Valguarnera. Rosario Laisa si incatena davanti al Comune per le percosse subite dal figlio. Aiutatelo esclama, perché ne ha bisogno

Valguarnera. Gesto eclatante stamane di Rosario Laisa che si incatena ad un palo del Comune per salvare dalla “violenza”, anche ai suoi danni, suo figlio maggiore. Assieme a lui ci sono la moglie ed alcuni familiari. Una storia di degrado che rispecchia anche la marginalità o la “periferia” in cui è situato da anni questo Comune, una volta fiore all’occhiello della Provincia. Laisa chiede aiuto a tutte le autorità affinché venga lasciato in pace da suo figlio Carmelo 22/enne, nei cui confronti si ripeterebbero continui episodi di maltrattamenti e percosse. “L’ultima goccia che ha fatto traboccare il vaso – afferma – ieri sera quando ha cercato di alzare le mani anche contro sua madre.” La storia di Carmelo Laisa e del padre Rosario è nota a gran parte della cittadinanza ed in particolare alle forze dell’ordine che sono dovute intervenire molto spesso per sedare le continue risse consumatesi non solo all’interno della abitazione ma anche in pieno centro. Adesso Rosario Laisa, padre del ragazzo dice di essere arrivato al capolinea è così, stanco delle continue vessazioni del figlio, ha deciso oggi di incatenarsi: “Io e mia moglie – afferma rabbuiato in viso – non abbiamo più la forza di continuare. Abbiamo superato ogni limite di sopportazione e rischiamo pure che, a causa dei continui litigi, gli assistenti sociali ci allontanino dai nostri piccoli due figli di 11 e 12 anni e questo per noi sarebbe un grande dramma”. E’ un continuo calvario quello della famiglia Laisa. “Per vivere lontani da mio figlio – continua Rosario Laisa – abbiamo preferito abbandonare la nostra casa ed andare a vivere a casa di mia suocera, ciononostante non è cambiato nulla perché ce lo troviamo sempre davanti. Io – ribadisce con forza – non voglio il male di mio figlio, voglio il suo bene e lo voglio aiutare, chiedo solo che venga curato adeguatamente dalle strutture sanitarie, mio figlio è tossicodipendente e molto spesso da anche segni di squilibrio”. Una vita sicuramente d’inferno quella di Rosario Laisa che pur di salvare il proprio figlio lo denuncia pubblicamente. “Non so più cosa fare per trovare un po’ di serenità, perché la nostra vita, la mia, quella di mia moglie e dei miei piccoli figli è diventata veramente un inferno.

E’ capitato anche che alcune volte accompagnato dai vigili urbani in ospedale per essere sottoposto a TSO è stato rimandato indietro o perché non c’era posto o perché i sanitari non lo ritenevano necessario”. Anche la madre del ragazzo Maria Sottile chiede aiuto alle istituzioni. “Aiutate mio figlio – invoca – perché ha bisogno di curarsi, siamo una famiglia onesta che necessita solo di aiuto e di comprensione. Noi non l’abbiamo con alcuno, anzi ringraziamo il sindaco, gli assistenti sociali e le forze dell’ordine per l’aiuto che ci danno, l’abbiamo con le leggi dello Stato”. Sulla delicata e spinosa questione si è recentemente pronunciato anche il Tribunale di Enna. Ritenendo Carmelo Laisa incompatibile col regime carcerario, ne ha disposto il trasferimento per un certo periodo di tempo sia presso case famiglie da dove è scappato, sia presso strutture denominate Rems (struttura riabilitativa per malati psichiatrici) ma in Sicilia purtroppo ce ne sono solo due, una a Caltagirone e l’altra a Naso nell’agrigentino, ove per accedervi purtroppo c’è una lunga lista d’attesa. Strutture che, se ampliate, potrebbero aiutare benissimo con un processo riabilitativo handicap del genere.

Rino Caltagirone


La reazione di Concetta Dragà, capogruppo di FI, ai fatti di oggi:
“Alla soglia del 2019 certe condizioni non si possono accettare!!!- afferma l’esponente politico- Non si può ignorare la disperazione di un padre o di un intera famiglia. Nel sociale in questi 4 anni non si è fatto più di quello che concerne l’ordinario… Nulla si è tentato di creare per arginare situazioni particolari… chi ama il proprio paese chi ama il proprio territorio deve attivarsi in tal senso, creando condizioni favorevoli e portando avanti progetti di integrazione sociale. Bisognerebbe avere una sensibilità interiore diversa probabilmente e obbiettivi territoriali diversi per far sì che vi sia sviluppo e crescita culturale e sociale”.