il Belvedere hanno raggiunto i 60 anni di età. Va detto che essi in natura possono raggiungere dai 120 ai 150 anni di età, ma in ambito urbano, sollecitati da svariati fattori antropici, prudenzialmente andrebbero controllati annualmente e tagliati a non più di 100 anni. Soprattutto i Pini d’Aleppo le cui strutture legnose dell’apparato ipogeo ed epigeo tendono a determinare torsioni con conseguenti effetti di sfibramento a livello del colletto che favoriscono gli schianti.
Al terzo ed al quarto quesito si risponde con un altro: è stato interpellato un Dottore Forestale che, potrebbe procedere ad un’indagine più approfondita per una verifica di eventuali punti deboli dei tessuti legnosi, tramite la percussione con martello ad impulsi (Resistograph), in maniera da valutare la reale condizione fitosanitaria degli altri alberi presenti nella piazza? Ne consegue che, come già avvenuto dopo lo schianto del Pino d’Aleppo di Viale Diaz in cui si è sfiorata la tragedia, l’amministrazione, non suffragata da alcuna perizia tecnica, dietro il paravento della pubblica incolumità e la somma urgenza, decide di disboscare.
Ma viene da chiedersi: “se cade un cornicione, decidiamo di abbattere il palazzo?”
albero caduto pergusa (1)L’ultimo interrogativo merita una risposta negativa in quanto il comune di Enna non si è dotato di una figura professionale in grado di predisporre un programma del verde, secondo un precisa pianificazione di ampio respiro da attuare nel corso degli anni. Invece si è preferito operare estemporaneamente, secondo la sensibilità dell’Assessore di turno, o per segnalazioni dei cittadini, o per urgenze. Così possiamo annoverare una serie di esempi emblematici: nella piccola aiuola della Chiesa del Carmine si è sostituita la Palma colpita dal punteruolo rosso con un esemplare di Platano (che in età adulta supera i 30 m di altezza, per cui tra un decennio non si vedrà più parte della facciata della chiesa), al Castello di Lombardia non si effettua l’ordinaria manutenzione e possono crescere indiscriminatamente lungo i costoni di roccia piante di Pino, Frassino, Ailanto, Fico, Edera che fratturano la roccia, si incuneano tra le mura del Castello accelerandone il processo di deterioramento, lungo il Belvedere si è operato una capitozzatura degli alberi di Robinia come fossero delle siepi, per di più lasciando molti tronchi lungo la scarpata o sopra la vegetazione, con il rischio che nel tempo potrebbero scivolare nella strada provinciale sottostante.
Infine ci si chiede se, completato l’abbattimento degli alberi di Piazza Mazzini, si è previsto un progetto di sostituzione delle piante. In caso affermativo “Chi è il progettista? Ovvero la scelta delle piante scaturisce dal consiglio, interessato, del vivaista interpellato?”
Fintantoché non ci sarà nel comune di Enna un professionista Dott. Agronomo o Dott. Forestale che si occupi del verde pubblico, la cittadinanza dovrà sapere che è perennemente a rischio, mancando un’oculata gestione di natura agronomica, fitoiatrica e, di conseguenza, economica.