Il green pass non nuoce alla libertà

Il dibattito sul green pass è apertissimo. Qualcuno vede portare con sé questo documento che attesta l’avvenuta vaccinazione o l’aver eseguito il tampone come un vile attacco alla libertà (e prima del green pass vi era la mascherina ad andare sul banco degli imputati). Qualcuno ora chiama come propri idoli alcuni professori universitari (di discipline non mediche) che si stanno ribellando alla “barbarie” di questo obbligo. Premesso che la decadenza dell’università italiana in questo contesto si sta vedendo tutta perché fino a qualche anno fa un professore universitario che si fosse immischiato con saccenza su campi di altri colleghi sarebbe stato cacciato (educatamente) a pedate dall’Ateneo, perché non proviamo ad applicare la logica dei No green pass ad altri aspetti della nostra vita? Proviamo! Ad esempio: non pensate che i vestiti siano un complotto plutocratico imposto dal turbocapitalismo delle griffe? Per la libertà che ci contraddistingue dovremmo poter andare nudi in piazza… d’altronde lo dicono anche Adamo ed Eva! Ma continuiamo: che senso ha rifare il letto ogni mattina se poi la sera va disfatto? Non è forse un’imposizione derivante da un complotto plutocratico imposto dal turbocapitalismo dal nome in codice m.a.m.m.a.? Perché non possiamo prendere a calci nel sedere chi ci sta antipatico? Non è forse un’imposizione derivante da un complotto plutocratico imposto dal turbocapitalismo dei cretini che sanno come sarebbero presi a calci nel sedere?
Quindi, cari no green pass, la libertà di esprimere la vostra opinione è sacrosanta. La libertà, da parte nostra, di pensare che la vostra opinione è totalmente sbagliata per una serie di conseguenze logiche e che, quindi, nasce in noi, come diretta conseguenza, un sospetto sulla conduzione del vostro lavoro che andrebbe esaminato attentamente se viene fatto “a regola d’arte” o alla bene e meglio, è sacrosanta.
Alain Calò