Sgarbi ritorna su dipinto Paolo III esposto a Troina e chiede a Regione di nominare commissione

Quando la politica si riduce a comunicazione, e questa corre subito sui social che l’amplificano, si assiste a qualcosa che somiglia alle telenovele che non finiscono mai. Appena l’interesse per quella storia va a scemare, si inventa il colpo di scena che lo ravviva. Quest’espediente lo conoscevano bene gli autori dei feuilleton, i romanzi di appendice, che pubblicavano a puntate i giornali dell’Ottocento. E’ una forma di condotta che Pareto non avrebbe esitato a collocare nella seconda classe “persistenza degli aggregati” dei “residui”. Ed è esattamente quello che sta accadendo con “l’affare Paolo III” del dipinto acquistato dal Comune di Troina, che sostiene essere di Tiziano, ed esposto nella Torre Capitania, mentre per il critico d’arte Vittorio Sgarbi, che la pensa diversamente, è una crosta. E’ stata, questa, la polemica che ha suscitato un forte interesse nell’opinione pubblica e nei mezzi di comunicazione di massa che se ne sono occupati all’inizio di luglio. E’ stata una polemica al vetriolo che ha visto contrapposti da un lato Fabio Venezia e il suo consulente Paolo Giansiracusa, storico dell’arte, che sostengono l’autenticità del dipinto, e dal lato opposto Vittorio Sgarbi, che è di parere opposto. Dal punto di vista mediatico, ad aver la meglio è Sgarbi che dispone di una potenza di fuoco, mediatico s’intende, che è di gran lunga superiore a quella di cui dispongono Venezia e Giansiracusa. Sgarbi è un personaggio pubblico che scrive su giornali e settimanali a tiratura nazionale, compare in televisione spesso come ospite nei talkshow e nei programmi di approfondimento, tipo “8 e mezzo” condotto da Lilli Gruber sulla “7”, che piace tanto al pubblico di sinistra. Anche lui usa i social media ed ha molti follower. Raccogliere il guanto di sfida su questo terreno, è un azzardo da cui non se ne esce bene. In casi del genere, la mossa migliore è quella del cavallo per tirarsene fuori e porre fine alla polemica. In modo particolare, quando uno dei due sfidanti ritorna alla carica ravvivando l’interesse che andava scemando dopo la fiammata di luglio. A distanza di due mesi, Sgarbi ritorna su “l’affare Paolo III” chiedendo alla magistratura di aprire un‘inchiesta sul quadro acquistato dal Comune di Troina, che lui ribadisce non essere di Tiziano, ma un falso, e alla Regione Siciliana di nominare una commissione d’inchiesta. Sfida inoltre “i responsabili a chiedere una perizia agli esperti riconosciuti di Tiziano”. Infine annuncia che chiederà l’accesso agli atti. Intanto, come ci fa sapere Venezia, i responsabili, che sono lui e Giansiracusa, stanno “raccogliendo documenti importanti e il parere di autorevoli studiosi”. Pensare che questo basti ad interrompere la telenovela, non è realistico. Accettare che un ente terzo al di sopra delle parti in causa nomini un gruppo di esperti di riconosciute competenza ed imparzialità ai quali affidare il compito di chiarire una volta per tutte se si tratta di un falso o se autentico, questo si che sarebbe la mossa del cavallo. Gli esperti di parte sono come quelle orchestrine che suonano nelle feste nuziali: suonano la musica che gli ordina il committente.

Silvano Privitera