Ragazzine vestite da modelle… la movida leonfortese

Il sabato sera a Leonforte è ripartito. Sulla promenade della movida paesana, barwoman dallo sguardo truce, versano litri e litri di alcol nei bicchieri, in plastica, di ragazzine con i tacchi a spillo e lo sguardo da star. I loro coetanei ancora non sanno se mostrare il bicipite tatuato, come i ventenni, o azzardare outfit glam rock, anni ’70. A pochi metri i loro padri esibiscono un lusso che non hanno e ignorano l’unghia rifatta della moglie, attenta agli amanti del tavolo accanto, che si baciano di sguardi. A Leonforte, come altrove l’età media della prima birra è 14 anni. A «bere un po’», si sentono grandi, ma nell’adolescenza, quel «po’» intralcia lo sviluppo del cervello e porta a dipendenza, ma non importa perchè vendere alcol ai minorenni è un business. La legge prevede uno specifico divieto di vendita di alcolici ai minori di sedici anni che, se trasgredito, fa incorrere in un vero e proprio crimine, ma che importa. Dopo il lockdown c’è bisogno di divertimento e distrazione. Abbiamo bisogno di una realtà irreale e inautentica in cui “ognuno è gli altri e nessuno è se stesso”. Nella società del consenso di massa ognuno pensa come si pensa, vive come si vive, desidera come si desidera e, non in ultimo, dissente come si dissente. Viviamo nell’illusione della libertà, costretti a recitare un ruolo che sentiamo unico e irripetibile mentre si sviluppa in modo seriale dietro l’apparente diversificazione. L’autorità sorveglia e ride perchè l’importante è avere la mascherina che all’uopo copra il puzzo d’alcol e i genitori esibiscono le pagelle dei loro enfant prodige perchè l’importante è mostrare trofei.

Gabriella Grasso


immagine repertorio



riceviamo, pubblichiamo:
OFFESE E STEREOTIPI NEL GIORNALISMO LEONFORTESE 2021
Avere spirito critico sulla realtà che ci circonda è cosa alquanto affascinante se non auspicabile in ogni persona. È forse una priorità alla quale cercano di assolvere le istituzioni che si occupano di formare, prima che abili menti, sagge persone. Tuttavia esistono altre priorità, non meno degne, che i saggi imparano perlopiù crescendo. Tra queste si annovera sicuramente la conoscenza dell’esistenza di una soglia invalicabile, se si vuole vivere in una società sana, che differenzia il farsi una propria idea dall’esprimerla offendendo i soggetti di quella che resta comunque un’idea, nata dalla fotografia di un momento che non considera infinità di variabili. L’offesa risulta ancor più grave se lo si fa servendosi di nobili mezzi, non considerando la bomba sociale che poche righe miste a qualche termine aulico o in lingua straniera possano scatenare. Non si vuole peccare di ingenuità, figli di un’epoca in cui “fake-news” e titoli “clickbait” sembrano essere la normalità, i giovani leonfortesi non possono tollerare titoli accattivanti intrisi di pregiudizi volti ad offendere una o più “categorie” di cui sono protagonisti. È triste doverlo sottolineare, ma una critica rivolta all’agire fuori legge dei commercianti, al più o meno fallimentare operato delle forze dell’ordine non può spostare il focus dell’attenzione sul modo in cui gli altri scelgono di trascorrere il proprio tempo libero, soprattutto se il rischio è quello di alimentare pericolose ideologie maschiliste e retrograde. Fiduciosi che le nuove generazioni anziché preoccuparsi che l’abbigliamento altrui si avvicini più o meno a quello di una modella, del modo in cui ogni genitore sia tale, o che un bicipite palestrato dica qualcosa su alcuno, scelgano di incontrare più persone che si interessino ai dibattiti e alle idee che vengono veicolate anche dietro a un cocktail il sabato sera.
rispondiamo:
Sarcasmo e ironia nel giornalismo leonfortese 2021
L’editoriale che lei ha recensito essendo tale ha la pretesa di dire quanto pensa la scrivente. Il pensiero di chi scrive è discutibile ma sarebbe opportuno capire quello che si legge prima di recensirlo. L’abbigliamento non è, nell’articolo, oggetto di critica ma di narrazione. Il fenomeno di cui l’articolo tratta è invece argomento di grave preoccupazione, ma chi ne scrive può solo limitarsi a questo. Avendo lei padronanza delle lingue e dei fenomeni social, chiosiamo con un motto latino anch’esso interpretabile a proprio piacimento: est modus in rebus.

Vedi pure, link:

L’occhio della gente… a Leonforte