ARS: sei Onorevoli indagati per abuso d’ufficio. Coinvolto l’ex deputato Edoardo Leanza

nicosia leanza edoardoI burocrati d’oro avevano chiesto (e ottenuto) pure l’indennità naia. Ma l’ennesimo privilegio dell’Ars ha generato un’inchiesta giudiziaria e un gruppo di parlamentari ora rischia di pagarne le conseguenze. Sei fra deputati ed ex dell’Assemblea, tutti componenti nel 2010 del Consiglio di presidenza, sono indagati per abuso d’ufficio dalla procura di Palermo, che contesta loro di aver deliberato l’atto che consentì a oltre trenta dirigenti del parlamento siciliano di incassare l’indennità del servizio militare (compresi gli arretrati), rifacendosi a una norma del 1986 che però non era applicabile ai soggetti interessati perché non retroattiva: tutti, infatti, avevano svolto il servizio di leva prima di quella data.

Gli indagati, rivela oggi Repubblica, sono l’ex presidente dell’Ars Francesco Cascio, già in Forza Italia e oggi coordinatore regionale Ncd; l’attuale assessore regionale alla Salute Baldo Gucciardi (Pd); il capogruppo della Lista Musumeci Santi Formica, ex An; il deputato del Pd Paolo Ruggirello e gli ex parlamentari regionali Gaspare Vitrano (eletto nel Pd e poi sospeso per vicende giudiziarie) ed Edoardo Leanza (Pdl).

Tra i beneficiari del bonus di circa 500 euro al mese, anche l’ex segretario generale dell’Ars, Giovanni Tomasello, il suo aggiunto Paolo Modica e il vice Salvatore Di Gregorio. Le retribuzioni di alcuni dei trenta burocrati, al momento dell’accordo transattivo con il consiglio di presidenza, erano superiori a 300 mila euro lordi l’anno e fino a 500 mila euro.

L’Ars è arrivata alla transazione dopo una vertenza durata anni: nel 1997 l’allora presidente dell’Assemblea Nicola Cristaldi negò a un gruppo di dipendenti la richiesta di far valere il servizio militare. Ne seguì un ricorso al Tar che diede torto ai ricorrenti, i quali impugnarono la decisione dei giudici amministrativi davanti al Cga, senza però produrre gli atti necessari, lasciando così che trascorressero 5 anni prima che
i giudici d’appello dichiarassero estinto il ricorso; nelle more il Consiglio di presidenza pensò a una transazione. L’unico a rinunciare al riconoscimento della naia fu il capo del servizio Ragioneria dell’Ars, Riccardo Anselmo.

“Noi – spiega Cascio – ci attenemmo al parere di una commissione composta da una funzionaria dell’Ars e di una del Senato, che lavorò per sei mesi. Adesso noi politici siamo gli unici a pagare. Cornuti e mazziati”.


EMANUELE LAURIA per Repubblica.it