Valguarnera: accusati di falsità ideologica di Pubblico Ufficiale, assolti per non aver commesso il fatto due vigili urbani

Valguarnera. L’accusa era pesante e molto grave. Falsità ideologica di pubblico ufficiale commesso in atto pubblico, reato punito con pena severa, da uno a sei anni di reclusione. In particolare veniva contestato ai due agenti di Polizia Municipale di Valguarnera, De Francisci Giuseppe e Draià Maurizio, di avere, nell’agosto del 2011, falsamente attestato in una relazione a loro firma, circostanze in luogo di altre. Ipotizzava la Procura che non poteva non trattarsi di false dichiarazioni risultando che, al momento del fatto, i due non avrebbero non potuto evitare di accorgersi di quanto secondo l’ipotesi accusatoria sarebbe stato falsamente attestato, sul presupposto che attraversando lungo il posto oggetto di causa con una macchina di servizio, sarebbe stato inevitabile che la verità fosse altra. Ciò determinava l’avvio dell’udienza preliminare, risalente al 2016, conclusasi con una richiesta di rinvio a giudizio da parte del GUP, nonostante da sempre i due gridassero a gran voce la loro estraneità ai fatti . Un incubo, quello attraversato dai due agenti, che hanno dovuto presentarsi dinnanzi al Tribunale di Enna, in composizione penale, per essere sottoposti al relativo procedimento durante il quale sono stati ascoltati numerosi testimoni ed esaminati documenti. A seguito dell’attività istruttoria ed all’esito dell’accorata arringa difensiva pronunciata dall’avv. Lorenzo Caruso, difensore di fiducia dei due, il Giudice titolare del processo, dott. Francesco Paolo Pitarresi, ha pronunciato sentenza ampiamente assolutoria, per non aver commesso il fatto, per entrambi gli Agenti di Polizia Municipale. “La sentenza in questione –dichiara l’avv. Lorenzo Caruso – pronunciata con attento e puntuale vaglio degli atti e delle dichiarazioni rese in aula, nonché con scrupolosa attenzione alle tesi delle parti, ha reso giustizia ai miei assistiti ai quali è stata restituita dignità, non solo personale, ma anche lavorativa, per non avere offeso e men che meno tradito, la divisa che orgogliosamente ed onorevolmente indossano, né essere mai venuti meno ai loro specifici doveri di verità. E la pronuncia assolutoria rende particolarmente orgogliosi per avere, oltretutto, il Tribunale accolto la nostra richiesta di assoluzione, conclusa l’arringa difensiva, e non quella, di senso opposto, formulata dalla Pubblica Accusa, che invece concludeva chiedendo per entrambi i miei assistiti, l’emissione di una sentenza di condanna a due anni di reclusione. Sono, inoltre, state scongiurate gravi conseguenze che sarebbero potute derivare, in caso di condanna, a causa di inevitabile procedimento disciplinare che si sarebbe potuto concludere con chissà quale grave esito, trattandosi di contestazione di reato relativo all’esercizio dell’attività lavorativa. Ne deriva- conclude Caruso- un indescrivibile, quanto comprensibile, senso di rasserenamento e di conferma della totale fiducia sempre avuta nella Giustizia, sia da parte di chi parla che da parte dei due Agenti, miei assistiti, che hanno sempre proclamato a gran voce la loro innocenza, ora pienamente riconosciuta”.

Rino Caltagirone