Giovanni Scialfa, padre di Vanessa, scrive alla nostra redazione. Omicida condannato a 30 anni

scialfa vanessaEnna. Sull’omicidio di Vanessa Scialfa, la giovane ventenne uccisa il 24 aprile del 2012, sono calate le luci. Il sipario si è chiuso sull’omicida, Francesco Lo Presti 38 anni, fidanzato della ragazza e condannato dalla Cassazione, che ha confermato la sentenza del Tribunale di Enna prima e della Corte d’Appello poi, a 30 anni di carcere. Le luci si sono smorzate per tutti, tranne per la famiglia di Vanessa che, momento dopo momento,vive un dolore destinato ad accompagnarli per tutta la vita.

 

Non c’è giorno che papà Giovanni e mamma Isabella non scrivano un post su Facebook che ricordi la figlia barbaramente uccisa. Perché la morte di un padre di una madre è funzionale nelle vita di un uomo. La morte di un figlio, per il quale non esiste neppure un termine che lo possa identificare, è innaturale, bestiale, tragedia soprannaturale. In tanti sono stati accanto alla famiglia di Vanessa, la hanno sostenuta da vicino e a distanza. Così oggi Giovanni ha scritto una lettera in cui a nome della famiglia vuole ringraziare tutti coloro che gli sono stati accanto. “Per loro, scrive non è stato soltanto lavoro, ma la voglia di verità e giustizia, Ci hanno messo il loro nobile cuore, grazie ancora”. Il pensiero della famiglia Scialfa va agli avvocati, Eleanna Parasiliti Molica e Patrizia Di Mattia, assieme ai loro collaboratori, Valentina Saltalamacchia e Luigi Restivo .

 

“In questi 4 anni hanno lavorato senza sosta per dimostrare la colpevolezza dell’assassino di mia figlia e la sua piena volontà di uccidere. Lo hanno fatto sempre con grande rispetto del nostro dolore. Li abbiamo sentiti sempre vicini. Il nostro grazie – continua Giovanni Scialfa – va anche a Luigi Maria Grimadi, primario dell’Unità Operativa di Neurologia dell’Ospedale San Raffaele Giglio di Cefalù , al medico legale Vincenzo Fiammetta, al criminologo e docente dell’Università Kore, Nicola Malizia e allo specialista in Neurologia, Psichiatria e Criminologia, Salvatore Bruno. A tutti loro grazie. Mia figlia non c’è più, e nessuna sentenza potrà riportarla in vita. Ma oggi siamo consapevoli che giustizia è stata fatta grazie anche al lavoro di questi professionisti che hanno compreso quanto fosse importante non solo per noi ma per l’intera società che questo delitto non fosse l’ennesimo omicidio giustificato da un’incapacità di intendere e volere. Avere dimostrato che l’assassino di mia figlia era lucido al momento dell’omicidio è stato arduo. Ma ce l’abbiamo fatta. E ora Vanessa può riposare in pace”.