Calascibetta: medico specialista al San Raffaele di Milano dona mille mascherine ai suoi concittadini

Calascibetta. Gli impegni di lavoro al Nord Italia ma il cuore batte per la sua Calascibetta. Così Lucio Granata, 32 anni, medico chirurgo, specialista in medicina generale, in formazione all’Ospedale Universitario “San Raffaele” di Milano, ha voluto donare mille mascherine chirurgiche ai suoi concittadini. I primi dispositivi, con i quali anche la comunità xibetana dovrà convivere ancora per diversi mesi, sono stati consegnati ieri ai Vigili urbani, Protezione civile, Carabinieri, Operatori ecologici e alla Chiesa xibetana. Cento mascherine ciascuno sono state donate anche al Comune, per i dipendenti, e alla Casa di riposo “Boccone del Povero”. Ad alcune categorie di lavoratori sono stati consegnati anche i guanti. A usufruire dei dispositivi di protezione, in questi giorni, saranno inoltre i dipendenti dell’Ufficio Postale e quello strato di popolazione vulnerabile, ovvero coloro che si trovano ad affrontare le terapie ospedaliere. Non per ultimo, il dono delle mascherine, tramite il supporto della Protezione civile, verrà fatto anche a diverse famiglie che vivono una difficile quotidianità economica. Il medico, oltre ai dispositivi, ha pensato bene di fornire una sorte di manuale, scritto dal Ministero della Salute, con le regole comportamentali da rispettare in futuro, come il distanziamento sociale, perchè Granata dice: “Pian piano il motore del Paese dovrà mettersi in moto ma con il virus dobbiamo conviverci ancora per diversi mesi”. Un gesto solidale quello del medico xibetano, al quale abbiamo chiesto cosa significa, in tempo di pandemia, espletare una professione così delicata. “Queste giornate- ci dice- sono impegnative anche dal punto di vista emotivo. Ci vuole tanta forza d’animo e buona volontà. Il compito di medici e infermieri è anche quello di offrire un sorriso e parole di conforto a quei nonnini, e non solo, che si ritrovano da un giorno all’altro in un letto di ospedale. E’ terribile infatti vedere soprattutto negli occhi dei pazienti quella sofferenza dovuta anche al distacco improvviso dai loro parenti”.

Francesco Librizzi