Un ulivo di circa tremila anni nella rocca “Airmana” in territorio di Catenanuova

Fra gli ulivi monumentali presenti in Sicilia particolare interesse riveste quello allocato in contrada Acquanova, in territorio iudicense, sul versante meridionale di Monte Scalpello. Esso, difatti, si pone come pochi altri alberi monumentali, quale essenziale elemento decorativo del contesto paesaggistico, esprimendo le caratteristiche botaniche di una antichissima varietà di ulivo. Sa rivelarci l’identità dell’olio consumato dagli antichi abitanti dell’isola o alimentante le torce illuminanti dei tanti diroccati monasteri disseminati nel territorio. Vive fra i sassi infuocati, il sole e la celestiale solitudine che caratterizzano gli ampi scenari della rocca “Airmana” ed è unicamente raggiungibile da una lunga e tortuosa trazzera a fondo naturale, imboccabile dallo svincolo autostradale (A19) di Catenanuova. Il fitogenetista, Alfio Bruno, sulla base degli esigui incrementi diametrali annui espressi dal cuore della ceppaia e determinati dal genotipo, nonché in considerazione delle caratteristiche ambientali e del suolo del sito di allocazione, ha riconosciuto
all’esemplare un’età di circa tremila anni. Ritenendolo, quindi, di rilevante interesse naturalistico, paesaggistico, scientifico ed antropologico, il prof. Bruno, nella qualità di referente regionale, lo segnalava nel 2007 all’associazione Patriarchi della natura, con sede in Forlimpopoli (FC), fornendo così opportuna memoria agli archivi del sodalizio, presieduto dal naturalista Sergio Guidi. Da diversi anni ormai, lo straordinario esemplare ha compiuto un ulteriore ed importante salto di notorietà, facendo bella mostra di sè in un testo storicamente assai importante, perché tende per la prima volta a fornire in letteratura una elencazione di tutte le piante monumentali presenti nel territorio della Repubblica. In tale testo, intitolato “Alberi Sacri”, il magnifico ulivo di Monte Scalpello travalica finalmente e definitivamente i confini segnati dall’insularità e dall’incantevole solitudine di Acquanova, guadagnandosi con dignità e meritata autorevolezza un posto di tutto rispetto fra i “grandi” alberi sacri italiani.

Salvatore Agati