Troina. Dura lettera al vescovo della diocesi di Nicosia

Non è piaciuta a molti troinesi la decisione del vescovo della Diocesi di Nicosia, Salvatore Muratore, di trasferire don Filadelfio Scandurra dalla parrocchia San Matteo di Troina alla Parrocchia S. Maria Maggiore e San Michele Arcangelo in Nicosia. Non è piaciuta neppure la decisione del vescovo di mantenere don Basilio Agnello nella carica di amministratore parrocchiale della parrocchia Maria SS Assunta di Troina fino al 6 gennaio 2022, in attesa di “un suo discernimento in vista dell’incardinazione in Diocesi o di un suo rientro nella famiglia salesiana”. Loro vogliono che restino a Troina. Per manifestare il loro disappunto per queste decisioni, hanno inviato al vescovo Muratore e all’amministrazione comune di Troina la lettera, sottoscritta da moltissimi cittadini. E lo manifestano con queste parole, che leggiamo nella lettera: “Ci avvilisce un’ipotesi di gestione delle Parrocchie di Troina conformata a una logica “amministrativa”, di stampo pressoché aziendale, basata sui numeri”. L’hanno presa proprio male questa decisione del vescovio Muratore che la sentono come se avesse “mortificata l’identità spirituale dell’intera Comunità di Troina che verrà inesorabilmente impoverita per calcoli meramente numerici, e forse anche di simpatia personale”. Per Agnello e Scandurra hanno parole di elogio perché, leggiamo nella lettera, “hanno vitalizzato con il loro entusiasmo le nostre parrocchie. Il loro trasferimento metterebbe in dubbio l’avvenire futuro dell’intera Comunità di Troina, anche per gli adolescenti e i giovani. In questi anni sono stati sacerdoti e pastori instancabili nelle nostre comunità. Si spegnerebbe la rivitalizzazione dei quartieri che insistono nelle parrocchie”. Lamentano inoltre di non essere stati coinvolti nella decisione del vescovo. Ritengono che avrebbero dovuto essere coinvolti in quanto – scrivono nella lettera – “Le comunità parrocchiali, per il principio di sinodalità, cardine nel rapporto Pastore/Popolo di Dio della Chiesa, avrebbe dovuto richiedere un coinvolgimento e degli stessi nelle scelte”. Non riescono farsene una ragione di queste decisioni del vescovo, se si chiedono “se questa prassi scaturisce davvero da ragioni pastorali e spirituali? O pianifica un organigramma continuamente in movimento, dove i pastori e le comunità con loro appaiono trascurabili pedine?”. Sono parole pesanti, che danno la misura della loro reazione alle decisioni del vescovo Muratore al quale dicono “di non essere contrari al rinnovamento, ma rinnovare però non è distruggere quanto nel tempo è stato ricostruito e che necessita di essere ancora ulteriormente consolidato”. Il loro timore è che quello che Scandurra e Agnello hanno costruito in quelle parrocchie di Troina di cui erano responsabili possa svanire nel giro di poco tempo. Nutrono, però, la speranza che il vescovo ritorni sui suoi passi, se gli scrivono per pregarlo “di ascoltare il nostro grido, la nostra sofferenza, in un momento in cui il ramo di mandorlo della nostra comunità tutta (è descritto nella metà del suo scudo con il motto “Hilarem datorem digilit Deus” – Dio ama chi dona con gioia-) è germogliato e sta schiudendo i propri fiori”. Fanno capire che si tratta di una sofferenza iniziata una decina d’anni fa con “l’allontanamento di un suo pastore nel 2012”. Nel chiedere al vescovo di revocare questa sua decisione chiamano in soccorso le radici e la storia millenaria di Troina, che non deve essere cancellata perché, sostengono, “la chiesa di Sicilia ha tradizioni profonde con la storia cristiana di Troina e Troina con la storia religiosa Siciliana”.
Silvano Privitera

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