Mafia rurale, ai clan oltre 6 mila ettari di terreni pubblici revocati dai Comuni dell’Ennese e dei Nebrodi

Qualcosa sta cambiando nell’entroterra di Sicilia, nelle campagne far west in mano alla mafia rurale. Ad oggi sono oltre seimila gli ettari di terreni revocati dai Comuni dell’Ennese e dei Nebrodi a mafiosi o prestanome dei clan. Il protocollo voluto dal presidente del parco dei Nebrodi Giuseppe Antoci, e firmato dalla prefettura di Messina e dal governatore Rosario Crocetta, che prevede l’obbligo della certificazione antimafia per poter gestire terreni pubblici anche di valore inferiore ai 150 mila euro e su questi chiedere contributi Ue, inizia a dare i suoi frutti: tra il 2015 e gennaio scorso sono stati revocati ben 6 mila ettari di terreni concessi dal Parco e da diversi Comuni, da Troina a Cesarò passando per Tortorici, solo per citarne alcuni. Tutti terreni affidati negli anni passati a mafiosi o prestanome e sui quali sono stati chiesti e incassati almeno 4 milioni di euro all’anno di contributi Ue negli ultimi dieci anni. Cifre da capogiro.
Il mese scorso la Guardia di finanza di Enna ha denunciato i titolari di due aziende agricole con terreni nei Comuni di Troina, Cerami e Cesarò. «Quest’ultimi — hanno spiegato dalla Guardia di finanza — pur essendo destinatari di apposita informazione interdittiva antimafia emessa dalla prefettura di Messina, poiché in possesso di gravi e molteplici precedenti penali riferibili alla cosiddetta criminalità rurale (furti di bestiame, danneggiamenti ed altro), attestavano falsamente nei relativi fascicoli aziendali la disponibilità di terreni demaniali di proprietà dell’Azienda speciale silvo pastorale di Troina». Le Fiamme gialle hanno denunciato per tentata truffa i due imprenditori «alla luce delle disposizioni previste dal codice delle leggi antimafia, integrate dalle recenti linee guida fissate con protocollo di legalità, cosiddetto protocollo Antoci». Su quei terreno erano stati chiesti contributi per Ue per 280 mila euro: la denuncia è scattata per richiesta illegittima di fondi su 60 ettari, ma le due aziende hanno in gestione 500 ettari e sono riconducibili a imprenditori legati al clan Bontempo.
Dopo la firma del protocollo Antoci sono arrivate 23 interdittive antimafia nel 2015, 20 nel2016 e altre tre in questo inizio d’anno, tutte firmate dalle prefetture di Messina ed Enna e destinate a imprenditori agricoli mafiosi, o legati ai clan, e che avevano in affidamento terreni pubblici. Le revoche delle certificazioni antimafia hanno riguardato imprenditori agricoli condannati per reati come l’associazione mafiosa e per legami con i più potenti clan mafiosi dell’Isola, quelli dei Bontempo Scavo, dei Conti Taguali, dei Santapola e dei clan “tortoriciani” e di Cesarò. «Ma in queste settimane stanno arrivando revoche da tutte le prefetture dell’Isola, dimostrando come il fenomeno della mafia rurale sia molto esteso e per anni sia stato fuori controllo», dice Antoci,
vittima di un attentato lo scorso maggio (nella foto la manifestazione in suo sostegno). Il protocollo è stato esteso a tutti gli enti regionali dal governatore Crocetta, dall’ex assessore all’Agricoltura Nino Caleca e dall’assessore al Territorio e ambiente, Maurizio Croce. E si annunciano altre revoche dei terreni pubblici in mano alla mafia.


by repubblica.it